Nel panorama dei colori naturali, pochi pigmenti vantano una storia tanto antica quanto sorprendentemente attuale: parlo di terre e minerali usati fin dalle prime pitture rupestri e nelle grandi civiltà del passato come quella Greca, Egizia o Romana, che ancora oggi si possono acquistare e impiegare nei nostri lavori. Questi pigmenti, estratti da materiali semplici come argille ferruginose o rocce levigate dal tempo, sono arrivati fino a noi grazie alla loro straordinaria stabilità e compatibilità con qualunque tecnica – dal fresco alla tempera, dall’olio all’acrilico, fino agli intonaci tradizionali come marmorino e tadelakt.
Conservare l’autenticità cromatica di queste polveri significa mantenere viva una tradizione millenaria: basti pensare che l’ocra gialla o quella rossa erano già usate nelle grotte del Paleolitico, la Terra di Siena e la Terra d’Ombra vedono documenti d’impiego nell’antica Roma, e minerali come lapislazzuli e malachite decoravano templi e palazzi sulle sponde dei fiumi orientali dell’Antico Egitto. Oggi, grazie a piccoli artigiani locali che tengono vive le antiche cave d’estrazione, possiamo riavere in mano quelle stesse polveri – pulite, setacciate e pronte all’uso – e rinnovare antiche pratiche con la sicurezza di un materiale che resiste alla luce, all’umidità e al tempo.
Molti di questi pigmenti sono stati usati fin dal Paleolitico e rappresentavano merci preziose trasportate lungo rotte complesse. Oggi le cave originali sono quasi esaurite e la maggior parte dei colori “storici” che acquistiamo provengono da riproduzioni in laboratorio: imitazioni fedeli nell’aspetto, ma prive dell’autenticità minerale del luogo d’origine. Questo non toglie loro fascino, ma ci ricorda quanto fosse straordinaria la catena logistica e l’artigianato antichi.
10°- Rosso Ercolano
Epoca Romana
COLORE: Rosso Aranciato
ORIGINE: Ercolano (Campania, Italia)
DATA DELLA SCOPERTA: I Secolo d.C
Il Rosso Ercolano proviene dalle argille vulcaniche e dai lapilli delle pendici del Vesuvio, impiegato per la prima volta nei sontuosi affreschi delle ville ercolanesi sepolte dall’eruzione del 79 d.C. Al tempo, la sua estrazione e distribuzione coinvolgevano un’immensa catena logistica che portava questo pigmento fino alle corti e ai cantieri dell’Impero. Oggi, di quelle cave originali ne esistono pochissime: la maggior parte del “Rosso Ercolano” in commercio è ottenuta in laboratorio da terre simili, che ne riproducono bene l’aspetto ma non possono vantare la stessa autenticità geologica. Eppure, anche le imitazioni conservano un fascino storico e una versatilità straordinaria: si sposano con calce idrata in marmorino e tadelakt, offrono velature trasparenti sulle superfici, e mantengono il loro calore in caseina, tempera, olioe acrilico, sia all’interno sia all’esterno.
9°- Terra Verde di Verona
Epoca Romana
COLORE: Verde Terroso
ORIGINE: Monti Lessini (Veneto, Italia)
DATA DELLA SCOPERTA: I Secolo d.C
La Terra Verde di Verona proviene dalle rocce serpentiniche dei Monti Lessini, estratta già in epoca romana per arricchire mosaici e decorazioni parietali nelle ville imperiali. Oggi le cave storiche sono quasi esaurite e gran parte del “verde di Verona” in commercio è riprodotto in laboratorio: queste imitazioni conservano la bella tonalità, ma non l’impronta del territorio originario. Questo verde si presta con eleganza alla calce rasata, dove crea superfici opache e naturali, e agli intonaci pigmentatiper facciate dall’aspetto antichizzato. Nei stucchi veneziani conferisce venature morbide, mentre in tempera all’uovodona un effetto vellutato a motivi ornamentali. Anche legato a medium acrilici o a encausto mantiene stabilità alla luce e resistenza, rendendo la Terra Verde di Verona un pigmento versatile, capace di unire storia antica e tecniche moderne senza perdere fascino.
