Tecniche e Materiali dell’Impero Romano: Le Terme

Le terme romane incarnano un trionfo di ingegno matematico e sensibilità estetica: spazi ampi e articolati che, per duemila anni, hanno sfidato umidità, vapore e sollecitazioni termiche continue. Immaginate di passeggiare lungo corridoi illuminati da grandi finestre ad arco, dove il calidarium sprigiona vapori avvolgenti e il frigidarium regala un sollievo tonificante. Dietro a questa quinte monumentali si cela una sapiente combinazione di risorse locali – pozzolana grigia e rossa, sabbie vulcaniche, cocci di ceramica – fuse con calce viva in impasti capaci di “prendere” anche sott’acqua.

In un’epoca priva di elettrodomestici o pompe meccaniche, i tecnici romani idearono l’ipocausto e canalizzazioni ipogee che sfruttavano il calore dei forni con una precisione sorprendente. Le pareti, spesso rivestite da intonaci idraulici lisci come pietra levigata, resistevano alle muffe grazie a un pH così alto da costituire un vero e proprio antibatterico naturale. È l’equilibrio tra materiali naturali e metodi di posa a rendere ancora oggi leggibile il profilo originario di queste strutture.

Ripercorrere l’evoluzione delle terme – dai primi esempi stabiani alle grandiose sale di Caracalla – significa attingere a un patrimonio di soluzioni ingegneristiche che il mondo moderno riscopre per costruire edifici più sostenibili, traspiranti e duraturi. Questa storia, stratificata come le murature stesse, ci guida nella scelta consapevole dei materiali e delle tecniche costruttive.

Materiali da Costruzione Principali

Dele Terme Romane

Opus Caementicium e Inerti

Il cuore delle strutture termali era il calcestruzzo romano (opus caementicium), ottenuto miscelando calce viva con aggregati di varia natura. Le cave campane fornivano pozzolana, cenere vulcanica finemente macinata che, unita alla calce, attivava reazioni idrauliche in grado di indurire anche sott’acqua. L’aggiunta di frammenti ceramici (cocciopesto) o sabbie vulcaniche rendeva il conglomerato particolarmente resistente alla pressione idrostatica.

terme romane

Il Calcestruzzo Romano era capace di resistere a condizioni di umidità estrema

Laterizi e Paramenti

Una volta colato nelle casseforme, il nucleo in calcestruzzo veniva rivestito con laterizi: tegulae rettangolari o bipedali, posti in corsi regolari, costituivano l’opus latericium. Questo paramento donava regolarità estetica, protezione dal degrado ambientale e un supporto stabile per gli intonaci idraulici.

La Calce Idraulica

Elemento distintivo dell’edilizia termale, la calce idraulica nasceva dal percorso di cottura di calci naturali miscelate già da crudi a materiali silicei. Il prodotto così ottenuto poteva “prendere” in condizioni di elevata umidità, caratteristica essenziale nelle vasche e nelle canalizzazioni. La sua formulazione garantiva inoltre un pH elevato, ostile a muffe e batteri.

Tecniche, Malte e Leganti

Per Le Terme Romane

Opus Signinum

Per le superfici immerso a contatto con l’acqua fredda o calda veniva adottato l’opus signinum, un intonaco composto di calce idraulica, cocciopesto e piccole pietre. Spalmato in più strati, veniva poi levigato fino a ottenere una finitura senza giunture visibili, perfettamente impermeabile.

Canalizzazioni e Ipocausto

Le condutture d’acqua erano interrate o collocate in cunicoli rivestiti con malte idrauliche spesse più centimetri, spesso rinforzate con filamenti di fibra vegetale per ridurre la formazione di fessure. Il sistema di ipocausto, ovvero il riscaldamento a pavimento, si sviluppava su pilastrini in laterizio e volte in calcestruzzo: anche qui intonaci idraulici assicuravano la tenuta delle camere di combustione.

Grazie al sistema di ipocausto le terme erano fornite di acqua molto calda

Grazie al sistema di ipocausto le terme erano fornite di acqua molto calda

La Tecnica Illustrata da Vitruvio

Il metodo stratigrafico prevedeva:

  1. Arriccio: impasto più grossolano per assorbire movimenti strutturali;
  2. Intonaco idraulico: secondo strato più fine e impermeabile;
  3. Velatura superficiale: miscela lavorata per ottenere base liscia a sostegno di eventuali decorazioni.

