• Pigmenti Picasso

I Pigmenti Preferiti da Pablo Picasso

Pablo Picasso (1881–1973) è universalmente riconosciuto come uno dei più influenti artisti del XX secolo. Dalle ombre suggestive del Periodo Blu alle audaci frammentazioni del Cubismo, il suo percorso pittorico ha rivoluzionato il linguaggio visivo. Ma dietro ogni rivoluzione c’è una scelta di materie prime: i pigmenti con cui stendeva le sue superfici. Una combinazione di diari d’artista, indagini spettroscopiche condotte nei principali musei che custodiscono le sue opere e ricerche sui materiali d’epoca ci permette di ricostruire quali colori preferisse e come li utilizzasse, alla ricerca di toni sempre nuovi.

I Pigmenti della Tavolozza di Picasso

Nel corso della vita Picasso ha esplorato una vasta gamma di pigmenti, passando dai neri profondi e bianchi caldi agli accesi rossi e gialli di sintesi. Le analisi condotte sui dipinti – con tecniche come la diffrazione a raggi X e la spettrometria Raman – confermano l’uso di materiali sia tradizionali (terre naturali, biacca) sia moderni (cadmio, cobalto, Prussia). Le sue scelte furono dettate non solo dal cromatismo desiderato, ma anche dalla disponibilità nei fornitori parigini e dai trend dell’industria dei colori artistici.

Ocra Gialla

COLORE: Giallo Caldo

ORIGINE: Francia, Italia, Spagna

L’ocra gialla ha accompagnato Picasso fin dalle prime sperimentazioni cubiste, un pigmento senza tempo che parla di terre antiche. Il suo calore naturale e la straordinaria stabilità alla luce gli consentivano di definire superfici ampie e campiture in cui la materia pittorica emergeva in rilievo. Mescolata a leganti a base di caseina o tempera, creava velature trasparenti nei ritratti e nei fondi architettonici, mentre in impasti più densi serviva a bilanciare i contrasti cromatici con le sue sfumature ocra.

Blu di Prussia

COLORE: Blu Intenso

ORIGINE: Germania

Il Blu di Prussia fu una delle prime sintesi moderne scelte da Picasso durante il suo PeriodoBlu. Questo pigmento, nato per caso in un laboratorio berlinese, gli garantiva una sfumatura notturna profonda e una trasparenza controllata che nessun blu tradizionale poteva offrire. Mescolandolo con biacca, otteneva velature emotive e atmosfere sospese, capaci di avvolgere le figure in un alone di malinconia. La costanza del tono sotto diversi strati di pittura contribuiva all’impressione di uno spazio senza confini.

Terra d’Ombra Naturale

COLORE: Bruno Caldo

ORIGINE: Europa

La Terra d’Ombra Naturale, nota anche come Terra di Cipro, è un ossido di ferro misto a manganese, raccolto fin dai tempi dei Romani nelle argille umbre e campane. Picasso la prediligeva per il suo bruno intenso, più “fresco” rispetto ai neri puri, in grado di definire piani oscuri senza appiattire la composizione. Durante il Cubismo, la impiegava per costruire i volumi scultorei, sfruttando la sua consistenza granulare per accentuare il rilievo delle pennellate. Nei suoi studi preparatori e nelle velature a tempera, la Terra d’Ombra Naturale garantiva ombreggiature sottili, capaci di modulare la luce con la massima finezza.

Blu Cobalto

COLORE: Blu Freddo

ORIGINE: Francia

Il Blu di Cobalto, più coprente e meno trasparente del Prussian Blue, divenne per Picasso uno strumento per enfatizzare contrasti e delineare volumi netti. Nei suoi esperimenti con l’olio, si serviva del pigmento per suggellare campiture di cielo o di panneggi, sfruttando il suo tono freddo per spezzare la monocromia della tavolozza. La sua resistenza alla luce e all’ingiallimento lo rendeva perfetto per opere destinate a durare, e ne fece uno dei blu prediletti nelle tele monumentali degli anni Trenta.

