Catania è una città forgiata dal fuoco. Le sue strade, le facciate dei palazzi, persino le polveri che si sollevano nelle giornate secche, portano con sé la memoria viva dell’Etna. Qui, più che altrove, il colore non è solo una scelta estetica, ma un’impronta geologica, una narrazione minerale. La pietra lavica, protagonista assoluta del paesaggio urbano, disegna il profilo dei quartieri storici con la sua matericità cupa, alternandosi a intonaci polverosi e caldi, spesso colorati con terre locali dai toni ocra, bruni e rosati.
Catania racconta una storia fatta di eruzioni e ricostruzioni. Una città che ha imparato a rinascere e a scolpire bellezza persino nella roccia nera. Le tonalità che la definiscono si muovono tra il grigio-ardesia della lava e le ocra calde delle terre siciliane, fino a raggiungere sfumature particolari come il rosso ruggine del ferro vulcanico o le velature ambrate di intonaci antichi levigati dal tempo e dal sole. In mezzo, toni cremosi e caldi di calce, scalpellati nella pietra bianca di Siracusa o miscelati con pigmenti naturali in caldissimi gialli sabbiosi.
La bellezza cromatica di Catania non è solo nelle pietre: si ritrova anche nei restauri storici, nei documenti tecnici sui materiali da costruzione locali e nelle relazioni cromatiche che emergono tra il paesaggio e l’architettura. Durante gli interventi conservativi più attenti, sono emerse tracce di terre naturali tipiche delle zone etnee, come l’ocra rossa e gialla siciliana, le terre brune e perfino pigmenti neri e grigi ottenuti dalla lava finemente polverizzata.
Breve Storia di Catania
Fondata nel VII secolo a.C. come colonia greca di Katane, Catania sorse su colate di lava ormai solidificate, che i primi coloni utilizzarono per fondare case e mura. Con Roma divenne un importante centro termale: l’anfiteatro e le vaste terme pubbliche, interamente realizzate in giganteschi blocchi di pietra lavica, testimoniano la capacità di sfruttare la roccia nera per edifici di grande resistenza.
Dopo la caduta dell’Impero, la città passò sotto il dominio bizantino, che valorizzò l’uso del tufo bianco nelle chiese paleocristiane, creando un contrasto netto con la lava scura. Nell’831 giunsero gli Arabi, che introdussero nuove tecniche decorative: stucchi a motivi floreali, intonaci color ocra e cupole in muratura alternavano fasce di lava e malta, già capaci di resistere all’umidità. La successiva dominazione normanna (XI – XII sec.) fuse elementi orientali e latini; il duomo di San Nicolò l’Arena mescola pietre laviche, conci di calcarenite e marmi importati.
Il terribile terremoto del 1169 e le eruzioni etnee obbligarono a ricostruzioni rapide, che consolidarono l’uso dell’intonaco a base di tufo giallo e calce. Nel Rinascimento Catania restò periferica, ma nel 1693 il devastante sisma del Val di Noto spianò gran parte del centro: ne emerse il “Barocco catanese”, orchestrato da architetti come Giovanni Battista Vaccarini. Strade ampie, piazze scenografiche e facciate ornate di stucchi bianchi rivelano un dialogo studiato tra lava nera, ocra terrosa e marmi chiari, resa ancora più vibrante dalla luce mediterranea.
Le Terre Naturali di Catania
A Catania, il colore nasce dalla potenza del vulcano e dalle sue alterazioni geologiche. Le sue tonalità scure e calde derivano da rocce e terre locali, lavorate in botteghe artigiane con tecniche tramandate di generazione in generazione. Di seguito i pigmenti che, impiegati nei secoli per intonaci, stucchi e affreschi, hanno disegnato l’identità cromatica della città.
Polvere di Lava Nera
La cenere e i frammenti di lava etnea (Etna) venivano raccolti lungo i fianchi del vulcano, in siti come Paternò e Adrano, essiccati e macinati finemente. Questo pigmento di un grigio-ardesia profondo veniva miscelato a calce e sabbia per intonaci di servizio o per basamenti scuri, soprattutto nelle chiese normanne, dove isolava l’umidità e creava un contrasto deciso con gli stucchi bianchi.
Tufo Giallo dell’Etna
Estratto nelle cave di Zafferana, Milo e Piano Provenzana, il tufo giallo ha una tessitura porosa e un tono caldo, che varia dal giallo paglierino al cremoso. Ridotto in polvere e setacciato, diventa intonaco pigmentato, applicato in due strati: un fondo rustico per livellare la muratura e una mano di finitura più sottile, che garantisce un aspetto levigato e luminoso ai palazzi settecenteschi e ai cortili barocchi.
Ocra Gialla Siciliana
Le venature di argilla ocra si trovano nelle colline di Aci Trezza e Santa Venerina. Raccolta in depositi argillosi, questa ocra emette un giallo dorato, vivo ma delicato. Mescolata a calce spenta in proporzioni variabili, veniva usata per velature decorative e intonaci esterni, soprattutto nelle facciate affacciate su via Etnea, dove il suo tono riflette la luce del mattino con una calda intensità.