8°- Terra Ombra di Cipro
Antichità Classica
COLORE: Nero Bruno
ORIGINE: Isola di Cipro
DATA DELLA SCOPERTA: I Millennio a.C
La Terra d’ombra di Cipro si estraeva in vaste aree argillose lungo le coste dell’isola, dove il manganese e il ferro creano un bruno particolarmente freddo e profondo. Questo pigmento era gettonato negli antichi templi e nelle domus romane, capace di tratteggiare ombre nette e delicate al tempo stesso. Oggi, a causa della limitata disponibilità dei giacimenti ciprioti, molte delle polveri in commercio arrivano da depositi europei simili: si avvicinano al tono originale, ma non racchiudono l’essenza geologica dell’omonima isola. Altre volte si trovano miscele che contengono solo una piccola percentuale di materiale cipriota, il resto proveniente da cave diverse. Nonostante questo, la sua versatilità rimane intatta. Usata in affreschi staccati, regala ombreggiature profonde, mentre nelle velature a calce valorizza le superfici con passaggi tonalmente raffinati. Nei rilievi in stucco intensifica i contrasti, e in tempera all’uovo, encausto o acrilici murali offre stabilità cromatica anche in esterno.
7°- Terra di Siena
Antichità Classica
COLORE: Giallo Marroncino
ORIGINE: Colline di Siena (Toscana, Italia)
DATA DELLA SCOPERTA: I-II Millennio a.C
La Terra di Siena è una variazione particolarmente raffinata delle ocra rosse, estratta fin dai tempi degli Etruschi dalle argille ferruginose delle colline attorno a Siena. La sua tonalità, più calda e brillante rispetto alle altre terre, dominava gli intonaci delle domus romane e degli affreschi medievali nelle chiese toscane. Oggi i giacimenti originali sono limitati e protetti, e spesso sul mercato si trovano terre simili provenienti da altre zone d’Italia – ad esempio Umbria o Marche – che imitano piuttosto fedelmente il colore senese ma non ne conservano pienamente la ricchezza minerale. Solo poche botteghe specializzate offrono lotti certificati come “Terra di Siena” autentica, estratta nei siti storici. Questa terra si adatta con maestria a una serie di tecniche. Nelle velature a calce regala sfumature morbide dai toni caldi; negli intonaci rasati offre superfici setose e profonde; nei stucchi veneziani esalta le venature con un tocco di eleganza rustica. Anche in tempera all’uovo, olio o acrilico, resta stabile alla luce e all’umidità, garantendo un marrone ricco di storia che parla delle sue origini toscane ogni volta che viene steso.
6°- Terra Rossa di Sinopia
Periodo Ellenico
COLORE: Rosso Caldo
ORIGINE: Bacini dell’Egeo (Sinope, Turchia)
DATA DELLA SCOPERTA: I Millennio a.C
La Sinopia era il pigmento scelto fin dai Greci e dai Romani per stendere la bozza preparatoria degli affreschi. Questa terra rossa, estratta lungo le coste anatoliche del Mar Nero, ha un tono ricco, quasi mattone, perfetto per segnare contorni e disegni sotto gli stucchi colorati. Nel mondo antico la sua estrazione e spedizione costituivano una rete commerciale estesa: dalle coste di Sinop fino ai cantieri dei pittori monumentali. Oggi, la vera Sinopia è diventata rara; gran parte delle “sinopie” in vendita proviene da argille simili dell’Italia meridionale o della Grecia, che ne replicano il colore ma non il legame storico-geografico. Qualche laboratorio specializzato riesce ancora a offrire piccole quantità autentiche, prelevate da giacimenti protetti, per progetti di restauro fedele. Nonostante la scarsità, la Terra Rossa di Sinopia rimane estremamente versatile. Nel fresco tradizionale definisce i contorni con precisione, mentre nello sgraffito arricchisce motivi e arabeschi di un contrasto caldo. In trompe‑l’œil e encausto aggiunge profondità alle architetture dipinte, e in miscele con velature a calce o tempera all’uovo mantiene la sua stabilità di tono, anche in ambienti esposti.
