Genova non si offre in piano: si arrampica, scende, si piega fra creuze, archi e muri che si stringono sotto il peso del tempo. Le case non cercano l’allineamento, ma la luce e l’aria, lanciandosi verso l’alto in cerca di uno spazio sempre più raro. In questa architettura verticale, a contatto diretto con la salsedine e con la roccia, i colori non sono solo estetica: sono protezione, identità, adattamento.
Genova ha imparato a usare ciò che ha sotto i piedi: scisti, calcari, arenarie, terre ferrigne. Le facciate sono spesso intonacate con tinte minerali miscelate alle malte locali, mentre i palazzi nobiliari mostrano un uso sapiente della calce e della terra colorata, alternata con pietra di promontorio, ardesia, marmo e decorazioni a graffito.
La tavolozza urbana si muove tra i toni polverosi dell’ocra, i grigi profondi dell’ardesia, i rossi spenti e i verdi acidi tipici delle terre liguri. Un equilibrio nato dalla geografia ripida e dalla necessità di proteggere le superfici dagli agenti marini, e mantenuto con coerenza sorprendente per secoli.
Breve Storia di Genova
Genova nasce sulla roccia e guarda il mare da sempre. La sua storia è fatta di terra strappata ai pendii e di pietre tagliate con fatica dalle colline vicine. Dalla Genova romana rimane poco, ma già nel Medioevo la città inizia a modellarsi con un equilibrio robusto: archi, portici, murature miste, e facciate tinte con calce e pigmenti naturali estratti localmente.
Nel periodo delle grandi repubbliche marinare, tra l’XI e il XIII secolo, Genova si afferma come potenza commerciale. I colori delle sue case iniziano a distinguersi: non c’è l’opulenza dorata di Venezia, ma una concretezza ligure che si esprime in facciate di ocra, rosa antico e terre rosse, spesso stese sopra la calce viva e rese più resistenti grazie a tecniche miste come il graffito o il finto bugnato.
Nel Cinquecento e Seicento, sotto l’influenza spagnola e poi austriaca, Genova si trasforma in una città nobile: i palazzi dei Rolli si affacciano sulle strade strette con superfici lisce, intonaci levigati e colori spenti ma profondi, sempre realizzati con pigmenti minerali, spesso miscelati con calce, sabbie fini e polveri locali.
Anche nei secoli successivi, durante le trasformazioni ottocentesche e industriali, Genova non ha mai perso del tutto il legame con la sua tavolozza originaria. Ancora oggi, camminando nei caruggi o guardando le alture da lontano, si riconosce una continuità nei colori: non per caso, ma perché le tecniche di un tempo – impasti di terre, stesure a calce, intonaci traspiranti – continuano a dettare legge anche negli interventi più recenti.
Le Terre Naturali di Genova
Il territorio intorno a Genova offre una gamma cromatica meno ampia rispetto ad altre regioni italiane, ma di grande carattere. Le colline liguri, povere di argille colorate ma ricche di rocce metamorfiche, scisti, calcari e terre ferrose, hanno fornito per secoli le basi per intonaci e pitture minerali. I pigmenti erano estratti in piccole quantità, spesso lavorati in loco e adattati con sapienza alla calce e alla pietra locale. Di seguito, i principali:
Terra Rossa Ligure
Una terra ferrosa ricavata da sedimenti argillosi rossastri presenti nell’entroterra tra Cogoleto e Savignone. Dopo l’estrazione, la terra veniva essiccata, vagliata e a volte leggermente arrostita per accentuarne la tonalità ruggine. Era molto usata negli intonaci delle fasce basse degli edifici e nei fondi murari interni. Abbinata alla calce, dava vita a tinte robuste e materiche, capaci di resistere all’umidità costiera.
Ocra Gialla Genovese
Questa ocra proveniva da piccole cave di argilla giallastra presenti tra la Val Polcevera e le colline di Sestri Ponente. La tonalità era calda, tra il miele e il senape chiaro. Dopo la decantazione e l’essiccazione, la terra veniva finemente polverizzata e mescolata con grassello di calce. Il risultato era un intonaco dorato, luminoso ma non acceso, che si armonizzava bene con la pietra nera di Promontorio e con il bianco spento delle decorazioni.