Ocra Rossa Siciliana
Le argille ferruginose dei dintorni di Adrano e Biancavilla offrono una terra di un rosso bruciato, intenso e resistente alla luce. In bottega, questa ocra veniva cotta leggermente per aumentarne la carica cromatica e poi miscelata con sabbia fine e caseina per decori murali e marcapiani. Nei fregi barocchi di San Nicolò l’Arena rimane visibile l’ocra rossa originaria nei dettagli delle cornici e delle modanature.
Pozzolana Vulcanica
La sabbia vulcanica – cenere e lapilli – estratta vicino a Piano dei Dossi e Adrano, entrava nelle stesure di intonaci idraulici, conferendo impermeabilità e resistenza alla risalita capillare. La pozzolana, miscelata a calce e tufo giallo, crea una malta compatta, utilizzata per restauri di mura a secco e per ripristini nei basamenti delle costruzioni storiche.
Bianco di Calce Viva
La calce viva, spenta e messa a riposo nelle fosse per almeno sei mesi, veniva setacciata fino a ottenere una polvere finissima. Applicata in velature sottili sulle pareti interne delle chiese e nei loggiati dei palazzi nobiliari, produce un bianco cremoso e traspirante, capace di riflettere la luce solare attenuandone l’abbagliamento.
Architettura e Materiali Tipici di Catania
A Catania le architetture nascono dal dialogo tra lava e calce, tra rocce vulcaniche e sabbie etnee, tra tecniche antiche e necessità di resistere al clima mediterraneo e alle scosse sismiche. I materiali, integralmente locali, costringono ogni edificio a mostrare il proprio colore autentico, senza pitture o rivestimenti superflui.
Stuoia di Lava Etnea
Le murature portanti, fin dai tempi greco-romani, si costruivano con blocchi di pietra lavica tagliati a mano. Il loro colore, un grigio antracite con riflessi metallici, è rimasto inalterato nelle colonne e nelle arcate dell’anfiteatro romano. Nelle chiese normanne e nei palazzi barocchi, la lava a vista conferisce un tono grave e materico, smorzato solo dagli stucchi bianchi delle decorazioni.
Tufo Giallo Come Involucro
Il tufo estratto sulle pendici dell’Etna funge da “pelle esterna” degli edifici: posato in conci regolari, assume un giallo caldo che varia con l’età e l’esposizione solare. A Piazza Duomo, i palazzi settecenteschi mostrano ogni sfumatura di questa pietra, dal giallo pallido al crema tendente all’ocra, creando un’armonia cromatica che avvolge la cattedrale.
Laterizi e Cotto Etnei
Nelle volte a crociera e nei solai non intonacati, si nota il laterizio locale: un rosso mattone intenso, frutto della presenza di ossidi di ferro nell’argilla. Il cotto usato nei cortili e nelle logge è cotto a legna, il che amplifica le variazioni di colore, dall’arancio vivo al rosso scuro. Il calore del materiale contrasta con il grigio della lava, enfatizzando la trama e la profondità degli spazi.
Calce Viva e Stucchi Bianchi
Per sottolineare cornici, capitelli e decori, si usava la calce viva spenta, applicata come stucco. Il bianco delle superfici decorate contrasta con le pareti scure in lava o ocra, definendo motivi geometrici e floreali in un gioco di chiaro-scuro che conferisce leggerezza agli edifici massicci.
Maioliche Smaltate
Nel contesto marinaro di Catania, le maioliche decorate comparivano nei rivestimenti di fontane e nelle facciate dei palazzi nobiliari. Smalti a base di stagno e ossidi di cobalto (blu) o rame (verde) aggiungevano tocchi luminosi all’insieme terroso, riprendendo il contrasto tipico del barocco cittadino.
Custodire l’Anima Cromatica di Catania
Catania è un ritratto vivente della potenza vulcanica e del genio umano: tra lava nera, tufo dorato e intonaci ocra, si dipana un dialogo continuo tra materia e luce. I pigmenti naturali – polvere di lava, terre gialle e rosse, pozzolana e calce viva – non sono semplici rivestimenti, ma i segni tangibili di un territorio che ha saputo trasformare distruzione in rinascita. Le architetture, forgiate su queste rocce, riflettono una tavolozza sincera, priva di artifici, dove ogni sfumatura parla della storia geologica dell’Etna e della sapienza artigiana delle generazioni catanesi.
Preservare questo patrimonio cromatico significa onorare un equilibrio tra roccia e cielo, tra antiche tecniche di cava e rinnovate pratiche di restauro sostenibile. Restauratori, architetti e cittadini possono mantenere viva l’identità di Catania continuando a utilizzare materiali locali autentici e processi rispettosi dell’ambiente. Così, ogni facciata e ogni vicolo continueranno a raccontare la stessa storia di fuoco e luce, mantenendo intatto il fascino di una città unica nel suo colore.