Nero D’Ossa

COLORE: Nero Profondo

ORIGINE: Europa

Il nero d’avorio, ottenuto dalla lenta carbonizzazione di ossa, offriva a Picasso un nero intenso ma leggermente morbido, ideale per tracciare linee di contorno e disegni preparatori. I suoi pigmenti non erano semplici nerofumo: possedevano una granulosità tale da lasciare intravedere il supporto sottostante quando diluiti, trasformando i disegni a carboncino in segni vividi. Picasso lo usava spesso per definire le architetture cubiste, sfruttando la sua presa sicura sul supporto e la capacità di attenuare la durezza delle forme con gradienti appena percepibili.

Biacca

COLORE: Bianco Caldo

ORIGINE: Europa

La biacca è il bianco storico per eccellenza, una polvere fine di carbonato basico di piombo che Picasso apprezzava per la sua straordinaria coprenza e il leggero calore del tono. Questa opacità profonda gli permetteva di stendere basi luminose, modellare i volumi con velature dense e ottenere chiaroscuri precisi senza mai perdere brillantezza. Nei diari di studio e nei resti di tavolozza di Guernica emergono strati sottili di biacca alternati a pennellate di grigio, una scelta che garantiva stabilità al colore e un contrasto netto con i neri.

Rosso Cadmio

COLORE: Rosso Brillante

ORIGINE: Germania

Il Cadmio Rosso entrò nella tavolozza di Picasso per la sua potenza visiva: un rosso puro, quasi narciso, in grado di accentuare i momenti di tensione emotiva. In Donna che piange le sue campiture di cadmio vibrano sul volto, esplodendo come crepe di luce su una superficie scabra. Questo pigmento di sintesi gli permetteva di fissare zone di massimo contrasto con una brillantezza inalterabile nel tempo, elemento fondamentale per un artista sempre proiettato verso il futuro.

I Capolavori di Picasso Attraverso i Suoi Pigmenti

Picasso non si limitava a stendere i colori sulla tela: li orchestrava come un direttore d’orchestra, scegliendo timbri e intensità per suscitare emozioni e ridefinire la forma. In questo capitolo esploreremo quattro delle sue opere più famose, analizzando non solo i soggetti e lo stile, ma anche la “voce” di ogni pigmento che dà vita ai volti, alle ombre e ai gesti. Scopriremo come un blu di sintesi possa infondere una malinconia profonda, come un ocra arcaico possa risvegliare l’eco delle pitture rupestri e come un rosso di nuova sintesi possa trasformare la lacrima in un grido visivo. Attraverso le analisi dei suoi diari, delle matrici di pigmento nei microcampioni prelevati e degli studi spettroscopici, possiamo oggi raccontare come i suoi maestri tecnici, sia antichi sia moderni, diedero un contributo vitale ai suoi capolavori.

Le Vie (1903)

Philadelphia Museum of Art, Philadelphia

Nel 1903, Pablo Picasso attraversava il suo Periodo Blu, un momento di introspezione e malinconia che trovava forma in figure segnate dalla povertà e dalla solitudine. In La Vie, i toni freddi e velati riflettono un animo in bilico tra speranza e disperazione. Per costruire quella luminosità sommessa, Picasso mescolava in tempera Prussian Blue con strati di Biacca, alternando velature trasparenti a campiture più dense. Il Prussian Blue, con la sua consistenza quasi “acquosa”, permetteva di creare raffreddamenti tonali nello spazio attorno alle figure, mentre la biacca offriva i riflessi caldi necessari per far risaltare i volti e le superfici drappeggiate. In alcuni punti le stratificazioni accennano a un tocco di Terra d’Ombra Naturale, usadasul bordo dei vestiti per smorzare le transizioni e aggiungere profondità alle pieghe. Nel complesso, la scelta di questi pigmenti permise a Picasso di modellare la luce come un bassorilievo, appena percettibile, e al contempo di conservare la delicatezza emotiva del blu.

