• Pigmenti delle Regioni Italiane

Le 10 Regioni d’Italia più Colorate

Viaggio tra le Terre Colorate delle Regioni più Affascinanti d’Italia

Verde brentonico, estratto dalle rocce dolomitiche di Brentonico in Trentino-Alto Adige; rosso veneto, ricavato dalle argille delle pianure intorno a Verona; terra di Siena, sublimata dalle colline toscane; nero Roma, frutto della combustione dei calcari laziali; rosso Pozzuoli, vivo come il sole campano che bacia i tufi del Golfo. Questi pigmenti – cari già agli antichi Romani – venivano imbarcati verso ogni angolo del Mediterraneo per tingere templi, ville patrizie e basiliche imperiali.

Oggi, sulle facciate delle città italiane, ritroviamo le stesse polveri che un tempo attraversarono rotte commerciali millenarie: dai toni verde-muschio delle architetture trentine alle sfumature calde delle case veronesi, dal giallo ocra e marrone scuro delle torri senesi al grigio profondo delle vie romane, fino al rosso infuocato dei vicoli flegrei. In questo viaggio esploreremo come queste terre – figlie della geologia e plasmate dal lavoro artigiano – abbiano modellato l’identità urbana italiana, trasformando muri e piazze in una tavolozza viva di storia, natura e cultura. 

Molte di queste terre naturali non vengono più estratte da decenni, soppiantate dai coloranti chimici di sintesi. La traccia dei pigmenti antichi è spesso frammentaria, dispersa in pochi appunti di geologi ottocenteschi o nelle descrizioni di autori greci e romani. Solo ricerche mirate in archivi, cave abbandonate e profili stratigrafici consentono oggi di riscoprire quei colori autentici, testimoni di una tradizione che rischiava di andare perduta.

LOMBARDIA

Milano, Brescia, Bergamo, Monza, Como, Varese, Pavia..

La Lombardia deve il suo volto cromatico soprattutto a materiali divenuti famosi e ancora oggi commercializzati. Il marmo di Candoglia, estratto fin dal 1387 per le lavorazioni del Duomo di Milano, è ricercato per la sua grana finissima e le venature leggere, ed è disponibile in blocchi certificati dalle cave ossolane. Altrettanto pregiato è il Botticino, un calcare lucido estratto vicino a Brescia, apprezzato per gli interni di palazzi e chiese grazie al suo tono avorio e alle venature dorate. I laterizi rossi della Brianza, prodotti in fornaci artigianali con argille locali, mantengono un mercato attivo: studi recenti confermano che oltre il 60 % delle imprese edili lombarde utilizza ancora mattoni cotto certificato con tenori di ossidi di ferro superiori al 5 % per garantire resistenza climatica e uniformità cromatica.

Nella provincia di Bergamo, le terre gialle di Grumello sono state analizzate da geologi dell’Università di Cà Foscari, che ne hanno riconosciuto la stabilità ossidativa in ambienti umidi; sono oggi reperibili in sacchi da 25 kg per intonaci tradizionali. A Como, il serizzo grigio di Valle Intelvi, un granito micaceo, è utilizzato per pavimentazioni esterne, mentre i laboratori di Varese distribuiscono paste coloranti a base di ossidi naturali, ricavati da sabbie glaciali, con certificazione UNI EN. Anche Pavia fa parte del circuito commerciale grazie alla pietra di Candoglia seconda scelta, impiegata in rivestimenti moderni per un’effetto “antico”. Questa rete di materiali, supportata da ricerche storiche e test di laboratorio, assicura che le tonalità lombarde restino vive e coerenti, dal centro urbano fino alle province.

PUGLIA

Bari, Taranto, Foggia, Lecce, Brindisi, Barletta, Andria..

La Puglia vanta una tavolozza naturale incentrata soprattutto sulla Pietra Leccese, una calcarenite finissima estratta dalle cave intorno a Lecce e apprezzata per la sua superficie morbida e i toni dorati. Analisi condotte dal Dipartimento di Architettura dell’Università del Salento ne hanno certificato una percentuale di CaCO₃ superiore al 92 % e una bassa porosità, caratteristiche che ne garantiscono durabilità e facilità di lavorazione. Oggi la Pietra Leccese è disponibile in lastre e in polvere (in sacchi da 20 kg) per intonaci tradizionali e rivestimenti di pregio.

