Lo Araish, noto anche come Arayash, è una tecnica di intonacatura originaria del Rajasthan, in India, utilizzata fin dal XVIII secolo per creare superfici murali dall’aspetto ceramico e leggermente lucido. Tipica delle Havelis del Shekhawati e della città rosa di Jaipur, questa finitura si ottiene attraverso una serie di strati a base di calce spenta, polvere di marmo e ingredienti organici che, una volta levigati, conferiscono alle pareti un’elegante effetto “pelle di pietra”. Dopo decenni di abbandono, l’Araish sta vivendo una nuova stagione di interesse grazie al lavoro di restauratori e scuole artigiane, che ne riscoprono l’autenticità e la sostenibilità.
Origine e Storia dell’Araish
La tecnica dell’Araish si sviluppò nella seconda metà del XVIII secolo, quando i Maharaja di Jaipur importarono maestri decoratori dal Gujarat e dal Malwa per abbellire i loro palazzi e Havelis con finiture raffinate. Questi artigiani perfezionarono un intonaco a base di calce spenta, lasciata stagionare in giare di terracotta per oltre due anni, e un mix di polveri locali:
- Kada (strato di base): calce spenta e frammenti di laterizio, steso a mano per regolarizzare la parete.
- Jhinki (strati intermedi): cinque mani successive di miscela di calce setacciata, polvere di marmo e ingredienti organici come latticello, yogurt e jaggery (zucchero di canna), per migliorare coesione e plasticità.
- Araish (strato finale): calce finissima filtrata, acida di yogurt e gel di fieno greco, applicata con pennello e lisciata fino a creare una superficie liscia e compatta.
L’Araish veniva utilizzato per decorare sale di ricevimento, cortili interni e facciate minori, spesso abbinato a motivi floreali o a fasce colorate realizzate con pigmenti naturali. I primi manuali di decorazione di Jaipur riportano dettagli sulle proporzioni degli ingredienti e sui tempi di asciugatura tra una mano e l’altra, sottolineando l’importanza di un’asciugatura lenta e all’ombra per evitare crepe. Con l’arrivo del XX secolo, l’uso dell’Araish declinò a favore di stucchi sintetici, ma nelle ultime decadi vari progetti di restauro—accompagnati da workshop come quelli promossi dalla Thannal Natural Building School—hanno riportato in luce l’esecellenza di questa arte muraria
La Tecnica dell’Araish
Metodi e Materiali Originali
La magia dell’Araish prende forma in una sequenza meticolosa di strati, ciascuno studiato per fondere traspirabilità e compattezza. La pietra calcarea del Rajasthan, cotta e poi spenta in giare di terracotta per oltre due anni, fornisce una calce finissima che, unita a polveri di marmo e ad estratti organici, dà vita a un intonaco dalla resistenza sorprendente e dall’aspetto ceramico.
Preparazione della Calce Indiana
La calce proveniente da cave locali (tipicamente intorno a Jaipur) viene cotta in fornaci a legna, spenta lentamente in giare di terracotta e lasciata stagionare per almeno 24 mesi. Questa lunga stagionatura riduce il contenuto di impurità e garantisce una reattività uniforme, base indispensabile per l’Araish.
Stesura del Kada
Si realizza un primo “rasante” con calce grossolana e frammenti di laterizio: lo strato di fondo (spessore 3–5 mm) serve a uniformare il supporto e ad assorbire eventuali irregolarità. A asciugatura avvenuta, il fondo fornisce un ancoraggio stabile per gli strati successivi.
Applicazione delle Jhinki
Seguono cinque mani di miscela fine, ciascuna composta da calce spenta setacciata, polvere di marmo bianco, latticello o yogurt e una piccola percentuale di jaggery (zucchero di canna) per migliorare elasticità e adesione. Ogni passata (1–2 mm) va applicata dopo che la precedente ha perso la sua brillantezza superficiale, garantendo la corretta coesione tra gli strati.
Finitura dell’Araish
L’ultimo velo è costituito da calce finissima, gel di semi di fieno greco e un goccio di latte fermentato: si stende con pennello largo, poi si leviga con pietre di agata o con un frattazzo in legno. La superficie, levigata a mano, assume un aspetto uniforme e leggermente lucido, tipico dell’Araish.
Asciugatura e Stagionatura Finale
L’Araish richiede un’asciugatura lenta, lontano da raggi solari diretti e correnti d’aria fredda. Nei primi 7–10 giorni, mantenere una lieve umidità ambientale evita crepe e garantisce la completa carbonatazione della calce. Questa sequenza, se seguita con rigore artigianale, produce pareti resistenti all’umidità, con finiture dall’effetto “ceramico” e con un comfort climatico interno tipico degli intonaci a base di calce.
Le Caratteristiche dell’Araish
Vantaggi e Svantaggi
L’Araish offre innanzitutto un’eleganza senza pari: le pareti, levigate fino a uno splendore ceramico, riflettono la luce in modo caldo e avvolgente, rendendo ogni stanza un ambiente prezioso e accogliente. La sua composizione di calce spenta stagionata, polveri di marmo e ingredienti organici garantisce una traspirabilità naturale, capace di assorbire l’umidità in eccesso e di rilasciarla gradualmente, proprio come avviene nel Tadelakt o nello Shikkui. Questo comportamento protegge dai problemi di condensa e muffa e contribuisce a un microclima interno più sano, privo di VOC e di additivi chimici.
Sul fronte della durabilità, le superfici Araish possono mantenere inalterata la loro bellezza per decenni: la patina che si sviluppa nel tempo non è un difetto, ma un prezioso segno di autenticità. Tuttavia, la stessa antichità di questa tecnica rappresenta anche il suo limite principale. Fuori dal Rajasthan è estremamente difficile reperire la calce locale – stagionata in giare di terracotta per oltre due anni – e trovare artigiani occidentali che padroneggino ogni fase di lavorazione secondo il metodo tradizionale è una vera impresa. Di conseguenza, un intervento in Araish richiede un investimento di tempo e risorse ben superiore a una semplice pittura moderna: tra l’importazione dei materiali originali, i lunghi tempi di stagionatura e la manodopera altamente specializzata l’Araish resta un finitura decorativa per pochi determinati che amano profondamente il mondo dell’India e la sua antica storia.
Perchè Scegliere l’Araish Oggi?
In Italia e in generale in Europa l’Araish non è un’opzione di massa, ma un’esperienza riservata a veri appassionati delle arti decorative indiane. Solo chi ha deciso di impegnarsi concretamente nella ricerca di calce spenta stagionata nel Rajasthan, di marmo macinato a Jaipur e di artigiani formatisi sul campo può affrontare la complessità di questa tecnica.
Per queste persone realizzare l’Araish diventa un atto di devozione verso una tradizione millenaria: non si tratta solo di applicare un intonaco, ma di ricreare un rituale di preparazione, di riprodurre i tempi lenti di stagionatura e di rispettare gesti tramandati di maestro in allievo. Chi sceglie oggi l’Araish in Europa sa di investire non solo in un rivestimento murale, ma in un legame diretto con il cuore del’India.
È una scelta che richiede tempo, risorse e una predisposizione al dettaglio fuori dal comune, ma che ripaga con un risultato che nessuna finitura industriale potrà mai eguagliare: pareti che respirano, che maturano insieme alla famiglia, capaci di portare nelle nostre case un frammento di quell’arte indiana così autentica e rara.
Sorgenti e Approfondimenti: houseoflime.in – thannal.com – jailimeandchemical.com – elledecor.com – indiarchitecture.com – dialnet.unirioja.es (pdf)