• I COLORI DELL’IMPERO ROMANO

I Colori Degli Antichi Romani

L’Impero Romano è stato senza dubbio tra i popoli antichi quello che ha dato il maggior contributo alla conoscenza e allo sviluppo del colore. La storia del colore dei Romani è strettamente legata a quella di tutti i popoli che li hanno preceduti e che hanno influenzato fortemente lo sviluppo nei primi secoli dell’impero fino a quando, come era sua natura, assorbì pian piano tutte le esperienze pittoriche del passato per riorganizzarle e creare tecniche decorative più complesse e tecnologiche.

Un’altra caratteristica che rende fondamentale l’antica civiltà Romana nella comprensione del colore è la grande predisposizione a spiegare e mettere per iscritto tutte le tecniche conosciute per ottenere i pigmenti colorati, e quindi a differenza del popolo Egizio o dell’antica Grecia, gli scritti degli antici romani dedicati al colore e alla decorazione sono numerosi e dettagliati e aiutano a comprendere appieno le incredibili capacità d’innovazione di questo popolo che fece dell’ingegno la sua migliore arte.

C’è da dire che l’Impero Romano ha raggiunto dei livelli incredibili di estensione ed ha avuto una durata millenaria e questo ha portato ad alti e bassi nell’arte di questo Impero ed in generale quando parliamo della storia dell’antica Roma non parliamo solo della penisola italica e del sud europa, che restano comunque il vero e proprio centro culturale dell’impero, ma dobbiamo prendere in considerazione anche l’assorbimento di culture e tradizioni che noi oggi consideriamo un’invenzione dei romani ma che spesso sono stati “rubate” a popoli e civiltà conquistate di cui oggi non è rimasta traccia alcuna.

Le Grandi Fonti di Informazioni

Come accennato sono davvero molte le fonti di informazioni riguardo alle tecnologie di decorazione e colorazione della Roma antica ed alcune di esse sono ancora oggi delle guide fondamentali su come trattare i materiali naturali per realizzare un’edilizia intelligente e sostenibile, arte che sopratutto nel XVIII e XIV secolo sono finite nel dimenticatoio per far spazio a prodotti chimici ed industriali.

Bacco in forma di grappolo d’uva, Agathodaimon

Affresco con Bacco in forma di grappolo d’uva – Casa del Centenario, Pompei

La fonte più importante sulla storia dei colori dell’Impero Romano è indubbiamente Gaius Plinius Secundus, detto Plinio il Vecchio, nato a Como nel 23 d.C e che spinto da una fortissima curiosità in tanti campi della scienza naturalistica, dedicò tutta la sua vita alla ricerca e allo studio della natura lasciando moltissimi scritti che purtroppo sono arrivati a noi solo parzialmente. L’unico scritto che è arrivato fino ai giorni nostri in modo integrale è l’importantissimo “Naturalis Historia” che si può definire come la prima grande enciclopedia della storia naturale e che tratta temi che vanno dall’astrologia all’arte ed è proprio tra le pagine di questo scritto che troviamo tantissime informazioni su come il mondo romano concepiva, creava ed utilizzava i suoi colori. Plinio ebbe una vita molto avventurosa che lo porto a servire sotto le armi in vari paesi dell’Europa e dell’Africa e questo gli permise di raccogliere molte informazioni ed esperienze da tutti i confini dell’Impero. Trovo la sua fine in una data molto famosa, il 79 d.C. Si dice infatti che spinto dalla curiosità di scoprire di più riguardo alla famosa eruzione di Pompei vi si avvicinò troppo finendo per morire intossicato dai venefici miasmi del vulcano.

Altra sorgente inesauribile di informazioni riguardo all’antica Roma è l’altrettanto celebre Marco Vitruvio Pollione nato a Formia nell’80 a.C e autore di “De Architectura” un scritto composto da 10 volumi nato dal desiderio di Vitruvio di aiutare l’imperatore Augusto, a cui era molto legato, nella grande opera di ristrutturazione edilizia in atto durante quei tempi. Quest’opera che ha avuto una grandissima influenza sull’Impero Romano, è stata messa invece in secondo piano durante tutto il Medioevo per poi tornare attuale negli ultimi secoli e riscoprendo il valore delle intuizioni presenti all’interno di quest’opera millenaria a cui anche noi che siamo alla ricerca della storia del colore dobbiamo molto.

