• Terre Naturali della Calabria

Le Terre Naturali della Calabria

Alla Scoperta di Pigmenti e Terre Coloranti Calabresi

In Calabria, ogni terra è un pigmento in divenire: qui non si tratta di teorie geologiche, ma di mani che setacciano, macinano e scelgono i colori direttamente in cava. Dalle colline rosse della Sila, dove si raccolgono argille ricche di ossidi di ferro per ottenere un rosso pieno e caldo, alle piccole fenditure argillose del Marchesato crotonese, da cui nasce un’ocra gialla dal tratto morbido, fino alle rive del Neto dove la cenere fluviale regala polveri scure, quasi carboniose.

Gli artigiani calabresi, come i loro antenati, valutano a occhio e a tatto la granulometria, la coprenza e la resistenza alla luce di ogni carico di terra, poi lo frantumano con mazze di ferro e lo macinano su pietre locali, per infine decantarlo in tinozze di legno. Questo rapporto diretto con la materia assicura un pigmento vivo, vivo come il sole di mezzogiorno o il fumo dei vecchi forni di paesi arroccati.

Le Terre Colorate Calabresi

Pigmenti Naturali e Zone di Origine

In Calabria, le materie prime pigmentate emergono direttamente dal terreno: argille rosse cariche di ferro, limoniti dorate, residui scuri di cenere vulcanica e sabbie calcaree. Qui ogni colore è definito dalla roccia di provenienza e dai metodi artigianali di lavorazione, che trasformano blocchi e depositi in polveri fini, capaci di sprigionare tonalità vive e resistenti. Gli artigiani calabresi valutano a occhio la qualità delle terre, ne testano la coprenza e ne affinano la granulometria con frantumazione, macinatura su pietra e decantazione, ottenendo pigmenti perfetti per intonaci rustici, decorazioni architettoniche e restauri fedeli alla tradizione.

Terre Rosse Calabresi

Le terre rosse sono il segno cromatico più deciso della Calabria montana. Si raccolgono lungo i pendii della Sila, dove argille cariche di ossidi di ferro (oltre il 20 % di Fe₂O₃) regalano un rosso carminio, caldo e vibrante. L’artigiano valuta il blocco a occhio nudo, spezza la crosta esterna con la mazza di ferro e macina la parte interna su pietre locali, fino a ottenere una polvere fine. Grazie alla sua resistenza alla luce e ai cicli di gelo e disgelo, questo pigmento ha colorato per secoli stucchi, intonaci rustici e tegole, conferendo calore ai borghi silani.

Terre Gialle Calabresi

Nelle dolci colline del Marchesato crotonese si estraggono terre gialle da argille limonitiche, con limonite in concentrazioni tra il 15 % e il 25 %. Il pigmento che ne deriva è un ocra paglierino luminoso ma stabile: si lavora in piccole vasche a cielo aperto, dove la materia viene decantata in tinozze di legno per eliminare impurità, poi essiccata all’ombra per mantenere intatti i toni più caldi. È ideale per interni e decori delicati, dove serve una luce soffusa senza rinunciare alla durabilità.

Terre Scure da Cenere Fluviale

Lungo i fiumi Neto e Stilaro, gli artigiani recuperano depositi di cenere e fuliggine alluvionale, residui del passaggio dei venti carichi di polveri vulcaniche. Ridotte in polveri nere opache, queste terre scure offrono un nero profondo, privo di riflessi, perfetto per creare contrasti netti su cornici, fregi e dettagli architettonici. Una volta considerato un materiale di scarto, oggi è riscoperto come pigmento “segreto” per restauri fedeli ai toni originali.

Terre Chiare e Sabbie Calcaree

Sulle coste ioniche e tirreniche, in corrispondenza di affioramenti calcarei, si estraggono sabbie chiare composte da frammenti di calcari e dolomie. Pur non impiegate come pigmento puro, queste polveri bianche vengono mescolate alle terre colorate per schiarire le tinte e fluidificare gli intonaci. In alcune botteghe artigiane si usa ancora questa sabbia setacciata per alleggerire il corpo delle pitture murali e regolare l’assorbimento del pigmento, assicurando un’applicazione omogenea e duratura.

