• Neri Storici più Iconici

I 10 Neri Storici più Iconici

I Pigmenti Neri della storia dell’Arte Decorativa

Nel mondo della decorazione murale e della pittura tradizionale, il nero non è mai stato un colore solo. Dietro ogni nero c’è una materia, un fuoco, una terra. Alcuni provengono da ossa carbonizzate, altri da legni antichi, fuliggini di fornace, minerali ferrosi o terre vulcaniche. Cambiano la grana, la profondità, la resa in calce o a secco. E cambiano anche le storie: c’è il nero delle ville romane, quello dei fondi pompeiani, il nero delle sinopie medievali, o quello più tecnico e industriale dell’Ottocento.

Abbiamo raccolto i dieci neri più emblematici della storia – pigmenti che, per composizione, origine geografica e impiego nella decorazione muraria, hanno segnato un’epoca o resistito al tempo. Non si tratta solo di distinguere tra caldi o freddi, opachi o trasparenti: ogni nero ha una funzione, un contesto, una tecnica con cui rende al meglio. Una raccolta fatta con lo sguardo dell’artigiano, non del chimico: quello che pesa il colore a occhio e lo sente tra le dita, prima ancora che sul pennello.

10°- Nero di Lampada

Sintetico

COLORE: Nero Vellutato

ORIGINE: Mesopotamia

DATA DELLA SCOPERTA: I Secolo a.C

Il nero di lampada si ricava dalla fuliggine prodotta dalla combustione di olio vegetale (oliva o sesamo) in lampade casalinghe delle regioni siriane e mesopotamiche. Gli artigiani raccoglievano con cura il deposito di fuliggine sul collo della boccia di terracotta o sul collo metallico della lampada, quindi lo mescolavano a una piccola percentuale di resina per legare meglio le particelle. Dopo un’accurata macinazione a mortaio, si ottiene una polvere sottilissima, con granulometria inferiore ai 2 µm, che si disperde perfettamente in olio, tempera o gesso. Questa finezza permette velature leggere e omogenee: il nero resta intenso ma conserva una leggera trasparenza nei primi strati, ideale per costruire chiaroscuri progressivi senza appesantire la tavolozza. Ancora oggi, chi pratica tecniche antiche e restauri storici apprezza il nero di lampada per la sua resa “viva” e per il carattere autentico che dona alle superfici.

9°- Nero Fumo

Sintetico

COLORE: Nero Velato

ORIGINE: Francia

DATA DELLA SCOPERTA: XII Secolo

Il nero fumo si ottiene dalla fuliggine prodotta dalla combustione incompleta di oli vegetali (linseed o papavero) in fornaci e ciminiere: il fumo, carico di particelle di carbonio, viene raccolto sulle pareti fredde delle aperture di scarico. Gli artigiani radunavano questa polvere finissima, la mescolavano a una piccola quantità di olio residuo e la macinavano ripetutamente in mortaio per eliminare grumi e impurità. Grazie alla sua granulometria ultra‑fine (spesso sotto i 1 µm), il nero fumo si disperde con eleganza in ogni legante—olio, tempera o gesso—offrendo velature morbide e controllate. L’intensità del suo nero è viva ma non totalmente opaca, permettendo di costruire chiaroscuri sfumati e transizioni tonali delicate. È un pigmento ideale per dettagli minuti, ombreggiature graduali e sottotoni in pittura a olio e tempera.

8°- Pirolusite

Naturale

COLORE: Nero Grigiastro

ORIGINE: Italia, Spagna

DATA DELLA SCOPERTA: XVIII Secolo

La pirolusite è un ossido di manganese (MnO₂) estratto come minerale primario dalle vene di Sardegna e di alcune regioni spagnole. Una volta estratta, la pietra grezza veniva frantumata, lavata per eliminare impurità silicee e quindi calcinata a temperature moderate, trasformando la frazione più pura in una polvere fine e omogenea. Questo pigmento offre un nero dal carattere deciso ma mai piatto: la granulometria media conferisce un effetto leggermente granuloso al tatto, mentre la composizione minerale garantisce un’eccellente resistenza alla luce e al calore. La pirolusite si miscela con facilità a gesso e leganti a base di olio, creando velature dense e opache, ideali per conferire peso e struttura a zone d’ombra in pitture murali e su tela. Ancora oggi, gli artigiani più attenti apprezzano la pirolusite per la sua stabilità chimica e per la qualità “viva” del nero, capace di raccontare con verità la profondità del colore.