Cosi come il mondo Romano ha influenzato fortemente il mondo dell’arte della Grecia antica, questo ovviamente è successo anche al rovescio e i romani devono molto anche alle grandi menti del mondo Greco come Dioscoride Pedanio, medico naturalista e grande conoscitore del mondo vegetale che scrisse “Della Materia Medica”, trattato che molti importanti autori romani studiarono attentamente ed utilizzarono come base per le loro ricerche. Stesso discorso si potrebbe fare per Strabone, autore del “Geografika” o per Teofasto di Lesbo, autore del “De Lapidibus” entrambi autori che si occuparono in modo più o meno approfondito del colore.

Le Tecniche di Decorazione dell’Antica Roma

Le tecniche di pittura e decorazione utilizzate durante tutta la durata dell’Impero Romano sono principalmente 3:

Domus Di Positano

Decorazione sulle pareti della Domus Di Positano – I secolo a.C

LA TEMPERA: Questa è la tecnica decorativa più antica, già conosciuta dal mondo egizio e greco, di cui i romani fanno grande utilizzo sopratutto nella prima parte della loro storia. Tra le tre tecniche decorative conosciute allora la tempera è sicuramente quella che offriva maggiori vantaggi grazie ad una grande duttilità nell’applicazione ma sopratutto perchè permetteva di avere a disposizione una gamma cromatica immensa e questo influenzava fortemente la libertà artistica dell’autore. Preparare una pittura a tempera è un processo piuttosto semplice perchè i leganti che posso essere usati per i pigmenti coloranti sono molti e facilmente reperibili come appunto il latte, la colla d’ossa o il rosso d’uovo.

L’ENCAUSTO: La tecnica dell’encausto e riconducibile all’antica scuola greca di Sicione ed è stato utilizzata sopratutto nel periodo centrale dell’Impero Romano. Le pitture ad encausto venivano preparate disperdendo i pigmenti colorati direttamente nella cera fusa ed utilizzate per decorare non solo le pareti ma anche mobili e navi, per quest’ultime questa tecnica è rimasta sempre la preferita dai Romani per la sua grande resistenza agli agenti atmosferici esterni.  Nel corso dei secoli i romani hanno migliorato sempre di più le pitture di questo genere cercando di unire i vantaggi applicativi della tempera alla grandi qualità leganti della cera.

L’AFFRESCO: Il metodo dell’affresco su la vera introduzione dell’antico popolo romano che scoprirono questa tecnica che è rimasta immutata nei millenni ed è la stessa che ha dato vita a grandi opera non solo nel periodo romano appunto ma anche nel Medioevo e sopratutto nel Rinascimento. Il segreto della tecnica dell’affresco sta nella calce, altra grande scoperta degli antichi Romani e ragione per cui nessun non vi è traccia di questa tecnica decorativa in nessun’altra civiltà del passato proprio perchè ancora non conoscevano questo materiale dalle caratteristiche straordinarie che ha influenzato invece molta dell’arte e l’edilizia della Roma antica. Infatti la tecnica dell’affresco consiste nell’applicare i pigmenti colorati mischiati ad acqua direttamente sull’intonaco ancora umido in modo che questi vengano assorbiti e fissati in modo permanente dal processo di carbonatazione della calce. I romani svilupparono successivamente anche un metodo che viene definito “falso affresco” che permetteva di dec0rare anche le pareti già asciutte andando a bagnare nuovamente l’intonaco con semplice acqua dolce o acqua di calce favorendo cosi la penetrazione della pittura in un processo molto simile a quello dell’affresco originale.

Pittura di giardino dalla villa di Livia

Pittura di giardino dalla villa di Livia – I secolo a.C

I Colori e Le Terre Naturali Della Roma Antica

Con il grandissimo sviluppo della civiltà e la sempre maggiore padronanza delle tecnica decorative che abbiamo appena visto, il popolo romano va alla continua ricerca di pigmenti colorati da tutto il mondo anche grazie alla grandissima rete di commerci di cui disponeva l’impero e che gli rendeva possibile acquistare i pigmenti naturali più prestigiosi anche dalle parti più remote del mondo come l’India e la Cina. Questa ricerca continua di nuovi colori e nuovi pigmenti portò ben presto gli antichi artigiani romani alla creazione di colori artificiali, vale a dire quei pigmenti colorati che non esistono in natura ma che sono frutto di processi chimici di varia natura creando cosi una prima vera e propria distinzione tra i colori di origine naturale e quelli di origine artificiale.