Marco Vitruvio Pollione dedica alle terme un’intera sezione nel Libro V del suo De Architectura (capitoli X–XI), riconoscendole come “edifici ivi poggiati sopra attestati al pubblico uso e all’igiene”. Egli fornisce precise indicazioni sul corretto orientamento degli ambienti (per sfruttare i venti e il soleggiamento), sulle dimensioni ideali di ciascuna sala (frigidarium, tepidarium, calidarium) e sulla necessità di impermeabilizzare le vasche con malte miste a pozzolana. Secondo Vitruvio, la stratigrafia degli intonaci – dall’arriccio grezzo all’ultimo velo liscio – deve garantire la perfetta tenuta idrica, mentre l’uso di piccole tubazioni in piombo (fistulae) consente di modulare l’afflusso dell’acqua calda e fredda con precisione ingegneristica.

Finiture e Decorazioni

Nella Terme Romane

Intonaci Colorati

Sugli intonaci idraulici venivano applicate velature pigmentate con terre naturali (ocra, cinabro, verde egiziano), talvolta miscelate a piccole dosi di marmo macinato per conferire lucentezza. Le tonalità scelgono spesso riferimenti mitologici o marine, in armonia con la funzione balneare.

Interno terme di caracalla

Pareti decorate in affresco all’interno delle terme di Caracalla

Mosaici e Rivestimenti

I pavimenti a mosaico (opus tessellatum) alternavano tessere in pietra locale, vetro colorato e ceramica, creando motivi geometrici o scene di delfini e tritoni. Le pareti delle sale più prestigiose potevano essere rivestite da lastre di marmo – sostenute da un intonaco portante in malta idraulica – e impreziosite da stucchi modellati.

Stucchi e Bassorilievi

In nicchie e absidi, stucchi rinforzati con fibra vegetale permettevano modellazioni leggere: ghirlande, figure mitologiche o motivi floreali. L’adesione perfetta allo strato impermeabile sottostante garantiva l’integrità decorativa nel tempo.

Esempi Iconici

Di Terme Romane

Terme di Caracalla – Roma (212–216 d.C.)

Estese su undici ettari, queste terme imperiali sfruttavano un sistema di canalizzazioni ipogee capace di portare acqua calda e vapore in sale distinte per temperatura. Le murature in opus mixtum alternavano filari di laterizi e blocchi di tufo, mentre l’intonaco idraulico spesso oltre 10 cm garantiva impermeabilità negli ambienti umidi. Le vaste natationes (piscine) erano rivestite in cocciopesto e mosaici policromi che illustravano motivi marini, montati su sottofondi drenanti. Un complesso dispositivo di serrande in piombo (fistulae) modulava il flusso nelle diverse vasche.

Terme di Caracalla

Terme Stabiane – Pompei (fine II sec. a.C.)

Tra le più antiche terme pubbliche, presentano ambienti distinti per uomini e donne collegati da corridoi voltati. Le pareti delle vasche (tepidarium e calidarium) mantengono intatti strati di opus signinum, lisciati fino a ottenere finiture quasi levigate. Analisi mineralogiche hanno confermato la presenza di sabbie vulcaniche e cocciopesto in combinazione con calce idraulica. I pavimenti sospesi erano sostenuti da pilastrini in laterizio, capaci di resistere ai cicli termici dell’ipocausto sottostante.

Terme Stabbiane

Terme del Foro – Pompei (I sec. a.C. – I sec. d.C.)

Costruite originariamente prima del 62 d.C. e ristrutturate dopo il terremoto, queste terme misero a punto un intonaco in cocciopesto finissimo, applicato in tre strati per ridurre al minimo le microfessure. I mosaici a tessere bianche e nere riproducevano motivi marini, mentre i bacini principali erano circondati da sedili in marmo sostenuti da un intonaco idraulico rinforzato con fibre vegetali. Le pareti mostrano tracce di pigmenti blu e verdi, probabilmente realizzati con terre naturali e polvere di vetro.

Terme del Foro

Terme di Diocleziano – Roma (298–306 d.C.)