5°- Cinabro
Età del Bronzo
COLORE: Rosso Vermiglio
ORIGINE: Spagna, Cina, Italia
DATA DELLA SCOPERTA: II-I Millennio a.C
l Cinabro è uno dei rossi più antichi e preziosi: la sua origine minerale – solfuro di mercurio puro – lo rendeva un pigmento straordinariamente brillante e coprente già nelle civiltà mesopotamiche e nei palazzi di Pompei. Estratto nelle miniere di Almadén e sui fianchi del Vesuvio e del Monte Amiata, il vero Cinabro veniva trasportato lungo vie carovaniere e via mare, testimonianza di un commercio che intrecciava imperi lontani. Oggi le cave storiche sono quasi inattive: gran parte del “Cinabro” in commercio è realizzato sinteticamente in laboratorio, privo della venatura minerale originale e meno ricco di riflessi. Chi cerca l’autentico può ancora trovare piccoli lotti certificati, ma il prezzo e la tossicità impongono un uso molto calibrato. Nelle vernici a calce dei palazzi imperiali ne esaltava la nobiltà, mentre in fresco a calce dava spessore ai toni scarlatti. Anche in tecniche moderne, come l’acrilico o il smalto murale, conserva un’intensità che sfida il tempo, rendendo il Cinabro un pigmento senza pari, capace di evocare sapori di storie lontane ogni volta che viene steso.
4°- Lapislazzuli
Età Del Bronzo
COLORE: Blu Profondo
ORIGINE: Montagne di Badakhshan (Afghanistan)
DATA DELLA SCOPERTA: III Millennio a.C
Il Lapislazzuli è stato il blu più prezioso dell’antichità, estratto da vene sottili di pietra nelle remote montagne afghane. Già nelle tombe egizie e nei palazzi mesopotamici veniva polverizzato per dare vita ai cieli degli affreschi e ai mosaici dorati di templi e terme. Questo minerale, trasportato via carovana e via mare, costituiva una merce di lusso ben più rara dell’oro. Oggi le vere pietre di Badakhshan si trovano con difficoltà nei mercati, e la maggior parte dell’“ultramarino naturale” in commercio proviene da processi di purificazione chimica che non restituiscono appieno la complessità delle inclusioni minerali originali. Le imitazioni sintetiche, pur brillanti, non raggiungono quel carattere setoso e sfumato che soltanto la polvere delle pietre afghane può conferire. Acquistare lapislazzuli autentico rimane un privilegio per pochi, data la reperibilità limitata e il suo costo ancora oggi elevatissimo, proprio come accadeva nelle botteghe rinascimentali. Nelle vernici a calce, il Lapislazzuli regala un blu che sembra respirare con la parete, perfetto nei cieli a “tinte forti” delle volte e nei fregi di palazzi storici.
3°- Malachite
Età del Bronzo
COLORE: Verde Brillante
ORIGINE: Montagne dell’Asia, Caucaso
DATA DELLA SCOPERTA: III Millennio a.C
La Malachite è stato uno dei verdi più pregiati dell’antichità, impiegata già nelle tombe egizie e nei palazzi mesopotamici per decorare colonne e intarsi con la sua lucentezza naturale. Estratta da vene di rame in Anatolia e nel Caucaso, veniva polverizzata con grande cura per ottenere un pigmento capace di trasmettere la variazione delle sue bande minerali. Oggi le riserve originali di malachite pura sono quasi esaurite e il vero “verde antico” si trova solo in piccole quantità, spesso riservate ai restauri filologici più rigorosi data anche la sua tossicità. La maggior parte dei verdi commerciali che ricordano la malachite proviene da terre ricche di cloriti o da miscele di pigmenti sintetici, valide per colore ma prive dell’anima minerale della pietra d’origine. Miscelato con intonaci a calce o pitture acriliche, conserva stabilità alla luce e dialoga armoniosamente con le terre e i bianchi storici, restituendo quel verde profondo che ha affascinato le corti antiche e continua a incantare chi lavora con i colori della tradizione.