Terra Grigia di Scisto
Derivata dalla polverizzazione degli scisti neri e blu-nerastri delle colline liguri. Questo pigmento veniva usato in miscela con la calce per ottenere tonalità grigio-azzurrine, molto apprezzate nei decori a graffito e nelle cornici dipinte. Sebbene poco diffuso in altre regioni, a Genova trovava largo impiego anche per imitazioni di bugnato o elementi architettonici simulati, in contrasto con le tinte ocra e rosso ruggine.
Nero di Fumo
Nei secoli, i decoratori genovesi hanno usato anche pigmenti neri ottenuti dalla combustione di resine lignee e da fuliggini. I nerofumo, spesso miscelati con la calce e usati per filettature, cornici o motivi a chiaroscuro, si distinguevano per la loro leggerezza e versatilità. In alcuni casi, venivano anche mescolati alla terra grigia per ottenere sfumature più fredde.
Architettura e Materiali Tipici di Genova
A Genova si costruisce con quello che offre la terra, spesso dura e difficile da scavare, ma capace di restituire materiali resistenti, adatti al clima marino e alle pendenze dei quartieri collinari. Qui ogni mattone e ogni intonaco raccontano la storia di un adattamento, di una soluzione trovata con mestiere e conoscenza dei luoghi. Vediamo i principali materiali usati nella costruzione e finitura delle architetture genovesi.
Pietra di Promontorio
Una pietra metamorfica estratta fin dal Medioevo nel quartiere di Promontorio e in altre zone della città. È di colore grigio scuro tendente al nero, con una tessitura compatta e resistente. Veniva usata soprattutto per basamenti, stipiti, cornici e scalinate. Ancora oggi la si riconosce nei portali e nelle fasce marcapiano di molti edifici storici del centro.
Pietra di Finale
Una calcarenite chiara, proveniente dalle zone del Finalese, trasportata a Genova via mare. È più tenera della pietra di Promontorio e si lavorava bene con scalpelli e sagome. Veniva usata per dettagli ornamentali, colonne, davanzali e cornici decorative, spesso in contrasto cromatico con il fondo scuro delle murature locali.
Calce Aerea Ligure
Prodotta in forni locali utilizzando calcari provenienti dalle alture retrostanti la città. La calce genovese era apprezzata per la sua purezza e per la buona resa nell’impasto con sabbie silicee e pigmenti naturali. La si usava sia per malte murarie che per intonaci e pitture a fresco, seguendo cicli tradizionali a più mani.
Laterizio Misto
A causa della scarsità di argille adatte, i laterizi non erano prodotti diffusamente in città fino all’Ottocento. Prima di allora si riutilizzavano mattoni antichi provenienti da demolizioni, oppure si importavano laterizi dalle zone dell’Ovadese o del Basso Piemonte. Il laterizio veniva spesso impiegato in abbinamento alla pietra, nelle murature miste o per voltine interne e tamponamenti leggeri.
Intonaci a base di Sabbia Marina
L’impasto per intonaci e finiture interne veniva spesso arricchito con sabbie fini prelevate dalle spiagge, unite a polveri di pietra calcarea o scisto. Questi intonaci, molto traspiranti, garantivano una buona durata anche in ambienti umidi e costieri, specie quando protetti da strati di calce pigmentata o graffiti decorativi.
Custodire l’Anima Cromatica di Genova
Genova non si concede con facilità, né come città né come tavolozza. Va letta nelle ombre dei suoi carruggi, nelle facciate rigate da intonaci alternati, nei portoni anneriti dal tempo. I colori che la definiscono non sono sgargianti, ma profondi e resistenti, proprio come i pigmenti che li generano. L’ocra scura che si scalda al sole, il grigio pietra dei portali, il rosso scuro delle terre ferruginose liguri: tutto qui parla di equilibrio tra necessità e bellezza.
Le terre naturali, i materiali locali e le tecniche di lavorazione hanno creato una città unica, dove il colore non è mai una decorazione superflua, ma parte integrante dell’architettura. In ogni scorcio si legge la mano di maestranze che conoscevano a fondo le caratteristiche delle terre liguri e delle pietre di cava, sapendo come sfruttarle al meglio per resistere al vento salmastro e alla luce cangiante. Genova insegna che la vera ricchezza non sta nell’abbondanza, ma nell’uso sapiente delle risorse che si hanno a disposizione. Un insegnamento che vale ancora oggi, per chi si occupa di restauro, decorazione e costruzione con i materiali naturali.