Con capacità stimata in oltre 3.000 utenti al giorno, il complesso impiegava materiali locali (tufo e laterizio) in opus mixtum, rivestiti con intonaci a base di calce idraulica e polvere di marmo, per ottenere superfici riflettenti e resistenti all’umidità. Le sale centrali, tra cui un frigidarium dalle dimensioni monumentali, erano dotate di calidaria collegati a ipocaustum di precisione, con canali di fumo in cocciopesto a basso spessore per massimizzare lo scambio termico.

Terme di Diocleziano

Terme di Baia – Campi Flegrei (I sec. a.C. – IV sec. d.C.)

Edificate in parte direttamente sull’acqua del Golfo di Pozzuoli, queste strutture sperimentarono ricette speciali di calce idraulica miscelata a sabbie vulcaniche micacee. I muri di contenimento e le vasche sommerse presentano ancora oggi intonaci impermeabili in cui coesistono frammenti di cocciopesto e polvere di marmo. Le terrazze sovrapposte e i ninfei circolari integravano giochi d’acqua e ninfe, con tubazioni in piombo mascherate da lastre marmoree.

Terme di Baia

Aquae Sulis – Inghilterra (inizio II sec. d.C.)

Costruito attorno a sorgenti termali naturali, il complesso britannico univa tecniche romane a materiali locali: calcarenite per le murature e intonaci idraulici rinforzati con cocciopesto. Il frigidarium conserva ancora tracce di intonaco rosato (pigmentato con ossidi di ferro), mentre le piscine calde sfruttavano un ipocausto protetto da volte in laterizio. Un piccolo tempio dedicato a Sulis Minerva testimonia l’integrazione tra culto e ingegneria.

Aquae Sulis (Roman Baths)

Thermen von Trier – Germania (inizio IV sec. d.C.)

Queste terme, tra le più vaste al di fuori di Roma, misuravano oltre 10.000 m² e disponevano di anticamere, palestre e sale calde. I muri portanti in pietra locale erano rifiniti con intonaco idraulico additivato con polvere di marmo, mentre i pavimenti in mosaico erano montati su sottofondi di cocciopesto. Il sistema di ipocausto si estendeva su una rete di cunicoli, mantenuti puliti attraverso pozzi di ispezione.

Thermen von Trier (Imperial Baths)

Baths of Antoninus – Tunisia (II sec. d.C.)

Realizzate su terrazze naturali che dominano l’antico porto, queste terme utilizzavano calce idraulica mescolata a sabbie marine per resistere alla salsedine. Le vasche scoperte erano rivestite in cocciopesto, mentre le sale coperte presentavano stucchi in opus signinum rinforzati con fibre vegetali, per prevenire crepe da ritiro. Un elaborato sistema di serbatoi e sifoni in piombo consentiva il ricircolo dell’acqua marina.

Baths of Antoninus

Conclusione – Eredità e Ricezione Moderna

Delle Terme Romane

Le terme romane ci lasciano in eredità non soltanto scenari monumentali, ma soprattutto un insegnamento tangibile sulla potenza dei materiali e delle tecniche antiche. La calce idraulica, il cocciopesto e la pozzolana, combinati secondo ricette capaci di innescare reazioni chimiche naturali, hanno generato leganti che oggi manifestano una durabilità superiore a molti conglomerati moderni. Mentre l’industria contemporanea si affida a miscele sintetiche e additivi di sintesi, i Romani sfruttavano esclusivamente risorse locali, calibrate con precisione empirica, per ottenere malte che resistono indisturbate a umidità, cicli termici e attacchi biologici.

Nel tentativo di replicare queste proprietà, la ricerca moderna ha sviluppato cementi speciali e polimeri, ma raramente con la stessa semplicità e sostenibilità delle ricette romane. L’esperienza millenaria degli impianti termali dimostra che l’efficacia di una malta non si misura solo con la resistenza meccanica a breve termine, bensì con la capacità di adattarsi all’ambiente, di mantenere volume e pH costanti e di inibire naturalmente la proliferazione biologica.

SORGENTI E APPROFONDIMENTI SULLE TERME ROMANE: sciencedirect.com – socminpet.it – uniroma1.it (pdf) – books.openedition.org – twu.edu – storicang.it – termesabine.it