Gli Antichi Romani mostrano un grande amore per il rosso che è sicuramente il colore più rappresentativo dell’antica arte romana ed è quello più distintivo dato che nessuna delle arti antiche precedenti, per quanto utilizzassero già le ocra rosse, è mai riuscita a raggiungere i livelli di brillantezza del rosso che invece i romani erano soliti usare nelle loro pitture e decorazioni. Una variante di questo colore che diventerà il vero e proprio simbolo della Roma antica è il color porpora che presto i romani impareranno ad ottenere in maniera diretta ed in grandissima quantità. Andiamo quindi a vedere quali sono state le principali fonti dei colori principali dell’Impero Romano di cui fortunatamente si dispone di tantissime informazioni, come addirittura il prezzo in sesterzi, grazie all’attenta classificazione di Plinio il Vecchio.

IL BIANCO

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  • FONTI NATURALI: Argille, Marne, Paretonio, Farine Fossili
  • FONTI ARTIFICIALI: Cerussa

Il metodo più impiegato per ottenere i bianchi durante l’Impero Romano era principalmente tramite le argille, che loro chiamavano crete, che venivano bollite e usate come adulterante del parentonio, materiale che nasce dalla sedimentazione marina di carbonatici a frammenti di conchiglie. Questa miscela permetteva di ottenere un pigmento bianco di alta qualità, forte e resistente. Tra le argille più utilizzate troviamo il Melinum, la Cimolia, l’Eretria e l’Anularia. Tra i procedimenti artificiali più utilizzati per ottenere il bianco c’era invece quello che prevedeva l’utilizzo del piompo e dell’aceto per dare vita alla cerussa, molto apprezzata per il suo bianco e che veniva prodotta storicamente negli stabilimenti di Rodi.

IL NERO

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  • FONTI NATURALI: Grafite, Carbone, Lignite, Torba, Bitume, Pirolusite
  • FONTI ARTIFICIALI: Neri d’ossa, Neri da Sali Organici, Carbone Artificiale, Nero dei Calzolai

Il nero è un colore molto presente nell’arte romana e gli artisti ed artigiani romani hanno utilizzato decine e decine di metodi per ottenere il nero inizialmente dalle fonti naturali principali come il carbone e la grafite e  di cui l’Italia era ricca in molte regioni del nord come il Piemonte e la Liguria e del sud come L’Abruzzo e la Sicilia. Ma il desiderio degli artisti romani di raggiungere un nero sempre più profondo li porto presto ad utilizzare molti metodi artificiali per creare il nero. Tra i più noti c’era il nero d’ossa che veniva ottenuto tramite la calcinazione triturando e bollendo le ossa all’interno di recipienti chiusi o il nero dei calzolai che era un pigmento nero molto forte che veniva ottenuto in soluzione acquosa utilizzando estratto di galla e sali di ferro.

IL ROSSO

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  • FONTI NATURALI: Ocra Rossa, Cinabro, Realgar, Kermes
  • FONTI ARTIFICIALI: Syrico, Sandice, Sangue di Drago

Il rosso è un colore sempre presente nell’arte Romana, che rivedeva proprio in questo colore il simbolo del suo impero e per questa ragione gli artigiani dell’antica Roma hanno avuto la capacità di ottenere dei rossi di una luminosità eccezionale grazie alla continua ricerca e allo sviluppo di nuove tecniche per ottenere pigmenti rossi. Il cinabro, estratto nelle miniere argentifere, era sicuramente il metodo più diffuso per ottenere il rosso ma data la sua scarsa resistenza alla luce vennero sviluppati anche altri metodo più ingegnosi come quello che riguarda il Kermes, un pigmento rosso che veniva ottenuto dall’estrazione in acqua bollente delle femmine gravide di Kermococco, un piccolo insetto della famiglia delle coccinelle.

IL GIALLO

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  • FONTI NATURALI: Ocra Gialla, Litargio
  • FONTI ARTIFICIALI: Puteolanum

Data la grandissima quantità di terre ocra gialle di qualità eccezionale, il giallo durante quasi tutto l’impero romano è stato prodotto con questo pigmento salvo alcune eccezioni per il litargio che era un minerale argentifero che veniva prodotto anche industrialmente per arrostimento con altri minerali piombiferi. L’ocra giallo era disponibile in grandi quantità e veniva distinto per la sua qualità che andavano dai più pregiati, che venivano chiamati “Sil” fino a quelli giudicati di terza qualità e definiti “sil pressum” che si riferiva ad un’ocra più scuro simile quindi alle terre d’ombra o alla famosa terra di Siena.

