Rosso Cocciniglia – Il Pigmento Imperiale

Chi avrebbe immaginato che da un minuscolo insetto potesse nascere uno dei rossi più celebri della storia dell’arte? La cocciniglia, raccolta e lavorata con gesti pazienti, ha accompagnato i tessuti dei senatori romani fino agli splendidi affreschi rinascimentali. Nell’antica Roma il “kermes” tingeva di cremisi stendardi e vesti di prestigio, mentre in America Centrale gli Aztechi e i Maya estraevano il carminio con cura certosina, attribuendogli poteri sacri e idee di regalità.

Con l’arrivo in Europa, a partire dal XVI secolo, questa polvere rossa divenne merce preziosa: mercanti e spedizionieri la trasportavano in casse di legno pregiato, rendendola uno dei pilastri del commercio transatlantico. Pittori e restauratori ne apprezzavano la luminosità e la profondità, capaci di donare alle pareti un’intensità che nessun pigmento minerale poteva eguagliare. Ripercorrere la storia della cocciniglia significa quindi entrare in un racconto fatto di mani sapienti, rotte commerciali e simbolismi culturali, un viaggio cromatico che si snoda tra l’Europa imperiale e le civiltà precolombiane.

Origine del Pigmento del Rosso Carminio

Il pigmento carminio si ottiene lavorando le femmine secche della cocciniglia: queste, allevate su cactus del genere Opuntia, vengono raccolte, essiccate e ridotte in polvere, quindi trattate con soluzioni alcaline per estrarre l’acido carminico, responsabile del colore. Prima della conquista spagnola, le popolazioni Maya e Azteche sfruttavano questo procedimento per realizzare tessuti, codici illustrati e affreschi, conferendo loro un intenso rosso porpora

In Europa, già dai tempi dei Romani, si impiegava un insetto affine, il kermes (Kermes vermilio), raccolto sulle querce del Mediterraneo. Il kermes produceva una “lacca cremisi” meno concentrata (circa un decimo della resa colorante), ma comunque apprezzata nelle decorazioni imperiali

Principali Luoghi Di Estrazione

In epoca antica, il kermes europeo veniva raccolto principalmente nelle regioni della Galazia, nell’odierna Turchia centrale, e nella provincia romana della Lusitania, nei pressi dell’attuale Mérida in Spagna. Queste zone erano particolarmente apprezzate per la qualità superiore del pigmento ottenuto.

Dall’altra parte dell’oceano, nelle regioni di Puebla, Tlaxcala e Oaxaca, le popolazioni precolombiane perfezionarono tecniche di allevamento della Dactylopius coccus, trasformando la produzione di carminio in una vera forma d’arte. Qui il pigmento non era solo un materiale da scambio, ma un elemento fondamentale della cultura locale, legato a cerimonie, commerci e simboli di potere.

Anfiteatro Romano di Merida, Spagna

Anfiteatro Romano della Lusitania (Merida, Spagna)

Uso Della Cocciniglia Nella Storia

La tecnica dell’affresco prevede l’applicazione di pigmenti in polvere sospesi in acqua su intonaco fresco, consentendo la presa chimica del colore con la calce in fase di carbonatazione. Questa modalità garantisce grande durata, ma richiede pigmenti compatibili con la reazione alcalina e sensibili alla luce

Il carminio di cocciniglia, lesso a lacche su base alumina, non si presta facilmente all’“a secco” e risente della fugacità (tendenza a scolorire al sole), per cui veniva spesso usato in glasse o dettagli sovrapposti a pitture più opache. Nel Rinascimento, gli artisti stratificavano sottili velature di lacche organiche su sottofondi di calce o cinabro per ottenere ricche sfumature