Parco Nazionale del Sila - Calabria

Parco Nazionale del Sila – Calabria

I Pigmenti Calabresi nella Storia e nell’Arte

In Calabria il colore non è mai un semplice rivestimento: è un linguaggio che nasce dalla terra ed entra nella pietra, nel legno e nella ceramica, dando carattere a borghi, chiese e dimore antiche. Nelle strette vie di Gerace, ad esempio, le facciate delle case raccontano la vicenda dei pigmenti rossi della Sila: intonaci spessi, stesi a cazzuola da mani esperte, catturano la luce al tramonto in un riverbero carminio intenso, mentre gli architravi e le cornici in pietra bianca di Montauro ne enfatizzano la matericità. Similmente, a Pizzo Calabro le abitazioni sul pittoresco promontorio usano un ocra dorato, estratto nelle vicine colline del Marchesato, che contrasta con il blu profondo del Tirreno e accompagna la vista fino al castello Murat.

Vista sul Comune di Gerace

Vista sul Comune di Gerace

Nelle città di Catanzaro e Cosenza, palazzi nobiliari e chiese barocche mostrano ancora oggi stucchi e stucchi policromi realizzati mescolando ocra gialla e terra rossa con calce viva: un’intuizione antica che garantisce durabilità e traspirabilità dei muri. Nel volto settecentesco della Cattedrale di Santa Maria Assunta a Cosenza, le cornici in ocra paglierino e le volute scarlatte sono nate dalla mano degli stucchiatori che sapevano dosare la granulometria per ottenere rilievi morbidi e resistenti all’umidità.

Vista sul Comune di Catanzaro

Vista sul Comune di Catanzaro

Ma il colore calabrese vive anche nel piccolo artigianato: dai vasi in terracotta di Seminara, modellati con argille locali e cotti in forno a legna, alle maioliche di Squillace, dove il bianco candido del caolino si sposa con smalti verdi e gialli ottenuti da terre ferrose, per dare vita a formelle di rara luminosità. Ogni laboratorio utilizza ancora oggi la macinatura su pietra e la decantazione in tinozze, perché è in quel gesto che il pigmento si arricchisce della sua voce autentica.

Vista sul Castello di Squillace

Vista sul Castello di Squillace

Infine, le antiche tradizioni di muratura rurale sopravvivono nelle masserie della Piana di Sibari e nelle frazioni dell’Aspromonte, dove si impara sui ponteggi a preparare l’intonaco “a mezzadria” unendo terra, calce e sabbia calcarea, facendo attenzione al grado di umidità e al tipo di aggregato per far sì che il colore non sbiadisca con le piogge frequenti. È un sapere pratico, tramandato di generazione in generazione, che testimonia come la passione per le terre naturali sia rimasta oggi il vero elemento distintivo dell’architettura e dell’artigianato calabrese.

Vista sulla Piana di Sibari

Vista sulla Piana di Sibari

Applicazioni Contemporanee nell’Edilizia Tradizionale

In Calabria, come in molte altre regioni del sud Italia, l’uso delle terre naturali nella costruzione e nel restauro ha conosciuto un lungo periodo di oblio. La spinta verso materiali industriali più rapidi e standardizzati ha fatto sì che molte delle cave da cui si estraevano pigmenti e terre coloranti locali venissero abbandonate o messe in disuso. Oggi, molte di queste sorgenti naturali sono chiuse o non più attive, e accedere ai pigmenti originali calabresi è diventato difficile, se non impossibile, su scala industriale.

Tuttavia, non tutto è andato perduto. Negli ultimi anni, un numero crescente di artigiani, restauratori e piccole imprese locali ha ripreso in mano questa tradizione con rinnovata consapevolezza. Alcuni di loro, spesso in ambito familiare, continuano a raccogliere terre rosse della Sila, ocra gialla del Marchesato e terre brune dell’Aspromonte, usando tecniche di lavorazione tramandate oralmente: essiccazione al sole, frantumazione a mano, setacciatura fine e sedimentazione in acqua piovana. Queste attività non solo mantengono viva una competenza locale, ma producono pigmenti di altissima qualità, molto richiesti nel restauro conservativo di edifici storici.

Anche se la quantità prodotta è minima rispetto al passato, la qualità artigianale è rimasta intatta. I pigmenti calabresi, oggi, vengono utilizzati in cantieri specializzati in bioedilizia, per rifacimenti di facciate nei centri storici o per interventi su edifici vincolati dalla Soprintendenza. Sono materiali apprezzati per la loro compatibilità con le strutture antiche, per la loro traspirabilità e per la capacità di fondersi perfettamente con l’ambiente naturale e urbano in cui si inseriscono.