• Terre Naturali della Tradizione

10 Terre Naturali della Tradizione Antica

Pigmenti con un Nome, una Storia, un’Identità

Nel vasto universo dei pigmenti naturali, pochi materiali hanno attraversato i secoli con la stessa forza delle terre coloranti. Scavate, macinate e setacciate dall’uomo fin dalla preistoria, queste polveri terrose non sono semplici colori, ma testimonianze geologiche e culturali di civiltà intere. Dietro ogni manciata di terra colorata si cela un luogo, un nome, una tecnica millenaria.

Con il tempo, alcune terre si sono distinte non solo per la loro tonalità o per la stabilità sulla parete, ma perché hanno assunto un’identità precisa: sono diventate “terre di tradizione”, legate a un’origine geografica ben definita e a un impiego continuo nei secoli. La terra di Siena, il rosso di Pozzuoli, la terra verde di Verona: nomi che ancora oggi popolano le botteghe degli artigiani, i laboratori di restauro e le tavolozze dei pittori che lavorano secondo metodo antico.

In questo articolo abbiamo selezionato 10 terre naturali storiche, scelte non solo per la loro bellezza o diffusione, ma perché portano con sé una storia documentata, un’origine geografica riconoscibile e un utilizzo coerente nei secoli, dalla pittura parietale romana agli affreschi del Rinascimento, dalle miniature medievali alle decorazioni architettoniche.

10°- Terra Ombra di Cipro

COLORE: Bruno Caldo

ORIGINE: Isola di Cipro (Limassol, Troodos)

DATA DELLA SCOPERTA: Epoca Ellenistica (III a.C.)

COMPOSIZIONE: Argilla, Manganese, Ossidi di Ferro

La Terra Ombra di Cipro nasce dalle rocce sedimentarie dell’isola, dove il lento deposito di minerali ferrosi in ambiente marino ha creato un argillite compatta e ricca di sfumature calde. Già i pittori ellenistici la apprezzavano per la sua resa coprente sugli intonachi bianchi, fissata poi dai muratori bizantini nei cicli iconografici delle chiese: il pigmento resisteva al clima umido e al contatto con la calce viva, mantenendo intatta la sua tonalità bruna. Nel Medioevo, la rotte commerciali veneziane trasformarono questo materiale orientale in un elemento stabile della paletta occidentale. I mastri affrescatori lo impiegavano nei panneggi dei santi e nei paesaggi rocciosi, confidando nella sua capacità di modellare chiaroscuri profondi senza degradarsi. Sottoposta a calcinazione, la terra ombra assumeva riflessi rossastri che diventavano perfetti per le ombre dei volti e per i dettagli scuri degli sfondi.

9°- Verde Brentonico

COLORE: Verde Oliva

ORIGINE: Brentonico (Trentino, Italia)

DATA DELLA SCOPERTA: XVII Secolo

COMPOSIZIONE: Argilla, Caledonite, Glauconite, Ossidi di Magnesio e Potassio

Il Verde Brentonico nasce dallo sfruttamento di giacimenti di celadonite nella Valle Aviana, dove generazioni di estrattori trasformarono la roccia verde in polvere fine, pronta per l’uso nei cicli murali. La sua diffusione prende slancio nel XVII secolo, grazie alle famiglie che gestivano le miniere, e raggiunge le corti europee come pigmento di pregio, esportato fino in America. Negli affreschi alpini, veniva miscelato alla calce viva per stendere velature verdi nei paesaggi di montagne, nei motivi ornamentali delle cappelle rurali e nelle cornici decorative delle chiese. In forma “verdaccio”, forniva una base per modellare chiaroscuri negli incarnati a olio e a tempera, dando profondità alle carnagioni e stabilità ai toni scuri delle ombre. Pur soppiantato dai verdi sintetici nel dopoguerra, il Verde Brentonico resiste nei progetti di restauro e negli studi di conservazione, dove il rispetto della tradizione muralistica e l’impiego di materia locale ne rinnovano il valore.

8°- Rosso Sinopia

COLORE: Rosso Caldo

ORIGINE: Sinope (Turchia)

DATA DELLA SCOPERTA: Epoca Romana (I sec a.C)

COMPOSIZIONE: Argilla, Ematite, Goethite 

Il Rosso Sinopia deve il suo nome all’antica città greca di Sinope, punto di approvvigionamento delle ocra rosse più pure e compatte dell’antichità. Arrivato nel Mediterraneo meridionale già nel I secolo a.C., divenne pigmento di scelta per i pittori murali romani, grazie alla sua resèa coprente sull’intonaco e alla durabilità superiore ad altre ocra. Con l’affermarsi della tecnica ad affresco, la sinopia veniva spesso usata in due modi: come pigmento vero e proprio per i fondi rossi e i dettagli architettonici, e soprattutto come disegno preparatorio (la “sinopia” appunto), tracciato direttamente sull’arriccio per guidare il passaggio successivo di colore. Questa doppia funzione le conferì un ruolo unico nei grandi cantieri romani e bizantini. Nel Medioevo, la sinopia mantenne la sua importanza nelle botteghe che decoravano chiese e monasteri. Artisti come Cimabue e Giotto conservarono la prassi di spolverare la sinopia dietro i cartoni o di ricalcarla a mano libera, affinando il contatto diretto con la parete