Accanto a essa, l’Ocra Salentina, estratta da depositi argillosi in agro di Otranto e Galatina, è un pigmento giallo-arancio con tenore di ossidi di ferro intorno al 5 %, venduto in pellet e polvere fine per pitture naturali. La Terra di Grottaglie, usata un tempo per la ceramica, è ora reperibile come pigmento rosso-bruno certificato ISO 9001, ideale per velature e decorazioni interne. Infine, nei comuni di Cerignola e Foggia, alcune fornaci artigianali producono laterizi rossi con argille locali, entrati a far parte di collezioni di mattoni a vista commercializzati secondo standard EN 771‑1. Questi materiali, uniti alle tecniche tradizionali di miscelazione con calce idraulica, continuano a definire il volto luminoso e caldo della regione.

LIGURIA

Genova, Savona, Imperia, La Spezia, Chiavari, Albenga, Rapallo..

La Liguria è nota per il caratteristico Rosa di Portofino, un’argilla dolomitica estratta nei bacini del Promontorio, apprezzata per la sua grana fine e le delicate venature rosate; è oggi commercializzata in sacchi da 25 kg per intonaci naturali e finiture decorative. Accanto a questo pigmento, la Terra delle Cinque Terre, un’ocra gialla-carica proveniente da depositi marini tra Monterosso e Vernazza, è disponibile come polvere ultra­fine con tenore di ossidi di ferro superiore al 6 %, ideale per velature all’antica. Nei cantieri più attenti si utilizza anche la Pietra di Finale, una arenaria calcarea estratta nelle cave di Finale Ligure e lavorata in blocchi per soglie, cornici e rivestimenti: studi del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Genova ne hanno certificato una resistenza alla compressione superiore a 35 MPa e una bassa permeabilità, rendendola adatta sia in esterni che in interni.

I laterizi rossi liguri, prodotti con argille del bacino savonese, mantengono un mercato locale vivo: le fornaci artigianali forniscono mattoni pieni certificati. Nei restauri di Rapallo e Chiavari emergono inoltre tracce di terre brune dell’entroterra, impiegate in miscele a base di calce idraulica per ottenere patine resistenti all’umidità marina. La Spezia e Imperia, infine, offrono laboratori specializzati nella formulazione di paste pigmentarie a base di ossidi naturali, utilizzate per pitture tradizionali e per il ritocco su intonaci storici. Questa rete di materiali certificati e largamente disponibili assicura che l’identità cromatica ligure – segnata da mare, scogliere e suggestioni mediterranee – resti viva e coerente nei secoli.

CALABRIA

Reggio, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia, Cittanova, Rossano..

La Calabria basa la sua identità cromatica su materiali naturali tuttora in commercio. Il basalto dell’Aspromonte, estratto nei bacini montani attorno a Gambarie, è apprezzato per la sua grana compatta e il colore grigio scuro; viene fornito in cubetti e lastre per pavimentazioni esterne, con resistenza alla compressione certificata superiore a 120 MPa. Accanto a questo, la terra rossa di Corigliano, un argilloso ricco di ossidi di ferro (circa 6 % in peso) estratto lungo la costa jonica, è ora venduta come pigmento in sacchi da 25 kg, ideale per calce “a bucciata” e stucchi decorativi.

Nelle cave di Mandatoriccio si estrae un calcare bianco-giallastro finemente stratificato, impiegato in lastre per rivestimenti e soglie, con tenore di CaCO₃ superiore al 94 % e bassa porosità. Le fornaci artigianali di Nicastro continuano a produrre laterizi rossi calabresi, realizzati con argille locali e cotti a oltre 900 °C, uniformi nel colore e adatti a murature a vista. In provincia di Cosenza, studi dell’Università Mediterranea hanno individuato depositi di pietra arenaria di Rogliano, usata in polvere per intonaci tradizionali che necessitano di alta traspirabilità; è disponibile in premiscelati con calce idraulica. Questa selezione di rocce e terre testimonia la varietà geologica calabrese e alimenta tuttora un mercato di materiali autentici, indispensabili per recuperi storici e nuove costruzioni rispettose del patrimonio regionale.

EMILIA-ROMAGNA

Bologna, Parma, Modena, Reggio Emilia, Ravenna, Rimini, Ferrara..

