La Sicilia è un laboratorio cromatico naturale, dove le stratificazioni vulcaniche, sedimentarie ed evaporitiche hanno prodotto una tavolozza di terre e pigmenti naturali utilizzati sin dall’antichità per pitture, decorazioni e materiali da costruzione. Non è solo la geologia a parlare, ma anche la storia umana che ha saputo trasformare sabbie laviche, argille ocra e zolfo giallo in colori vivi, resistenti e carichi di significato.
Sin dall’antichità le terre ferrose e laviche sono state macinate per ottenere pigmenti neri, grigi e rossi, usati nelle pitture funerarie delle necropoli greche e nell’intonaco barocco. Le argille gialle e ocra provenienti da cave del Caltanissettese e dell’Ennese hanno tinteggiato facciate monumentali e preziosi stucchi conventuali. Lo zolfo, detto “oro giallo”, è entrato nelle prime formulazioni di vernici, candeggianti e simboli religiosi, mentre i caolini bianchi delle piattaforme calcaree hanno dato lucentezza a marmi artificiali e calci stese a fresco.
Le Terre Colorate Siciliane
Pigmenti Naturali e Zone di Origine
La Sicilia offre una straordinaria varietà di terre coloranti, frutto della sua complessa geologia: dagli affioramenti vulcanici dell’Etna alle piattaforme evaporitiche del bacino gessoso‑solfifero, fino alle cave di caolino sulle isole Eolie. In questo capitolo scorriamo le quattro famiglie principali di terre siciliane, ne descriviamo le caratteristiche cromatiche e mineralogiche e indichiamo i luoghi di estrazione, storici e moderni.
Terre e Ossidi di Origine Vulcanica
Terre nere e grigie dell’Etna
Le colate laviche dell’Etna, costituite principalmente da basalto trachitico e trachyandesitico, sono la fonte delle terre nere più profonde dell’isola. Anticamente i “pirriaturi” estraevano a mano gli strati più superficiali di lava (la «schiuma»), facilmente lavorabile con scalpelli, mazzole e martelli; oggi le cave di Camporotondo Etneo e dei versanti settentrionali impiegano ruspe e seghe diamantate per ricavare blocchi di pietra lavica dal cuore più compatto, più chiaro e resistente. Questi materiali hanno un contenuto di SiO₂ intorno al 49 % e FeO/Fe₂O₃ complessivi del 7–8 %, conferendo tinte grigio‑nere dense e opache, perfette per mosaici, pavimentazioni e stucchi scuri.
Terre rosse ferrose dei Monti Iblei e dei Monti Erei
L’altopiano dei Monti Iblei (Siracusa–Ragusa) e le propaggini meridionali dei Monti Erei (Enna–Caltanissetta) ospitano argille ricche di ossidi di ferro e manganese, che variano dal rosso pompeiano al bruno scuro. Queste terre venivano estratte in piccole cave a cielo aperto e impiegate nei rivestimenti murali, negli intonaci colorati e negli stucchi policromi del barocco siciliano. Le argille iblee sono caratterizzate da una granulometria fine e da un contenuto di ossidi di ferro che supera il 20 %, garantendo un’eccellente copertura e stabilità alla luce.
Terre Gialle e Ocra Siciliane
Le ocra gialle della Sicilia derivano da argille limonitiche e goethitiche, in prevalenza nelle province di Caltanissetta, Enna e Agrigento. Queste terre contengono limonite (FeO·nH₂O) in concentrazioni variabili tra il 15 % e il 30 %, che conferiscono tonalità dal giallo chiaro all’ocra intenso. Già in età preistorica l’uomo siciliano usava ocra per pitture rupestri e rituali funerari; più tardi, durante il Rinascimento e il Barocco, l’ocra gialla fu fondamentale per intonaci, stucchi e dorature, apprezzata per il suo potere coprente, la resistenza all’alcali dell’affresco e la stabilità alla luce.