ì

7°- Nero Roma

COLORE: Nero Intenso

ORIGINE: Roma (Lazio)

DATA DELLA SCOPERTA: Epoca Repubblicana (II sec. a.C)

COMPOSIZIONE: Argilla, Cenere Vulcanica, Ossidi di Manganese

Il Nero di Roma nasce dalle polveri dei lapilli vulcanici e delle argille scure della campagna romana, trasformate in pigmento dagli artigiani fin dall’epoca repubblicana. Già nei cicli pittorici delle domus pompeiane veniva utilizzato per le linee di contorno e per ombreggiare i rilievi architettonici, garantendo un contrasto stabile con i colori più chiari degli affreschi. Nel periodo imperiale, questo pigmento divenne fondamentale per le “prospettive” murali e per i riquadri a monocromo, nei quali i maestri creavano vere scene in grigio‑nero su fondo bianco. Anche nei primi affreschi cristiani delle catacombe, il Nero di Roma fu scelto per la sua resistenza alla calce e alla muffa, conservandosi intatto nei secoli. Durante il Rinascimento, pittori come Raffaello e Michelangelo sfruttarono il nero per i disegni preparatori su parete e per i chiaroscuri nelle carnagioni, nelle drappeggiature e nei panneggi statuari.

6°- Rosso Veneto

COLORE: Rosso Aranciato

ORIGINE: Verona, Lessinia (Veneto)

DATA DELLA SCOPERTA: Epoca Romana (I sec. a.C)

COMPOSIZIONE: Argilla, Ematite, Goethite, Quarzo

La Terra Rossa di Verona, nota anche come Rosso Veneto, era apprezzata fin dall’antichità per la sua capacità di aderire perfettamente al supporto intonacato e di offrire una resa coprente e duratura. Gli affreschi romani di Villa dei Misteri a Pompei e le pitture parietali delle ville sul Garda testimoniano l’uso di questa ocra rossa locale, scelta per i motivi ornamentali e per i fondi architettonici. Nel Medioevo, il pigmento venne valorizzato nelle chiese romaniche e nei cicli affrescati veronesi, dove i maestri mastri lo impiegavano per scalfire linee decorative e definire trame geometriche con toni caldi e terrosi. Con l’arrivo del Rinascimento, pur affiancato da vermigli e rossi sintetici, il Rosso Veneto rimase un punto di riferimento nei cantieri murali, fino ai restauri ottocenteschi che ne riscoprirono la bellezza patinata. Ancora oggi, nei restauri delle facciate storiche e nelle rievocazioni pittoriche, la Terra Rossa di Verona conferma il suo ruolo di pigmento “di cantiere” e di prestigio, capace di legare paesaggio, materia e tradizione artigiana.

5°- Terra di Vicenza

COLORE: Bianco Crema

ORIGINE: Vicenza e Alto Vicentino (Veneto)

DATA DELLA SCOPERTA: Epoca Romana (I sec a.C)

COMPOSIZIONE: Argilla, Carbonato di Calcio, Silice, Ossido di Ferro

La Terra di Vicenza non è un bianco puro come il bianco San Giovanni, ma un bianco caldo e leggermente “terroso”, ideale per le preparazioni a base di colla o di olio. Nelle botteghe murali rinascimentali veniva spesso mescolata con calce o con olio di lino per ottenere uno stucco colorato capace di riprodurre l’effetto materico del tufo e della pietra calcarea. Nel Teatro Olimpico di Vicenza (1580–1585), ad esempio, le scenografie in legno furono trattate con miscele di Terra di Vicenza per conferire ai “marmi” dipinti una tinta sottile e omogenea, perfettamente in sintonia con l’ambiente architettonico palladiano. Allo stesso modo, molti cicli di affreschi e decorazioni a tempera nelle ville palladiane del Veneto utilizzarono questo pigmento come base coprente sui cartoni preparatori, garantendo una superficie uniforme su cui stendere poi i colori più vivaci. Lla Terra di Vicenza offre una discreta adesione alla calce viva e ottima stabilità alla luce, senza alterarsi nel tempo. Per questo motivo, anche nei restauri moderni delle facciate storiche e dei soffitti lignei, artigiani e restauratori privilegiano l’uso di questa terra come fondo neutro.