L’Emilia-Romagna vanta un patrimonio cromatico fondato sui laterizi rossi della pianura padana, prodotti con argille locali ricche di ossidi di ferro (oltre il 6 %) e cotti in fornaci artigianali a oltre 900 °C: questi mattoni. sono usati ancora oggi in murature a vista e portici storici. Nei dintorni di Sassuolo, l’argilla bianca – adatta a smalti e finiture ceramiche – viene estratta con tenore di CaO superiore al 48 % e impiegata sia nell’industria ceramica che come pigmento in sacchi da 25 kg per pitture naturali. A Brisighella, le cave di gesso romagnolo forniscono un materiale quasi puro (95–98 % di CaSO₄·2H₂O), disponibile in lastre e in polvere per stucchi e intonaci tradizionali, apprezzato per la sua finezza di grana e per la luminosità che conferisce alle pareti.

Zone come Parma e Ferrara hanno storicamente utilizzato la marmoraia del Secchia, un calcare compatto e leggermente venato, per soglie e rivestimenti, reperibile in blocchi certificati con resistenza alla compressione superiore a 40 MPa. A Ravenna e Rimini, infine, si impiegano paste a base di ossidi naturali ricavati da sabbie fluviali, confezionate da laboratori locali per integrazioni cromatiche e restauri di mosaici e affreschi. Questi materiali, frutto di studi operati dai dipartimenti di ingegneria e chimica delle università regionali, mantengono viva la tradizione dei pigmenti naturali in Emilia-Romagna.

TOSCANA

Firenze, Prato, Livorno, Pisa, Lucca, Siena, Arezzo..

La Toscana è celebre soprattutto per la Terra di Siena naturale e la sua variante bruciata, due pigmenti estratti dalle colline del Chianti che hanno definito per secoli gli intonaci delle facciate, dalle botteghe rinascimentali di Firenze ai villaggi rurali senesi. Analisi recenti dell’Università di Siena ne hanno confermato l’eccellente stabilità cromatica e l’alta concentrazione di ossidi di ferro (4–6 %), rendendoli oggi facili da reperire in polvere fine per pitture e restauro.

Accanto a queste terre, la pietra serena fiorentina – un arenaria grigia estratta attorno a Prato e Pistoia – è impiegata in lastre per soglie, davanzali e logge, apprezzata per la sua grana compatta e la capacità di invecchiare con grazia. Nelle coste di Livorno e nei borghi lucchesi, si trovano inoltre miscele a base di calcare bianco di Carrara, estratto da canyon carsici e oggi venduto in lastre e in polvere per stucchi pregiati. Infine, ad Arezzo, le cave di arenaria dorata forniscono sabbie color ocra usate per velature all’esterno, particolarmente resistenti alle intemperie. Questi materiali naturali continuano a raccontare la Toscana nel suo rapporto tra arte, geologia e mestiere artigiano.

SICILIA

Palermo, Catania, Messina, Siracusa, Trapani, Ragusa, Caltanissetta..

La Sicilia deve il suo carattere cromatico a materiali naturali celebri e ancora in commercio: l’Ocra di Sicilia, estratta dalle argille giallo-dorate delle Madonie e venduta in polvere fine per decorazioni e intonaci tradizionali; il Nero Lavico dell’Etna, ottenuto da basalto vulcanico macinato, apprezzato per velature scure e finiture rustiche; e il Calcare Bianco di Siracusa, una pietra sedimentaria usata in lastre e in polvere per stucchi di pregio.

Accanto a questi, il Rosso di Erice, un ossido ferroso ricavato dalle miniere montane, conferisce tonalità calde a pareti interne ed esterne, mentre la Calcarenite di Billiemi, pietra locale dalla grana porosa, illumina facciate e capitelli storici. Questi materiali, utilizzati fin dai Greci e dai Romani, hanno plasmato gli edifici barocchi di Noto e Ragusa e continuano a essere scelti da restauratori e designers per la loro resa naturale, la disponibilità sul mercato regionale e il legame profondo con la geologia siciliana.

CAMPANIA

Napoli, Salerno, Caserta, Benevento, Avellino, Torre del Greco, Pozzuoli..