IL VERDE

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  • FONTI NATURALI: Creta, Verderame, Malachite, Crisocolla
  • FONTI ARTIFICIALI: Acetato

Il verde più utilizzato nell’antica Roma era quello ottenuto dalla ruggine del rame che veniva spesso mescolato ad altri adulteranti come la polvere di marmo, il pomice e le gomme. Un’altro metodo per ottenere un’ottimo verde era quella che era chiamata la Creta Virdis, che noi oggi conosciamo come Verde di Verona, che veniva estratto appunto dalle zone di questa città e che veniva spesso mischiata in quantità variabili con la chrysocolla per ottenere un verde ancora più brillante e stabile.

IL BLU

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  • FONTI NATURALI: Azzurrite, Lapislazzuli, Indico, Guado
  • FONTI ARTIFICIALI: Ceruleo, Lomentum

Anche il blu è stato un colore molto importante per l’arte romana antica e la fonte principale era l’azzurrite e il lapislazzuli, che essendo piuttosto scarse nell’Impero, venivano solitamente importate dalle zone del Nord Africa di cui la qualità era riconosciuta anche dagli artigiani romani. Esistevano poi moltissimi metodi artificiali per ottenere il blu e Pozzuoli era un noto centro di sviluppo del colore che produceva dei blu artificiali la cui qualità era apprezzata in tutto il territorio imperiale.

IL PORPORA

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  • FONTI NATURALI: Dibromoindaco

Il porpora potrebbe essere annoverato sotto i rossi ma data la grand importanza sociale e religiosa che questo colora ha avuto nell’Impero Romano il metodo di creazione di questo colore merita una piccola spiegazione. La sostanza colorante della porpora è il dibromoindaco che è una sostanza che viene prodotta dalle ghiandole dei molluschi del genere Nucella e Murex. Questo liquido veniva lasciato poi macerare per qualche giorno e successivamente bollito a basse temperature ed il risultato era un colore sul viola che poteva variare con sfumature sul giallo o sul verde a seconda della provenienza dei molluschi utilizzati. La creazione del colore porpora è un’altro simbolo dell’ingegno e della continua ricerca di metodi per ottenere colori nuovi dell’antico popolo romano.

Le Fondamenta Del Colore

Abbiamo visto brevemente come l’Impero Romano abbia dato un contributo fondamentale alla storia del colore creando nuovi metodi di lavorazione e scoprendo materiali che vengono utilizzati ancora oggi nell’artigianato di tutto il mondo. Da grande Impero che ha avuto sotto il suo controllo numerosi popoli e cultura, l’impero romano ha avuto il pregio di assorbire ed esaltare antiche tecniche da altri popoli e di saper documentare in modo preciso molte delle scoperte realizzare durante il loro lungo dominio. La nascita dei primi colori artificiali segna un’evoluzione nella storia del colore e per certi aspetti questo era una prima forma di “globalizzazione” del colore dato che il continuo aumentare del numero della popolazione del benessere generale, la richiesta di colori era cresciuta sempre di più e questo porto gli antichi romani ai studiare metodi per creare pigmenti artificiali perchè il solo utilizzo di quelli naturali non era sufficiente per soddisfare la richiesta. Questo è un processo che si ripete più volte nella storia e oggi si potrebbe dire che siamo in una situazione molto simile a quella in cui si trovava l’Impero Romano verso la metà della sua storia e ci piace concludere con questo estratto di una riflessione di Plinio il vecchio che potrebbe essere stata scritta oggi e non 2000 anni fa nell’antica Roma.

“…il considerare di quale gran numero e varietà di colori oggi si dispone, induce ad ammirare i tempi antichi. Con sono quattro colori, il merlino, l’ocra attica, la sinopia del Ponto e l’atramento, famosi pittori come Apelle, Aezione, Melanzio e Nicomano dipinsero le loro opere immortali e le ricchezze di una intera città non sarebbero bastate per un solo dipinto. Oggi anche se la porpora viene usata per dipingere qualsiasi parete, anche se addirittura l’India ci manda il limo dei suoi fiumi ed i sangue di serpente e d’elefante, oggi tuttavia non si produce più alcuna nobile pittura. Da qui si deduce che tutte le cose migliori furono fatte quando c’era minore abbondanza. Cosi è perchè si fa maggior conto dei valori materiali che non del valore dell’ingegno. “  

Plinio il Vecchio, ROMA 70 a.C

Per chi volesse approfondire questi argomenti consigliamo la lettura del bellissimo libro di Luciano Colombo “I Colori Degli Antichi” edito per Nardini Editore (1995)