Zolfo e Bianco di Sicilia
Zolfo Giallo dell’Altopiano Gessoso‑solfifero
Tra Caltanissetta, Enna e Agrigento s’affaccia il vasto bacino gessoso‑solfifero: qui, fino agli anni ’70 del Novecento, si estraeva lo “zolfo giallo” da miniere a cielo aperto e gallerie. Lo zolfo nativo veniva utilizzato non solo in vetreria e in agricoltura, ma anche – schiacciato in polvere finissima – come pigmento per trattamenti candeggianti, per simboli liturgici e come componente di vernici primordiali.
Terre Bianche e Caolini delle Eolie
Sull’isola di Lipari, le cave di caolino rappresentano una testimonianza mineraria di epoca greca e moderna (1945–1972). Il caolino di Lipari è una roccia argillosa bianca, composta principalmente da caolinite, pregiata per la sua finezza, plasticità e bianchezza. È stato impiegato nella produzione di ceramiche, porcellane, intonaci bianchi e marmi artificiali; la sua polvere dona lucentezza e opacità uniforme, rendendolo un legante bianco insostituibile.
Il Blu e il Verde di Sicilia
In Sicilia i giacimenti primari di carbonati di rame (azzurrite) e di idrossidi di rame (malachite) sono praticamente assenti. Per ottenere blu e verdi, artisti e artigiani si affidavano quindi a importazioni da altre regioni (Elba, Sardegna) o all’uso di pigmenti organici meno durevoli. L’azzurrite (Cu₃(CO₃)₂(OH)₂), nota fin dal Medioevo come “blu di rame”, e la malachite (Cu₂CO₃(OH)₂), “verde di rame”, restano pigmenti di nicchia in Sicilia, ricercati soprattutto per restauri e ceramiche pregiati, ma non estratti localmente.
I Pigmenti Siciliani nella Storia e nell’Arte
Le Decorazioni Dell’Epoca Greco-Romana
Fin dall’epoca greco‑romana la Sicilia vide l’uso sistematico delle sue terre naturali per decorare tombe e santuari. Nelle necropoli di Morgantina e Agrigento, le pareti venivano rivestite con rosso pompeiano e giallo ocra, ricavati da giacimenti locali. L’intonaco fresco, preparato con calce e pigmento macinato, garantiva una brillantezza che ancora oggi, dopo duemila anni, conserva vividità nei frammenti sopravvissuti.
Il Barocco della Val di Noto
Il devastante terremoto del 1693 diede via a un’ondata di ricostruzione che trasformò città come Noto, Ragusa e Modica. Qui gli artigiani sfruttarono le terre rosse dei Monti Iblei e le ocra gialle del Caltanissettese per creare stucchi a calce decorativi. Strato dopo strato, con tecniche di arriccio e intonachino, si ottenevano superfici levigate e resistenti, in cui il colore non era semplice ornamento, ma protagonista architettonico.
La Ceramica di Caltagirone
Caltagirone ha fatto della ceramica un’arte millenaria, grazie a un terreno argilloso straordinariamente puro. Qui il bianco di Lipari funge da base lucente, mentre i decori nascono da ossidi di ferro e terre ocra, mescolati con il caolino. Il terzo fuoco esalta la tonalità dei pigmenti, conferendo alle maioliche una durabilità unica e dettagli cromatici intensi.
I Colori di Palermo e Catania
Le due città maggiori della Sicilia, Palermo e Catania, raccontano la propria identità visiva attraverso un dialogo cromatico tra materiali naturali, tradizioni architettoniche e influenze culturali. In questo capitolo speciale esploreremo, per ciascuna, la tavolozza di terre, pietre e pigmenti che definiscono facciate, pavimentazioni e dettagli ornamentali, evidenziando come la geologia locale e le scelte costruttive abbiano plasmato l’esperienza del colore urbanistico.