Gli Antichi Romani

Nel I secolo d.C., Plinio il Vecchio indicava il kermes raccolto nelle regioni di Galazia e nei dintorni di Mérida (Lusitania) come fonte del cremisi più pregiato, osservando che gli insetti raggiungono il massimo contenuto di succo colorante solo dopo circa un anno di vita, mentre oltre i quattro anni il pigmento perde vigore. In epoca imperiale, questo rosso veniva riservato agli emblemi di potere: le fasce cremisi delle toghe senatorie e persino i mantelli dei generali erano talmente preziosi da essere designati con l’espressione latina coccum rubens granum nei documenti della corte

I Popoli Precolombiani

Nella Mesoamerica preispanica, Maya e Aztechi avevano istituito sistemi di allevamento e selezione della Dactylopius coccus in aree quali Puebla, Tlaxcala e Oaxaca, mirando a ottenere esemplari con caratteristiche cromatiche ottimali. Il rosso carminio era profondamente associato alla vita, al sangue sacro e all’autorità divina, tanto da comparire in riti cerimoniali e come offerta funebre nelle tombe reali. Per produrre un chilogrammo di pigmento erano necessari fino a 70.000 insetti, cifra che ne sottolinea il valore economico e di prestigio, nonché il ruolo di merce di scambio e tributo tra le élite dei diversi centri urbani. Nei fogli del Codice Fiorentino (Florentine Codex) si documenta inoltre la tecnica di applicare più strati sottili di pigmento per modulare l’intensità del rosso, un accorgimento che conferiva maggior rilievo alle figure di maggior importanza simbolica

Dipinto Murale Maya a Bonampak

Dipinto Murale Maya a Bonampak, Chiapas, Messico

Alcuni Celebri Usi del Pigmento Rosso Cocciniglia

  • Leonardo da Vinci – In opere come il San Giovanni Battista, si ritiene che Leonardo abbia utilizzato il rosso di cocciniglia per dare profondità alla pelle del santo, con una sfumatura vivida e ricca.
  • Michelangelo – Michelangelo impiegò questo pigmento nelle vesti e nelle carnagioni dei suoi affreschi nella Cappella Sistina, come nella famosa Creazione di Adamo, per accentuare la realtà dei toni della pelle e dei dettagli anatomici.
  • Rembrandt – Nel Ritratto di un uomo con il guanto, Rembrandt utilizzò il rosso di cocciniglia per enfatizzare il drappeggio della veste e dare vita ai toni della pelle, un tratto distintivo della sua pittura.
  • La Corte Spagnola – Alla corte di Spagna, il rosso di cocciniglia era simbolo di potere. La regina Isabella di Castiglia commissionò ritratti dove questo pigmento veniva usato per i lussuosi abiti nobiliari, segno di status e ricchezza.

Il Filo Cremisi del Tempo

Chi avrebbe pensato che un piccolo insetto potesse diventare protagonista di corti imperiali, affreschi sacri e ritratti di corte? Dalla raccolta silenziosa tra le querce della Galazia e i cespugli della Lusitania fino alle vasche di pietra di Puebla, Tlaxcala e Oaxaca, il viaggio del rosso di cocciniglia racconta una storia di mani pazienti e scambi lontani. Non era solo un pigmento, ma una sorta di “passaporto” cromatico: chi lo possedeva deteneva un potere visivo ineguagliabile.

In fondo, il rosso di cocciniglia è un filo rosso—letteralmente—che unisce epoche e continenti. È un pigmento che ha attraversato l’Impero Romano, ha animato le cerimonie precolombiane e ha trovato posto nelle gallerie rinascimentali, rimanendo tutt’oggi un simbolo di eleganza e ricchezza artistica. Un piccolo insetto, un grande colore: ecco come la pazienza delle mani umane ha trasformato la natura nel linguaggio universale dell’arte.

Sorgenti a Approfondimenti: Artistante.com  – Caffebook – Rivistastudio.com – Elena Phipps, Cochineal Red: The Art History of a Color (The Metropolitan Museum of Art, 2010) – Amy Butler Greenfield, A Perfect Red: Empire, Espionage, and the Quest for the Color of Desire (Harper Perennial, 2006)

Foto: fondazionealberodoro.orgspain.info – mayagodoftime.com