2°- Nero Carbone
Paleolitico Superiore
COLORE: Nero Profondo
ORIGINE: Europa
DATA DELLA SCOPERTA: 30.000 a.C
Il Nero Carbone si ottiene carbonizzando legna dura in ambienti privi di ossigeno, ricavando una polvere di carbone vegetale molto pura e stabile, utilizzata sin dalle prime pitture rupestri. È uno dei pigmenti naturali più amati, grazie alla sua facilità di produzione: chiunque con materiali semplici può ottenere un nero autentico e versatile, ma anche oggi è disponibile puro in commercio, realizzato spesso da charbons selezionati, non da scarti industriali. Questo pigmento è un vero jolly nelle tecniche artistiche: nelle velature su calce rasata crea sottili ombre naturali; nei freschi staccati, nei cartoni preparatori e nelle campiture con spatola, regala transizioni tonali morbide ma ben definite; nei medium moderni come tempera, encausto o acrilici conserva un nero stabile e resistente alla luce. La sua compatibilità è totale con tutti i leganti, e la sua versatilità si sorprende quando, miscelato con ocra, terre d’ombra, verdi o blu, offre infinite gradazioni di grigio e nero colorato.
1°- Terra Ocra
Paleolitico Superiore
COLORE: Giallo e Rosso
ORIGINE: Tutto il Mondo
DATA DELLA SCOPERTA: 40.000 a.C
Le terre ocra, nelle loro sfumature gialle e rosse, sono i pigmenti più antichi tuttora in commercio. La loro storia si perde nelle profondità delle grotte preistoriche: le famose pitture parietali di Lascaux in Dordogna, realizzate con ocra gialla e rossa naturale, risalgono a oltre quarantamila anni fa. Anche in Spagna, nella Cueva de los Letreros ad Almería, si trovano decorazioni rupestri eseguite con terre simili, probabilmente macinate a mano da pigmenti grezzi raccolti in loco. La loro forza non è solo nella storia: queste terre hanno attraversato epoche, culture, continenti, restando tra i materiali più affidabili e versatili mai usati in ambito artistico e decorativo. Non esiste arte murale antica – dalle tombe egizie agli affreschi medievali – che non abbia impiegato ocra pura, sia in velatura su calce che impastata in marmorini, encausti o tempere a uovo.
Ciò che rende l’ocra così durevole è la sua composizione a base di ossidi di ferro naturali, che la rendono insolubile, resistente alla luce, stabile agli agenti atmosferici e compatibile con qualsiasi legante, tradizionale o moderno. È anche uno dei pochi pigmenti completamente atossici tra quelli di uso storico. Oggi si può ancora acquistare l’autentica ocra proveniente da cave storiche del Luberon in Provenza, dove l’estrazione è proseguita senza interruzioni per secoli, oppure da zone storiche italiane e iberiche. È un pigmento che non ha mai avuto bisogno di imitazioni sintetiche: il suo colore è quello della terra, vivo, naturale, impossibile da replicare davvero in laboratorio.In qualunque tecnica venga usata – dal tadelakt e il marmorino alla pittura a calce, dalla decorazione ceramica tradizionale fino ai colori ad olio – l’ocra conserva il suo ruolo di protagonista. È una terra madre, da cui nasce gran parte della nostra storia visiva. E continua, ancora oggi, ad essere scavata, macinata e utilizzata come migliaia di anni fa.