7°- Terra Ombra di Cipro

Naturale

COLORE: Nero Marroncino

ORIGINE: Isola di Cipro

DATA DELLA SCOPERTA: I Secolo a.C

La terra ombra di Cipro si estrae dalle argille ricche di ossidi di ferro e manganese lungo le coste e le colline cipriote. Gli artigiani selezionavano manualmente i sedimenti più puri, separando pietruzze e sabbie grossolane, quindi lasciavano riposare la terra in acqua per favorire la decantazione delle impurità. Una volta asciutta, veniva frantumata e macinata ripetutamente in mortaio di pietra fino a ottenere una polvere omogenea e sottile. Il risultato è un pigmento dal carattere robusto: la presenza di goethite e di una piccola percentuale di ossido di manganese conferisce quella sfumatura leggermente verde che contraddistingue l’ombra naturale, mentre la silice garantisce stabilità alla luce e agli agenti atmosferici. La terra ombra di Cipro si miscela con facilità a olio, tempera o gesso, assicurando un’ottima adesione e velature profonde. È perfetta per dare corpo agli sfondi boschivi, per modellare volti e panneggi con chiaroscuri caldi, o per stendere intonaci d’ispessimento in lavori di restauro che richiedono un tono autentico e duraturo.

6°- Nero di Noccioli

Naturale

COLORE: Nero Bruno

ORIGINE: Italia

DATA DELLA SCOPERTA: XVIII Secolo

Il nero di noccioli si ottiene dalla carbonizzazione controllata dei noccioli di olive o di drupacee locali: un sottoprodotto agricolo trasformato in pigmento. Gli artigiani raccoglievano i noccioli esausti dell’olio, li cuocevano in forno chiuso per ridurre al minimo l’ossigeno, quindi estraevano la fuliggine dalle camere di combustione. Dopo decantazione e ripetuti lavaggi in acqua, la frazione più fine veniva essiccata e macinata a mortaio fino a ottenere una polvere omogenea. Grazie alla granulometria medio‑fine (2–5 µm), il nero di noccioli garantisce una copertura opaca ma non eccessivamente densa, ideale per chiaroscuri e velature. La componente organica residua conferisce un leggero sottotono bruno che rende il nero più caldo e naturale rispetto ai neri carboniosi puri. Si miscela con facilità a olio, tempera o gesso, aderendo perfettamente alle superfici e offrendo ottima stabilità alla luce.

5°- Bruno Cassel

Naturale

COLORE: Nero Marroncino

ORIGINE: Germania

DATA DELLA SCOPERTA: XIII Secolo

Il bruno Cassel proviene dalle argille ferruginose estratte nelle aree collinari attorno a Kassel. Gli artigiani medievali selezionavano manualmente i depositi più puri, quindi effettuavano una doppia decantazione in acqua per eliminare sabbie e impurità. La frazione sabbiosa veniva rimossa, mentre la terra più fine veniva essiccata e macinata in mortaio fino a ottenere una polvere uniforme. Questa polvere presenta una granulometria fine che le conferisce un’ottima dispersione nei leganti. La presenza di limonite e goethite dona al pigmento un marrone caldo, stabile alla luce e resistente all’umidità. Miscelato a olio, tempera o gesso, il bruno Cassel offre tonalità morbide e naturali, perfette per boschi ombrosi, sfumature di pelle o stucchi decorativi che richiedono un colore autentico e duraturo.

4°- Nero Vite

Naturale

COLORE: Nero Opaco

ORIGINE: Italia, Francia

DATA DELLA SCOPERTA: I Secolo a.C

Il nero vite si ricava dal fumo prodotto dalla combustione dei tralci di vite esausti negli antichi vigneti mediterranei. Gli artigiani raccoglievano la fuliggine aderente alle pareti delle pentole di terracotta o dei forni rustici dove si bruciavano i sarmenti, quindi separavano le particelle più fini tramite decantazione in acqua e ripetuti setacci, infine macinavano la frazione purificata in mortaio di pietra. La polvere risultante ha una granulometria molto fine, che le conferisce una trasparenza elegante: il nero vive di velature delicate, perfette per costruire profondità senza appesantire il colore complessivo. Miscelato a olio, tempera o gesso, il nero vite si stende uniformemente, lasciando intravedere lo strato sottostante e permettendo sovrapposizioni sottili e sfumate.

