Nell’essenza di alcune opere pittoriche, di ogni tessuto decorato e di ogni superficie decorata, risiede un segreto che affonda le sue radici nella natura più autentica: il potere cromatico dei pigmenti organici. Questi coloranti, estratti con sapienza da piante e animali, raccontano storie millenarie di territori, tradizioni e saperi artigianali. Dalle radici profonde della robbia alle minuziose secrezioni delle cocciniglie, ogni pigmento porta con sé un patrimonio di tecniche di estrazione, conoscenze botaniche e sviluppi chimici che si sono evoluti attraverso i secoli.
Come artigiani esperti di terre e pigmenti naturali, siamo affascinati dalla complessità di queste sostanze: dalle particelle minute di alizarina e carminio, capaci di resistere al tempo e agli agenti atmosferici, fino alle delicate molecole dei flavonoidi e dei carotenoidi, che offrono una tavolozza di gialli, arancioni e rossi caldi. Ogni pigmento racconta un dialogo tra il materiale grezzo – foglie, radici, insetti – e la maestria umana che lo trasforma in colore, garantendo stabilità, brillantezza e compatibilità con leganti quali olio, tempera e, nei casi più audaci, la calce.
10°- Nero Di Noccioli
Malli di Frutta
Il “nero di noccioli” trae origine dai malli (noccioli) di frutti come ciliegie, pesche e albicocche. Dopo un’accurata essiccazione, i gusci interni vengono sottoposti a pirogenesi controllata: riscaldati in carenza d’ossigeno, si trasformano in una forma di carbone vegetale finissimo.
Il pigmento risultante si presenta come una polvere morbida, di un nero caldo tendente al marrone scuro, con microscopiche sfumature grigiastre che emergono alle velature più leggere. La granulometria estremamente fine assicura un’eccellente dispersione in leganti sia minerali (calce, gesso) sia organici (olio, tempera all’uovo), consentendo stesure omogenee e passaggi tonali morbidi.
Grazie alla pure natura carboniosa, il nero di noccioli offre ottima stabilità in ambiente alcalino, risultando ideale per affreschi su calce viva o pitture murali in calce spenta. In olio e tempera mantiene la sua compattezza cromatica nel tempo, dando vita a neri profondi ma mai “piatti”: la luce penetra leggermente la superficie, restituendo un effetto caldo e avvolgente che ricorda le tonalità antiche dei manoscritti e degli inchiostri da disegno.
9°- Robbia
Radici di Rubia
La robbia sfrutta le radici essiccate della Rubia tinctorum e della Rubia peregrina, ricche di alizarina e composti antrachinonici. Dopo la macinazione delle radici in polvere fine, il colorante viene estratto in soluzione acida, quindi precipitato con un mordente metallico (allume o calcio) per formare una lacca pigmentaria. Il pigmento risultante varia dal rosso scarlatto vivo al porpora caldo, a seconda del tipo di mordente e delle condizioni di precipitazione.
Grazie alla sua struttura antrachinonica, la robbia offre ottima coprenza e trasparenza in velature sottili, rivelando al contempo una profondità cromatica vibrante. In tempera all’uovo si mostra intensa e lievemente opaca, mentre in oliosviluppa una lucentezza morbida che accentua le sfumature interne. Pur essendo meno stabile degli ossidi minerali, con un’adeguata protezione (verniciatura finale o velatura minerale) conserva a lungo la sua tonalità brillante. Utilizzata fin dall’Antichità per tessuti e pitture, la robbia continua a distinguersi per il suo calore timbrico e la sua capacità di donare alle superfici pittoriche un rosso autentico, carico di storia e tradizione.
8°- Nero d’Ossa
Ossa Bovine o Suine
Il nero d’ossa proviene esclusivamente da materia animale: ossa bovine o suine pulite, essiccate e sottoposte a pirogenesi in assenza di ossigeno. Questo trattamento trasforma il collagene e i residui organici in una polvere nera intensamente opaca, ricca di particelle di carbonio che conferiscono un nero profondo, quasi cremoso al tatto.
La granulometria medio‑fine assicura una dispersione uniforme in qualsiasi legante: in olio il nero d’ossa dà un finish opaco e vellutato, mentre in tempera all’uovo risulta compatto e coprente. Non essendoci componenti minerali acidi o alcalini attivi, mostra eccellente stabilità nel tempo, senza viraggi o reazioni indesiderate nei medium organici.
Storicamente ampiamente impiegato per primer scuri e chiaroscuro nei disegni, il nero d’ossa offre una profondità tonaleche supporta le velature successive, fornendo una base solida e duratura. La sua natura pura e di origine animale lo rende insostituibile quando si cerca un nero caldo e opaco, privo di riflessi metallici o di sottotoni freddi.
