• Pigmenti Preferiti di Turner

I Pigmenti Preferiti da William Turner

Joseph Mallord William Turner (1775-1851) trasformò la pittura di paesaggio in un’opera d’arte dinamica, dove il colore era strumento per restituire il mutare continuo della luce e delle atmosfere naturali. In ogni tela, dalla furia delle onde in tempesta alle nebbie mattutine sulle pianure, Turner perfezionava sovrapposizioni di velature trasparenti e impasti corposi, calibrando i tempi di asciugatura in funzione dell’effetto desiderato. Le indagini tecniche moderne – spettroscopie Raman, analisi XRF e studi dei conservatori – hanno rivelato un utilizzo ripetuto e consapevole di un ristretto gruppo di materiali, scelti per la loro stabilità e potere espressivo. In questo articolo esploreremo come Turner, lavorando con una tavolozza apparentemente limitata, riuscisse a creare paesaggi vibranti di luce e colore, capaci di restituire l’epicità e la poesia della natura.

I Pigmenti della Tavolozza di Turner

William Turner iniziava ogni opera conducendo il colore in un laboratorio di luce e materia: stendeva velature trasparenti e impasti densi, giocando sulla sovrapposizione dei toni per ricreare l’effetto vibrante dell’alba sul mare o la foschia sottile di una valle alpina. Non erano semplici campiture, ma stratificazioni elaborate che richiedevano la conoscenza delle proprietà di ciascun pigmento e la padronanza dei tempi di asciugatura. Le tecniche analitiche moderne – dalla spettroscopia Raman all’XRF – confermano come Turner dosasse con precisione i suoi materiali, intervenendo più volte sullo stesso soggetto fino a ottenere contrasti soffusi e riflessi iridescenti. In questo capitolo scopriremo come, attraverso una tavolozza ridotta ma declinata in infinite sfumature, riuscisse a trasformare un semplice scorcio in un’esperienza atmosferica profonda e indimenticabile.

Ocra Gialla

COLORE: Giallo Oro

ORIGINE: Tutti i Continenti

L’ocra gialla era il “giallo di base” di Turner, usato nelle sabbie costiere, nei mattoni dei fari e nei bagliori pomeridiani. Nei dipinti in acquerello, compare in velature sottili che costituiscono il primo strato, mentre nei dipinti a olio si applica in impasti più corposi per evidenziare spigoli di scogli o sprazzi di luce. Analisi p‑XRF su schizzi a terra indicano un uso costante di ocra gialla, miscelata con biacca a seconda delle esigenze di resistenza alla luce

Blu di Prussia

COLORE: Blu Intenso

ORIGINE: Germania

Turner amava il blu di Prussia per le sue acque scure e tempestose. Nel celebre Rain, Steam and Speed, spettroscopia Raman ha individuato Prussian blue sotto le velature di vapore, usato per modellare la massa dell’acqua in rapido movimento. Spesso applicato in fondo, veniva poi ripreso con pennellate più secche per ottenere contrasti tra superficie opaca e riflessi argentei.

Blu Ultramarino

COLORE: Blu Acceso

ORIGINE: Afghanistan

Riservato a pochi dettagli ma impiegato con cura ossessiva, l’oltremare naturale compare nei cieli limpidi e nei manti luminosi degli abiti ritratti. Turner lo utilizzava spesso in porzioni limitate di tela, mischiandolo a biacca per ottenere blu cerulei che catturano la luce come gemme. Il Dolbadarn Castle conserva tracce di vera polvere di lapislazzuli, confermando che Turner non risparmiava questo pigmento costoso quando voleva ottenere il massimo della profondità cromatica.

Biacca

COLORE: Bianco Corposo

ORIGINE: Europa

Turner stendeva la biacca non solo come fondo ma come elemento strutturale della luce. Nelle marine notturne, la biacca forma creste luminose sulle onde e filamenti di schiuma, mentre nei tramonti la mescola a piccole dosi di ocra gialla per catturare il riverbero dorato dell’orizzonte. Radiografie XRF del Fishermen at Sea mostrano che Turner utilizzava la biacca in spessori variabili fino a 100 µm, stratificata con velature di mezzo tono per ottenere un chiaroscuro quasi palpabile.

Nero Carbone

COLORE: Nero Morbido

ORIGINE: Europa

Per i contorni delle scogliere, le sagome degli alberi e i dettagli architettonici, Turner si affidava al nero di carbone, capace di fornire un nero intenso ma sfumabile. Studi su The Fighting Temeraire hanno rilevato carbon black in tratti sottili a pennello, utilizzati per definire le linee delle navi e le catene, creando contrasti netti con i bianchi e i rossi circostanti. Turner spesso miscelava il nero di carbone con biacca o ocra gialla per ottenere grigi caldi, modulando l’intensità dell’ombra senza appesantire la composizione.

Cinabro

COLORE: Rosso Vermiglio

ORIGINE: Spagna, Italia

Il vermiglione è il tocco drammatico nelle opere di Turner: appare nei riflessi più caldi delle nuvole all’alba e nei bagliori nei porti illuminati a giorno. In Dolbadarn Castle, l’analisi Raman conferma la presenza di vermiglione nelle luci sulle torri di pietra, steso in impasti medi per garantire saturazione e brillantezza. Turner lo miscelava spesso con biacca per creare rosati delicati nei cieli infuocati, replicando l’effetto ottico di un faro che si affievolisce verso il crepuscolo.

