• Bianco di Piombo

Biacca – Il Bianco di Piombo

La biacca, nota anche come bianco di piombo sintetico o bianco di cera, è uno dei pigmenti bianchi più antichi e dal carattere inconfondibile. Sintetizzata a partire dal piombo metallico, ha diver­samente dalla calce o dal carbonato di calcio un’eccezionale opacità e un potere coprente straordinario. Per secoli è stata la base imprescindibile nelle miscele a olio e nei medium per affresco, conferendo ai colori un’intensità e una brillantezza che nessun altro bianco riusciva a uguagliare.

Storia e Origini Della Biacca

L’arte della produzione della biacca si sviluppò già nell’antica Roma, ma fu nel medioevo europeo che i mestieri dei biaccari si organizzarono in vere e proprie corporazioni. Il metodo tradizionale, detto “processo alembico”, prevedeva l’esposizione di lamine di piombo a vapori di aceto in contenitori chiusi; le superfici avvolte dai fumi si ricoprivano di carbonato basico di piombo, poi raccolto, essiccato e macinato. Questa tecnica rimase inalterata per secoli e garantiva un bianco dal sottotono caldo, capace di armonizzarsi con i pigmenti colorati senza risultare freddo o innaturale.

Composizione e Produzione

Il cuore della biacca è costituito da carbonato basico di piombo (2 PbCO₃·Pb(OH)₂), ottenuto attraverso un lento ciclo di ossidazione e carbonatazione del metallo. Dopo la formazione delle prime croste di biacca sui piombi, queste venivano separate dal metallo, lavate ripetutamente per rimuovere impurità di acetato e ossido, quindi lasciate asciugare. La polvere così raccolta veniva successivamente lavorata in mulini a macine di pietra fino a raggiungere una granulometria finissima, grado essenziale per ottenere un bianco omogeneo e perfetto nelle velature.

Usi Storici

Nel corso del Rinascimento la biacca si impose come ingrediente essenziale per modellare la pelle nei ritratti: mescolata con piccoli quantitativi di rosso d’avena e giallo girasole, permetteva di ottenere incarnati morbidi e luminosi, capaci di trasmettere calore umano. Nelle vele e nei panneggi monumentali, il suo potere filmogeno creava velature sottili che bagliavano alla luce, accentuando la plasticità dei tessuti. Con l’affermarsi della pittura a olio su tela, i maestri fiamminghi e italiani sfruttarono la biacca per costruire impasti densi nei chiaroscuri, sfruttandone la capacità di stratificazione. Solo a cavallo del Sette-­Otto­cento si iniziò a sperimentare alternative meno pericolose; tuttavia, fino al secolo successivo, nessun altro bianco è riuscito a eguagliare la resa complessa e il sottotono caldo di questo pigmento.

L’Evoluzione della Biacca

La biacca rimane un simbolo della maestria artigiana e del perfezionismo pittorico: il suo processo di ossidazione controllata, lento e delicato, ha donato ai grandi capolavori una luminosità ineguagliabile. Pur relegata oggi a un uso specialistico e disciplinato, continua a essere studiata e impiegata nei restauri più raffinati, dove ogni granello di carbonato basico di piombo diventa il testimone di tecniche antiche e della ricerca incessante di un bianco in grado di parlare all’occhio e al cuore.