I Colori di Catania
A Catania il linguaggio del colore nasce dalle pendici dell’Etna: il nero del basalto domina le strade porticando le proprie sfumature metalliche sotto i passi dei passanti. Le facciate barocche si stagliano su questo fondale scuro con un bianco brillante ricavato da calce naturale e caolino di Lipari, che sembra quasi sovraccaricare di luce ogni prospetto. Al di sopra delle cornici e delle mensole, lievi tocchi di ocra dorata e di rosso pompeiano scolpiscono i dettagli architettonici, ricordando agli occhi l’impalpabile calore del magma. Le maioliche che ornano ingressi e chiese brillano di un tenue azzurro importato, ma soprattutto di un giallo ocra che richiama la polvere minerale delle cave centromontane. Anche i tetti, coperti di coppi in terracotta locale, completano il quadro cromatico passando dal mattone vivo al bruno scuro, componendo un mosaico che si ammira al meglio dal Belvedere di Piazza Duomo, dove il tessuto urbano appare come un dipinto in continua trasformazione.
I Colori di Palermo
Passeggiando tra i vicoli del centro storico, la prima sensazione è quella del tufo grigio‑avorio che compone le antiche mura arabe e i bastioni del Cassaro; con il trascorrere degli anni, la pietra calcarea assume leggere velature gialle, come una patina dorata imposta dal tempo e dal sole. Spostandosi verso le piazze barocche, ci si imbatte in facciate intonacate con una ocra rosata ricavata da depositi limonitici dell’Ennese, scelta per il suo calore e la capacità di dialogare con gli stucchi bianchi dei palazzi nobiliari. Tra i decori più preziosi, il marmo giallo di Ficuzza regala riflessi dorati quando viene inciso dalla luce mediterranea, mentre cancelli e ringhiere, verniciati con pigmenti a base di ossidi di rame, mostrano un verde sommesso che resiste alla salsedine marina. Infine, nei cortili meno noti, piccoli tratti di basalto nero etneo – importato in epoca borbonica – punteggiano il selciato, offrendo un contrasto deciso con gli intonaci chiari e riaffermando la natura vulcanica che, pur a distanza, è sempre parte integrante del paesaggio palermitano.
Applicazioni Contemporanee nell’Edilizia Tradizionale
Oggi la maggior parte delle cave storiche di terre siciliane – da Roccapalumba a Sutera – è chiusa o vincolata, rendendo sempre più difficile reperire i pigmenti originali usati da secoli. Nonostante questo declino estrattivo, alcune piccole imprese familiari continuano a macinare a mano la terra d’ombra e l’ocra gialla, impiegando metodi tradizionali di frantumazione, decantazione e essiccazione naturale che preservano le proprietà minerali autentiche: eccellente copertura, stabilità alla luce e variazioni tonali uniche. La produzione artigianale copre oggi meno del 5 % del fabbisogno storico, ma questi pigmenti trovano un mercato di nicchia tra restauratori, ceramisti e architetti interessati a soluzioni sostenibili.
Parallelamente, università, geoparchi e startup green hanno avviato progetti di rilancio: con mappature droniche dei depositi residui e analisi geochimiche, si identificano micro‑affioramenti utilizzabili a basso impatto ambientale. I pigmenti recuperati alimentano settori emergenti come l’architettura bioclimatica, dove miscele di ocra e calce regolano umidità e durabilità dei muri, e il design ceramico di alta gamma, che valorizza la purezza del caolino di Lipari e le tonalità calde delle terre ferrose.
Tuttavia restano ostacoli da superare: la quantità limitata di materia prima, la necessità di certificazioni per garantire la qualità nei restauri storici, e l’assenza di un marchio collettivo “Pigmenti di Sicilia” che tuteli paesaggio e tradizione. Solo unire sforzi istituzionali, ricerche scientifiche e competenze artigiane potrà trasformare questa risorsa in un volano di valorizzazione territoriale, con workshop didattici, escursioni geologiche e mercati locali dedicati.
Sorgenti e Approfondimenti: visitsicily.info – parchiarcheologici.regione.sicilia.it – etnasci.it – roccadicereregeopark.it – unictmagazine.unict.it