I Capolavori di Turner Attraverso i Suoi Pigmenti

Nei dipinti di William Turner, il colore non è mai un ornamento secondario, ma componente attiva della narrazione paesaggistica: un elemento in grado di suggerire vento, maree, bagliori di sole e brume gelide. Qui analizzeremo alcune delle sue opere più celebri per mostrare come, attraverso sovrapposizioni di velature e impasti stratificati, Turner utilizzasse con costanza la biacca per i chiaroscuri, il blu di Prussia e il blu di cobalto nei crepuscoli e nelle maree, il vermiglione nei riflessi più caldi, l’ocra gialla nelle sabbie e l’uso sapiente del nero di carbone nei contorni. Le ricerche condotte da conservatori e scienziati della Tate Britain – con tecniche Raman, XRF e microscopia – confermano l’impiego ripetuto di questi materiali, scelti per durare nel tempo e per restituire ogni sfumatura di atmosfera e movimento.

Fishermen at Sea (1796)

National Gallery, Londra

Nel suo primo grande successo espositivo, Turner ricreò la tensione drammatica di un mare notturno usando la biacca stesa in impasti sottili per rendere la schiuma delle onde e disegnare i riflessi della luna. Sotto queste cortine luminose, compariva sempre il blu di Prussia, spalmato in campiture compatte, a marcare le ombre dell’acqua più profonda. Analisi XRF hanno rivelato concentrazioni di piombo della biacca fino al 40 % nei volumi più alti e picchi di ferro-cianuri corrispondenti al blu di Prussia nei fondali, dimostrando quante volte Turner tornasse su questi stessi materiali per ottimizzare l’effetto realistico della scena . I contorni delle imbarcazioni, appena percepibili, sono stati definiti con nero di carbone, attenuato da un tocco di ocra gialla per evitare un nero troppo duro e integrarsi nelle vibrazioni cromatiche circostanti.

Fishermen at Sea William Turner

The Slave Ship (1840)

Tale Britain, Londra

Nella sconvolgente rappresentazione del vascello carico di vittime gettate in mare, Turner sfruttò il vermiglione per i riflessi infuocati del tramonto e per i bagliori rossi delle acque ingrossate, impastandolo con biacca per creare gradazioni di rosso più tenui nelle onde tumultuose. Il blu di cobalto e il blu di Prussia si alternano nei cieli plumbei e nel mare in tempesta, attraverso velature sovrapposte che conferiscono profondità e iridescenze cupe alla scena. Analisi spettroscopiche realizzate dalla Tate hanno identificato entrambe le forme di blu in rapporto di circa 3:1, a testimonianza dell’abitudine di Turner di modulare il tono del cielo e del mare attraverso il mix di questi due pigmenti . Le masse scure delle navi e dei corpi sono definite con nero di carbone, applicato con pennellate decise che isolano le forme nel caos cromatico.

The Slave Ship William Turner

The Great Western Railway (1844)

National Gallery, Londra

In questo celebre studio sul treno in corsa attraverso la pioggia, Turner riuscì a rendere la foschia e il vapore sfumando il blu di Prussia con velature di biacca e ocra gialla, ottenendo riflessi giallognoli nei grumi di nebbia. I lampi di luce nelle ruote e sui binari nascondono impasti di biacca pura, spesso posti negli ultimi passaggi per accentuare il bagliore. Analisi non invasive al laser Raman hanno confermato la presenza di vermiglione in piccole quantità nei riflessi più caldi del carrozza e del vapore riscaldato, integrando i toni freddi con un tocco di colore drammatico . Turner impiegava inoltre il blu di cobalto per le ombre nella massa di vapore, applicato in velature sottili su blu di Prussia ormai asciutto, creando passaggi tonali quasi impercettibili.

Sun Rising Through Vapour (1840)

Tale Britain, Londra

In questo studio sul primo mattino, il sole filtrato dalla bruma è stato costruito con ocra gialla e biacca miscelate in proporzioni diverse: l’ocra per i riflessi dorati, la biacca per le zone di massima luminosità. L’apparizione del disco solare è resa con un impasto quasi puro di biacca, steso con tratto circolare, mentre intorno si percepisce l’azione di pennellate di vermiglione, sfumate nei primi passaggi di nebbia. Il blu di Prussia percorre i margini della tela, a delimitare il cielo e a contrastare il calore centrale, mentre il nero di carbone, mescolato a ocra, definisce i contorni della linea dell’orizzonte e del mare calmo. Queste stratificazioni, analizzate con XRF e microscopia ottica, mostrano una mano che riprende più volte le stesse aree, perfezionando l’equilibrio tra calore e freddo in un’alba che pulsa di vita.

Usare i Colori del Maestro Turner Oggi

Ripercorrere la tavolozza di Turner significa comprendere come la maestria non risieda nella quantità di colori a disposizione, ma nella consapevolezza con cui si sceglie ogni materiale e lo si applica. La sua fedeltà a pigmenti come la biacca, i blu di Prussia e di cobalto, il vermiglione, l’ocra gialla e il nero di carbone non è stata una rinuncia, ma un vero e proprio atto creativo: concentrarsi su una rosa ristretta di tinte gli ha permesso di esplorare in profondità gli effetti di luce, atmosfera e movimento, ottenendo risultati così vividi da coinvolgere ancora oggi chi osserva.

Per chi ama Turner o desidera avvicinarsi al suo metodo, ripartire da questi pigmenti significa avvalersi di materiali che hanno già dimostrato la loro stabilità cromatica e la loro forza espressiva. Esperimenti con velature di blu di Prussia e smalti di cobalto possono restituire la stessa sensazione di vastità marina, mentre dosare biacca e ocra gialla aiuta a rendere il calore di un’alba o di un tramonto. Il vermiglione, dosato con moderazione, diventa un accento prezioso per i riflessi più intensi, e il nero di carbone – miscelato con altri pigmenti – offre contorni morbidi ma precisi.

Sorgenti e Approfondimenti: wallacecollection.org – chsopensource.org – winsornewton.com – tate.org.uk