La Campania prende vita dal suo tufo giallo napoletano, pietra vulcanica dal caldo tono dorato estratta nei Campi Flegrei e a Posillipo, e dal piperno grigio, un tuffo basaltico compatto impiegato per basamenti e pavimenti monumentali. Al tufo si affianca il celebre giallo Napoli, pigmento finissimo isolato dalle ceneri vulcaniche, e il rosso Pozzuoli, ossido ferroso vivo come il sole campano, entrambi usati in miscele di calce per ottenere sfumature intense su facciate e decori. Questi materiali, reperibili in blocchi, lastre e polveri per intonaci, vengono distribuiti da cave locali e fornitori specializzati, garantendo resa cromatica e resistenza all’umidità.

Nelle aree interne, come Avellino e Benevento, le argille rosse irpine (circa 5 % di ossidi di ferro) forniscono pigmenti naturali in sacchi da 20 kg per pitture e stucchi tradizionali. A Caserta e Salerno, la pietra calcarea di Pietravairano offre un bianco morbido per cornici e stucchi, mentre le fornaci artigianali di Pozzuoli mantengono viva la produzione di laterizi in tufo e miscele tufo‑piperno per restauri di pregio. Così, tra gialli, rossi e grigi ereditati dal vulcano e dal mare, la Campania continua a raccontare la propria storia di materia e colore.

LAZIO

Roma, Latina, Frosinone, Viterbo, Rieti, Civitavecchia, Tivoli..

Il Lazio fonda la sua tavolozza sul celebre nero Roma, una polvere scura di basalto e carbone calcitico estratta lungo le rive del Tevere e impiegata fin dall’età imperiale per le velature più profonde, e sul giallo Ostiense, un’argilla sabbiosa affiorante nei depositi di Ostia Antica, usata per donare calde tonalità dorate agli intonaci esterni. A questi si affianca il rosso laterizio dei matttoni di Cencelle e Castiglione, con un contenuto di ossidi di ferro superiore al 4 %, ampiamente utilizzato nei portici rinascimentali di Roma e dei Castelli Romani. Il travertino di Tivoli, pietra di riferimento per monumenti e facciate, proviene dalle cave di Guidonia e viene oggi offerto in lastre e blocchi certificati, apprezzati per le venature che variano dal bianco al crema.

Nelle zone collinari di Viterbo e Rieti, le marne sabbiose di Cittareale, miscelate a calce idraulica, assicurano intonaci traspiranti e resistenti,. A Latina e Civitavecchia, le pastenature di pozzolana dei Campi Romani trovano impiego nei restauri di ambienti umidi e nei decori più fini. Questa selezione di materiali — frutto di millenni di sperimentazioni e di un legame profondo tra geologia e architettura — continua a modellare l’identità cromatica del Lazio.

VENETO

Venezia, Verona, Padova, Vicenza, Treviso, Rovigo, Belluno..

Il Veneto si distingue per il celebre verde Brentonico, una terra mineralizzata estratta nelle cave di Brentonico fin dal Medioevo, e per il rosso Veneto, un pigmento ferroso ricavato dalle argille delle pianure veronesi e gondole veneziane. Il verde Brentonico, oggi commercializzato in sacchi da 20 kg come polvere fine per intonaci e pitture naturali, offre tonalità muschio e smeraldo, valorizzate da ricerche del Dipartimento di Scienze Ambientali di Verona che ne hanno certificato la stabilità ai raggi UV. Il rosso Veneto, disponibile in pellet e polvere a tenore di ossidi di ferro superiore al 5 %, è apprezzato per la sua resa calda e profonda, impiegato fin dal Rinascimento per velature su facciate e stucchi decorativi.

Oltre a questi, il giallo di Soave, un’ocra locale, è reperibile in miscele pronte all’uso per proteggere le murature umide della pianura padana; il bianco di Valpolicella, un calcare purissimo, entra in formulazioni di stucchi pregiati grazie alla sua grana fine. A Padova e Vicenza, laboratori artigiani propongono paste pigmentarie miscelate con grassello di calce, studiate per garantire traspirabilità e durabilità negli ambienti umidi. In provincia di Belluno, infine, la pietra delle Dolomiti fornisce polveri minerali utilizzate in rivestimenti rustici, mentre a Rovigo e Treviso si riscoprono terre ferrose di cava per restauri in bottega. Con questi materiali, il Veneto mantiene viva una tradizione cromatica che unisce arte, geologia e sapienza artigiana.