7°- Blu Maya
Indigofera Tinctoria
Il Blu Maya è un pigmento organo‑minerale ottenuto unendo l’indaco vegetale delle foglie di Indigofera tinctoria con la palygorskite, un’argilla fibrosa dalla struttura porosa. Le foglie fermentate rilasciano l’antico indaco, che, mescolato alla polvere d’argilla e sottoposto a riscaldamento controllato, si incapsula nelle microcavità della palygorskite. Il risultato è una polvere di un turchese luminoso, in cui le particelle di indaco sono ancorate chimicamente, rendendo il colore estremamente resistente ai raggi UV, all’umidità e agli agenti alcalini.
Utilizzato fin dall’VIII secolo nelle grandi pitture murali dei Maya, questo pigmento ha dimostrato una longevità eccezionale: murali esposti agli agenti atmosferici conservano ancora oggi il loro azzurro turchese intenso, testimonianza di un’ingegneria naturale perfettamente calibrata. In ambito contemporaneo, il Blu Maya è apprezzato da restauratori e artisti per la sua inattaccabilità dagli alcali, la stabilità alla luce e la sostenibilità del processo d’estrazione, che sfrutta risorse vegetali rinnovabili e argille naturali pulite.
6°- Purpurissum
Molluschi Muricidae
Il Purpurissum è un pigmento di origine animale e minerale: nasce dall’unione della porpora estratta dalle ghiandole di molluschi Muricidae (il medesimo colorante della porpora di Tiro) con la Creta argentaria (chalk argenté o diatomaceous earth) come supporto inerte.
Le conchiglie vengono prima incise e lasciate fermentare in acqua salmastra, liberando una soluzione pregna di bromindirubine (precursori del violaceo). Questa soluzione, di colore giallo‑verdastro, viene miscelata a polvere di Creta argentaria e sottoposta a essiccazione e delicata macinazione, ottenendo una polvere finissima dal violetto intenso. La presenza della Creta argentaria non solo diluisce il costo elevato del colorante animale, ma migliora la maneggevolezza e la resa cromatica, permettendo stesure leggere o velate senza perdere brillantezza.
In acquerello, gouache e dispersioni acriliche, il Purpurissum mostra una trasparenza vibrante e una luminosità interna unica, con velature che restano inalterate nel tempo. Al contrario, in olio o tempera all’uovo tende a scurire verso toni grigiastri, per cui il suo impiego è sconsigliato con leganti grassi o proteici ricchi di lipidi
5°- Nero Vite
Tralci di Vite
Il nero di vite nasce dalla carbonizzazione dei tralci e dei malli della vite (Vitis vinifera), trasformati in un carbonio finemente diviso tramite combustione controllata in assenza d’ossigeno. La granulometria sottile assicura un’eccellente dispersione in tutti i leganti: in affresco e pittura su calce viva rimane inalterabile, garantendo contrasti netti e stesure omogenee; in olio, tempera all’uovo e acquerello offre velature morbide o stesure coprenti a seconda della densità di applicazione.
Caratterizzato da eccezionale resistenza a luce, umidità e pH alcalino, il nero di vite è ideale non solo per restauri murali, ma anche per inchiostri e primer scuri, grazie alla sua stabilità chimica e al potere colorante elevato. La sua origine vegetale lo rende inoltre una scelta sostenibile e “autarchica” per artigiani, che possono ottenere un nero ricco di profondità e calore da scarti viticoli.
4°- Lacca di Garanza
Rubia Tinctorum
La Lacca di Garanza è un pigmento vegetale ottenuto dalle radici essiccate di Rubia tinctorum, ricche di alizarina e composti antrachinonici. Dopo la macinazione in polvere fine, il colorante viene estratto in soluzione acida e precipitato con allume per formare una lacca trasparente dal rosso porpora brillante; varianti più scure utilizzano calcio o diverse condizioni di precipitazione per ottenere sfumature che spaziano dal cremisi al marrone rossastro.
La granulometria sottile e la natura lacunosa di questo pigmento conferiscono una luminosità interna unica: in tempera all’uovo risulta opaco e intenso, mentre in olio sviluppa una lucentezza morbida che esalta le sfumature interne. Pur essendo un colorante organico e quindi fotosensibile, mostra una stabilità sorprendente alla luce e, se protetta da velature minerali o un leggero strato di vernice, conserva a lungo la sua brillantezza.
