• Il Rosso Marte

Rosso Marte – Il Rosso Metallico

Il Rosso di Marte è un pigmento di laboratorio a base di ossido di ferro (Fe₂O₃), nato nel Settecento per offrire ai pittori un’alternativa più affidabile alle terre rosse estratte in cava. Quel suo rosso caldo e leggermente ramato conquista subito per la sua omogeneità e la capacità di mantenersi brillante nel tempo.

Storia e Origini Del Rosso Marte

Tutto comincia mescolando solfati di ferro con una soluzione basica: si ottiene un precipitato di idrossido di ferro, che viene lasciato essiccare e poi calcinato tra 700 °C e 900 °C. Durante questa fase, l’idrossido si trasforma in ossido puro, con piccole particelle regolari. Dopo un’accurata macinazione e setacciatura, la polvere finale, con granuli da 5 a 10 µm, è pronta per essere miscelata con calce, olio o gomma arabica senza perdere un grammo della sua tonalità

Utilizzi Storici del Rosso Marte

Nelle botteghe del XIX secolo, il Rosso di Marte divenne il nero delle velature: veniva steso in sottili strati sugli affreschi accanto al bianco di calce, creando sfumature profonde. Anche in architettura si diffuse nelle stesure a calce viva di facciate e porticati, dove resisteva all’umidità e non scoloriva al sole. I restauratori lo apprezzano tuttora per ritocchi filologici, perché si fonde perfettamente con le antiche terre bruciate.

L’Evoluzione del Rosso Marte

Con la diffusione dei pigmenti di cadmio e dei rossi alchidici di sintesi, il Rosso di Marte ha perso parte del suo ruolo dominante, pur rimanendo insostituibile quando serve un rosso terroso privo di dominanti aranciate. Oggi il suo uso è prevalentemente riservato ai restauri filologici e alle produzioni artistiche di tradizione, dove la fedeltà al passato e la compatibilità con i materiali storici sono più importanti dell’effetto “wow” dei rossi ultramoderni. In questo senso, il Rosso di Marte conserva il suo fascino di “rosso metallico” capace di collegare l’antica alchimia dei colori alle moderne esigenze di controllo qualitativo.