Le Vie Picasso

Les Demoiselles d’Avignon (1907)

Museum of Modern Art, New York

Con Les Demoiselles d’Avignon Picasso inaugurò il Cubismo, scardinando le regole prospettiche tradizionali per rappresentare il corpo umano in piani spezzati. La tavolozza è scarna e cruda: il suo rosso è ormai lontano dalle dolci sfumature mediterranee. Qui l’Ocra Gialla tinge alcuni frammenti di carne, un richiamo ai corpi arcaici e primitivi, mentre la Terra d’Ombra Naturale e il Nero d’Avorio fungono da raccordo tra i segmenti più spigolosi, definendo i contorni senza appiattire i piani. Nei volti maschili a destra si scorge invece un uso misurato di Prussian Blue, steso in sottilissime velature per raffreddare il tono e creare un contrasto quasi metallico col rosso delle donne. Questa scelta di pigmenti—terre millenarie e sintesi settecentesche—trasforma la tela in un vero e proprio rilievo cromatico, dove il colore diventa materia e ogni piano vive di autonomia propria.

Les Demoiselles d’Avignon picasso

Guernica (1937)

Museo Reina Sofia, Madrid 

Il grande murale di Guernica rimane la summa del grigio e del bianco di Picasso. Dipinto in fretta, durante la Guerra civile spagnola, è un grido contro la violenza e la distruzione. Qui la tavolozza si riduce ai tre elementi fondamentali del suo linguaggio: biacca, nero d’avorio e un accenno di Terra d’Ombra Naturale. La biacca compone le ampie campiture chiare, stese spesso a spatola per ottenere una superficie leggermente materica, capace di restituire la crudezza degli avvenimenti. Il nero d’avorio definisce i profili spigolosi dei cavalli e delle figure umane, tracciato con pennellate sicure che sembrano incisioni su intonaco. Nelle zone di massimo contrasto, Picasso inserì la Terra d’Ombra Naturale per addolcire i passaggi e impedire che il bianco e il nero rimanessero troppo “astratti”: quel lieve tono bruno dona calore e sfumature di dolore, rendendo Guernica non solo un affresco di protesta, ma anche un’opera di grande profondità tonale.

guernica picasso

Donna Che Piange (1937)

Museo Picasso, Parigi 

Nello stesso anno di Guernica, Picasso realizzò diverse varianti di Donna che piange, sperimentando emozioni estreme attraverso il colore. In questo dipinto la tavolozza si fa più audace: la Terra d’Ombra Naturale e il Nero d’Avoriocostruiscono i contorni drammatici, mentre il Cadmio Rosso esplode sulle lacrime e sul volto, simile a un rosso vivo di sangue. Il rosso di cadmio è steso in campiture corpose, quasi in rilievo, e si fonde con tocchi di Ocra Gialla per creare sfumature di carne e grumi di emozione. Il contrasto con il freddo Cobalto Blue, impiegato nei fondi ombrosi dietro la figura, accentua il senso di angoscia e di distacco. Questo mix di pigmenti—terre naturali e sintesi moderne—dimostra la capacità di Picasso di usare il colore come strumento espressivo primario, capace di descrivere stati d’animo con la stessa precisione di una scultura.

Usare i Colori del Maestro Picasso Oggi

Riscoprire oggi la tavolozza di Picasso significa innanzitutto abbracciare un dialogo con il passato, recuperando materie che raccontano le rotte dei mercanti medievali, le officine settecentesche e le prime sintesi chimiche dell’Ottocento. I pigmenti che Picasso amava – dalla calda coprenza della biacca ai blu profondi dei laboratori di Berlino, fino al rosso di cadmio in grado di esprimere il più struggente dolore – non sono oggetti d’antiquariato, ma strumenti vivi.  Scegliere quei pigmenti oggi vuol dire lavorare con materiali testati dai secoli, capaci di resistere alla luce e agli agenti atmosferici proprio come resistono le opere di Picasso. Vuol dire valorizzare superfici che respirano e durano, donando a ogni progetto architettonico o pittorico la stessa energia creativa che ha segnato la storia dell’arte moderna.

Sorgenti e Approfondimenti: springer.com – mdpi.com – iris.unive.it – aps.anl.go