Storicamente apprezzata fin dall’Antichità (citata da Vitruvio e Plinio), la Lacca di Garanza è stata largamente impiegata in miniature, manoscritti e come sostituto della porpora nelle pitture murali. Ancora oggi, è scelta da restauratori e artisti per il suo calore timbrico, la trasparenza elegante e il suo legame profondo con le tecniche tradizionali.
3°- Rosso Cocciniglia
Femmine di Coccus Cacti
Il rosso cocciniglia nasce dalle femmine essiccate del parassita Coccus cacti, un piccolo “scudo‑afide” che si nutre di succo di cactus (come Opuntia e Nopalea). Questi insetti, raccolti a mano e essiccati, contengono prevalentemente acido carminico, un antrachinone che, una volta estratto, dà origine a un pigmento dal rosso intenso e dal tono caldo, capace di virare verso sfumature più porpora a seconda del mordente e del legante.
La preparazione inizia con la macerazione delle cocciniglie in un solvente leggermente alcalino (acqua con carbonato di ammonio), che libera l’acido carminico; segue la precipitazione con allume o cremor tartaro, ottenendo una laccafinemente dispersa in polvere. La granulometria sottile consente velature luminose in acquerello e tempera, mentre in olio sviluppa una lucentezza calda che mette in risalto le sfumature interne del rosso.
Nonostante la sua natura organica, il rosso cocciniglia mostra buona stabilità alla luce e resistenza moderata agli alcali, rendendolo utilizzabile anche in intonaci a calce se opportunamente protetto. Storicamente è stato il colorante più prezioso fino al XIX secolo, quando l’arrivo dei sintetici ne ha ridotto l’uso; oggi è apprezzato per la sua purezza cromatica, il legame con metodi artigianali e la ricchezza delle sue tonalità, che vanno dal rosa acceso al rosso cremisi più profondo.
2°- Indaco
Foglie di Indigofera Tinctoria
L’ indaco è uno dei più antichi pigmenti vegetali: si estrae dalle foglie fermentate di Indigofera tinctoria (añil indiano) o di Isatis tinctoria (woad europeo). Dopo una fermentazione controllata in vasche d’acqua, i glucosidi indigo‑saponina vengono idrolizzati, liberando l’indirubina e l’indirene, che precipitano in superficie formando una crosta blu‑verde. Questa massa viene raccolta, ossidata all’aria e infine essiccata e macinata in una polvere dal turchese profondo.
La granulometria fine dell’indaco favorisce una dispersione omogenea nei leganti: in affresco su calce viva garantisce un blu intenso e resistente, mentre in olio e tempera all’uovo si presta a velature luminose o a stesure più compatte senza perdere la sua trasparenza interna. La sua natura organica lo rende sensibile alla luce UV, ma mostra un’ottima resistenza agli alcali, rendendolo adatto anche a intonaci e supporti minerali.
Nella pratica storica, l’indaco ha colorato stoffe, manoscritti e dipinti di tutto il mondo, dal Medio Oriente all’Europa settentrionale. Ancora oggi, è apprezzato da artisti e restauratori per il suo blu vivo, la profondità del tono e la sostenibilità del processo estrattivo, che sfrutta risorse rinnovabili e tecniche artigianali tradizionali.
1°- Porpora di Tiro
Molluschi Murex
La Porpora di Tiro è il pigmento naturale più leggendario dell’antichità, estratto dalle ghiandole di molluschi Murex(soprattutto M. brandaris e M. trunculus). Per ottenere un solo grammo di pigmento occorrevano migliaia di conchiglie, il che ne fece un bene talmente prezioso da essere riservato alle corti reali. La Porpora di Tiro nasce dalle ghiandole di piccoli molluschi Murex, raccolti in grandi quantità sulle coste mediterranee. Per estrarre il colorante, le ghiandole vengono incise con cura e lasciate fermentare in acqua salmastra, dove i precursori bromurati si trasformano in un pigmento di viola purpureo intenso. La polvere ultrafine si ottiene tramite essiccazione al sole e successiva macinazione, rivelando una granulometria setosa che si miscela in modo omogeneo con leganti organici.
In olio, la Porpora di Tiro sprigiona una lucentezza setosa e un profondo effetto tridimensionale, mentre in tempera all’uovo regala velature trasparenti dal carattere vibrante. Pur richiedendo supporti a pH neutro — poiché è sensibile agli alcali — mantiene la sua ricchezza cromatica nel tempo se applicata con mani esperte e protetta da strati sottili di vernice. Emblema di lusso e artigianalità, questo pigmento incarna la storia millenaria di tecniche tintorie che uniscono sapienza biologica e manipolazione chimica, offrendo agli artisti moderni un viola naturale di ineguagliabile profondità.