Il nero di lampada prende forma dalla combustione parziale di oli minerali o vegetali in presenza di fiamma sporca, generando una polvere densa e finissima che appare come un velluto nero. Questo pigmento, tra i più utilizzati nella storia dell’arte, deve il suo nome alle lampade a petrolio e agli stoppini imbevuti d’olio che, bruciando in condizioni di scarsa ossigenazione, sprigionavano fumi ricchi di particelle carboniose. Il risultato era un pigmento dal potere di copertura straordinario, capace di restituire nei dipinti e negli inchiostri un nero deciso, opaco e uniforme, ideale per chi cercava contrasti netti e profondità di tono.
Storia e Origini Del Nero Di Lampada
Nelle officine europee dell’Ottocento, lampade a cherosene e lucignoli d’olio potevano trasformarsi in vere miniere di pigmento. Fu tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo che gli artigiani notarono come i fumi delle lampade, raccolti su superfici fredde o in recipienti raccolta-fumo, fornissero una polvere nera di gran lunga più sottile e regolare rispetto al carbone di legna o al nero d’ossa. Il nero di lampada divenne presto il punto di riferimento per i pittori di paesaggio romantici, gli incisori e i tipografi, grazie alla facilità di raccolta e al costo contenuto, oltre che alla resa cromatica intensa.
Composizione e Produzione del Nero Lampada
Per produrre il nero di lampada si lasciavano ardere stoppini impregnati di olio in un piccolo schermo metallico o in un cilindro aperto, in modo che i fumi sprigionati si depositassero sulle superfici più fredde. Le particelle raccolte venivano successivamente raschiate e raccolte in recipienti dedicati. Il pigmento grezzo conteneva però impurità, residui oleosi e frammenti più grossolani, e per questo veniva sottoposto a un duplice processo di purificazione: una prima macinazione a secco per spezzare gli agglomerati più grandi e una successiva lavorazione in acqua, che permetteva di separare le particelle troppo pesanti o oleose, infine ottenendo una polvere omogenea e asciutta, priva di residui grassi.
Utilizzi Storici del Nero di Lampada
Il nero di lampada divenne rapidamente popolare nei disegni a china, poiché, miscelato con gomma arabica o colla animale, offriva un inchiostro così denso da poter scrivere e incidere con un solo passaggio. In pittura a olio, veniva usato nei primi piani scuri e nelle ombre decise, garantendo superfici assolutamente opache. Anche i tipografi lo prediligevano per gli inchiostri da stampa, apprezzando la sua perfetta adesione alla carta e la nitidezza del segno. Nel tempo si diffuse inoltre nelle vernici industriali, dove il suo potere coprente contribuiva alla realizzazione di finiture opache anti-riflesso.
L’Evoluzione del Nero di Lampada
Ancora oggi, nonostante l’avvento di pigmenti sintetici, il nero di lampada conserva un posto di riguardo tra i restauratori e gli artigiani del disegno storico. Chi lo impiega sa di maneggiare un colore che nasce dal calore di una fiamma e dal dialogo tra luce e ombra, capace di arricchire le superfici di un tono nero puro, opaco e assolutamente coinvolgente.