4°- Rosso Ercolano

COLORE: Rosso Terroso

ORIGINE: San Giovanni Ilarione (Veneto)

DATA DELLA SCOPERTA: Epoca Romana (I sec. a.C)

COMPOSIZIONE: Argilla, Solfato di Calcio, Ossidi di Ferro

Il Rosso Ercolano è una delle terre rosse naturali più significative per la pittura murale romana. Estratto dai depositi vulcanici del territorio veronese e portato in Campania, questo pigmento adornava gli intonaci delle domus ed era protagonista nei cicli pittorici di Pompei ed Ercolano. A differenza del cinabro, meno stabile e più costoso, il Rosso Ercolano offriva una resa cromatica intensa e una resistenza ottimale all’umidità e alla calce, qualità indispensabili per le decorazioni sottili e durature degli edifici antichi. Nei cantieri di affresco, i maestri mescolavano la polvere con grassello di calce o con emulsioni oleose leggere, modulando la fluidità per ottenere stesure uniformi o velature più trasparenti. In alcuni casi, il pigmento veniva leggermente riscaldato (terra ombra bruciata) per accentuarne le sfumature rossastre, creando effetti di profondità e calore nei ritratti e nei fondi architettonici. Con il passare dei secoli, il Rosso Ercolano ha continuato a vivere nelle tradizioni pittoriche locali: dalle facciate rinascimentali alle pareti delle ville venete, fino ai restauri moderni che ricercano l’autenticità delle tecniche antiche.

3°- Verde Verona

COLORE: Verde Grigiastro 

ORIGINE: Verona (Veneto, Italia)

DATA DELLA SCOPERTA: Epoca Romana (I sec. d.C)

COMPOSIZIONE: Argillite, Minerali di ferro, Silicato di alluminio (glauconite, celadonite)

La Terra Verde di Verona è forse la più celebre tra tutte le terre verdi storiche, per via del suo utilizzo intensivo nella pittura murale e, in particolare, nell’arte sacra medievale e rinascimentale. Non è un verde brillante, ma un verde terroso, opaco e stabile, perfetto per le superfici murali, dove la resistenza al tempo e ai sali era più importante della saturazione cromatica. Le fonti ci parlano del suo utilizzo già in epoca romana, come nelle domus pompeiane, ma è nel Medioevo che questo pigmento assume un ruolo tecnico e simbolico decisivo: veniva utilizzato come base preparatoria per le carnagioni nei dipinti murali, tecnica nota come “verdaccio”. Con il passare del tempo, la Terra Verde di Verona diventa un pigmento simbolo della tradizione muraria italiana, tramandato nelle botteghe, nei trattati di pittura (da Cennino Cennini in poi), e ancora oggi presente nei cantieri di restauro delle decorazioni antiche.

2°- Rosso Pozzuoli

COLORE: Arancio Rossastro 

ORIGINE: Golfo di Pozzuoli (Campania)

DATA DELLA SCOPERTA: Epoca Romana (I sec. a.C)

COMPOSIZIONE: Argille, Tufacei, Ossidi di Ferro

Il Rosso Pozzuoli nasce dai sedimenti ferrosi depositati millenni fa nelle aree vulcaniche dei Campi Flegrei. I Romani lo apprezzavano per la sua rapida essiccazione e la tenacia sull’intonaco, qualità che lo resero protagonista nei cicli pittorici di Pompei ed Ercolano. Estratto in piccoli bacini a cielo aperto, essiccato al sole e macinato in polveri sottilissime, veniva mescolato con calce viva per ottenere intonaci e velature rosse capaci di resistere all’umidità marina e al sale dell’aria costiera. Nel Rinascimento e nel Barocco, il Rosso Pozzuoli tornò in auge nelle botteghe napoletane. Gli intonacatori delle facciate nobiliari e dei palazzi ecclesiastici lo utilizzavano per zoccolature, cornici architettoniche e dettagli ornamentali, sfruttando la sua tonalità calda per mettere in risalto giochi di luce e ombra sui prospetti. Restauri contemporanei, come quelli della Cappella del Tesoro di San Gennaro (2012), hanno confermato la presenza di questo pigmento originale negli strati più antichi, riconoscibile per la sua granulometria irregolare e la carica elevata di ossido di ferro.

1°- Terra di Siena

COLORE: Giallo Dorato

ORIGINE: Monte Amiata (Siena, Toscana)

DATA DELLA SCOPERTA: Antica Roma (50 a.C)

COMPOSIZIONE: Idrossidi di Ferro, Caolino, Quarzo, Manganese

La Terra di Siena naturale deve il suo nome alla Repubblica senese medioevale, ma il suo utilizzo affonda radici ben più antiche. Già i pittori romani di età augustea la prediligevano per affreschi e intonaci, grazie al suo giallo caldo e alla capacità di aderire perfettamente alla malta calce–sabbia. Nel I sec. a.C., le decorazioni delle domus vesuviane e delle ville sulle colline toscane mostrano ampie campiture di ocra dorata, impiegata sia come fondo per motivi geometrici sia in campiture a tinta unita. Con l’arrivo del Medioevo, la Terra di Siena entra stabilmente nelle botteghe italiane: Cennino Cennini la descrive nei suoi scritti come “giallo di Monte Amiata”, evidenziandone la purezza della grana e la resistenza alla luce. Nel Rinascimento, artisti come Duccio di Buoninsegna e poi Caravaggio utilizzarono questa ocra per fondi, sfumature e dettagli di drappeggi, apprezzando la sua gamma che spazia dal giallo pallido al dorato intenso.