3°- Nero d’Ossa

Sintetico

COLORE: Nero Brunato

ORIGINE: Italia, Francia, Spagna

DATA DELLA SCOPERTA: II Secolo a.C

Il nero d’ossa nasce dalla carbonizzazione controllata di ossa animali (bovini o suini), scartate dalle macellerie rurali. Gli artigiani romani e medievali raccoglievano le ossa, le cuocevano in forni chiusi per limitare l’ossigeno, quindi riducevano in frammenti la calcinazione raggiunta. Dopo un primo lavaggio per eliminare grassi e residui organici, la polvere veniva finemente macinata in mortaio di pietra fino a ottenere una granulometria medio‑fine. Nella decorazione murale, il nero d’ossa fu prezioso nei cicli ad affresco e nelle pitture a “secco”. Miscelato direttamente all’intonaco fresco (fresco vero), si integra nella calce viva, garantendo un nero corposo e aderente alla parete. Nel “fresco secco”, unito a leganti a base di caseina o colla animale, offre ottima copertura in stucchi e verzure decorative, per motivi ornamentali e decori geometrici.

2°- Nero Carbone

Naturale

COLORE: Nero Freddo

ORIGINE: Europa Centrale

DATA DELLA SCOPERTA: 30.000 a.C

Il nero carbone è uno dei pigmenti più antichi mai utilizzati dall’uomo. Si ottiene dalla combustione lenta e controllata di legna dura – principalmente faggio, quercia o ontano – in fosse o forni a ridotto apporto di ossigeno. Dopo il raffreddamento, il carbone viene selezionato, frantumato, lavato e macinato), ideale per l’impiego murale. Utilizzato fin dalle pitture rupestri, il nero carbone è stato largamente impiegato nella decorazione murale tradizionale, soprattutto per stesure ampie, fondi ombreggiati, motivi architettonici a chiaroscuro o per il disegno preparatorio sotto intonaco (sinopia). La sua natura leggera e porosa permette una buona dispersione in calce, caseina, o tempera grassa, pur mantenendo una copertura discreta e una buona adesione al supporto murario. Pur non essendo il più intenso tra i neri naturali, il nero carbone è apprezzato per la sua stabilità, la compatibilità con le tecniche murarie storiche e la facilità di produzione artigianale. Ancora oggi, nei cantieri di restauro tradizionale, viene scelto per interventi reversibili, tracciature, e superfici che richiedano un nero leggero e “vivo”, capace di integrarsi con i toni caldi della calce e delle terre naturali.

1°- Nero Roma

Naturale

COLORE: Nero Profondo

ORIGINE: Roma (Lazio, Italia)

DATA DELLA SCOPERTA: III secolo a.C

Il nero Roma è un pigmento emblematico, legato indissolubilmente alla tradizione decorativa dell’Impero Romano. Ricavato da ceneri vulcaniche selezionate e da terre laviche naturalmente ricche di ossidi ferrosi e carbonati residui, veniva raccolto nelle zone attorno a Tuscolo, Ariccia e alla caldera di Albano, dove la materia nera si presentava già finemente polverizzata per erosione naturale. Dopo una semplice setacciatura e una lieve decantazione, la terra nera veniva asciugata al sole e conservata in anfore sigillate. Il risultato era un pigmento estremamente stabile, compatibile con intonaci a calce, stucchi, affreschi e pitture a secco. Nelle ville romane e negli edifici pubblici del I secolo d.C., il nero Roma era usato per tracciature, motivi architettonici in chiaroscuro, profili ornamentali e campiture monocrome, in particolare nei fondi del terzo stile pompeiano, dove il contrasto con i rossi e gli ocra accendeva la struttura murale.

La sua bellezza risiede nella sobrietà: un nero mai assoluto, ma profondo e pieno, capace di legarsi con i colori della terra e con i leganti tradizionali senza alterare nel tempo. Considerato oggi il nero più iconico della decorazione murale mediterranea, il nero Roma continua a essere riprodotto da artigiani e restauratori che cercano un pigmento fedele alla storia, stabile, naturale, e perfettamente compatibile con la materia dell’architettura antica.