Cagliari è una città di pietra e sole, di muri che riflettono l’aria salmastra e si consumano lentamente sotto il maestrale. Vista da lontano, pare costruita con il gesso o il miele, ma basta avvicinarsi per scoprire un mosaico di sfumature: il bianco rosato del calcare della Bonaria, il giallo pallido della pietra di Tramezzario, l’ocra aranciata delle argille marine e il grigio delle scorie vulcaniche del Monte Arci.
Cagliari è anche luogo di cave antiche e di terre pigmentate, dove la cultura artigiana del costruire con la materia locale è sopravvissuta a lungo. Le cromie non sono mai state solo estetiche: raccontano la geologia, la disponibilità delle risorse, le tecniche edilizie e la necessità di adattarsi a un clima torrido, ma mai statico. La materia parla, e a Cagliari lo fa con l’accento forte delle rocce calcaree e con la voce calda delle terre del Sud.
Breve Storia di Cagliari
Cagliari, città distesa su sette colli affacciati sul mare, affonda le sue radici in una storia stratificata come gli strati di calce sui muri antichi. Fondata probabilmente dai Fenici con il nome di Karalis, divenne un nodo fondamentale nei traffici del Mediterraneo grazie al suo porto naturale. Passò poi sotto il controllo dei Cartaginesi, dei Romani, dei Bizantini, e ogni passaggio lasciò tracce nei materiali da costruzione, nelle tecniche decorative, nei colori.
Durante il Medioevo, con il giudicato di Cagliari e la successiva dominazione pisana, la città si espanse sul colle del Castello. Fu in questo periodo che si iniziò a cavare intensamente il calcare locale, una pietra chiara e morbida che definisce ancora oggi l’aspetto luminoso della città antica. Sotto gli aragonesi e poi gli spagnoli, i quartieri si differenziarono: Villanova per gli orti e le case basse, Stampace per le botteghe e i mestieri, Marina per i traffici e i magazzini.
Nel Settecento e Ottocento, con la presenza sabauda, si consolidarono gli stili architettonici neoclassici e liberty, mentre il colore iniziava a farsi elemento progettuale, grazie alla diffusione degli intonaci pigmentati. Le terre colorate, le calci tinte, le finiture grezze o lucidate parlavano un linguaggio sobrio ma ricco, radicato nelle risorse minerarie e agrarie dell’isola.
Le Terre Naturali di Cagliari
La tavolozza cromatica di Cagliari nasce dalla fusione tra la roccia calcarea del colle e i depositi argillosi e ferrosi dell’entroterra. Intonaci, decorazioni e finiture riflettono questi elementi, modulando i colori dal giallo chiaro al rosso bruno, con toni terrosi e vibranti. Ecco i principali pigmenti naturali impiegati nella tradizione edilizia e decorativa:
Ocra Gialla della Sardegna
Questa terra gialla viene estratta nei pressi di Iglesias, nel territorio compreso tra il Monteponi e il bacino del Fluminese. Le argille, ricche di limonite e caolinite, vengono lasciate asciugare al sole, poi polverizzate e setacciate. La polvere ottenuta ha una tonalità calda, dorata, che si presta bene alla stesura su facciate e pareti interne, dove cattura la luce mediterranea con toni morbidi e vellutati. La si trova spesso impiegata su paramenti murari storici nei quartieri di Stampace e Villanova.
Ocra Rossa della Sardegna
Raccolta nei terreni ferrosi attorno a Guspini e nella zona di Montevecchio, quest’ocra presenta un rosso intenso, tra il mattone e il ruggine. L’alto contenuto di ossidi di ferro la rende stabile e coprente. Dopo una prima essiccazione e macinazione, viene spesso mescolata a calce per ottenere impasti colorati adatti sia all’interno che all’esterno. Usata per zoccolature, bordi decorativi e elementi di contrasto, è ben riconoscibile in diversi edifici storici del Castello.
Calcare Chiaro di Bonaria
Il calcare estratto nel colle di Bonaria, già utilizzato come pietra da costruzione, veniva anche polverizzato per creare un pigmento chiaro, color crema, spesso combinato con la calce. Il risultato è una tinta tenue ma calda, usata nei fregi, nelle modanature e nei particolari architettonici in rilievo. La sua diffusione nei quartieri storici è legata alla facilità di approvvigionamento locale.
Terra Vulcanica Scura del Campidano
Dal Campidano di Cagliari, in particolare tra Decimomannu e Uta, si ottengono terre scure, quasi grigiastre, con sfumature bruno-violacee. Ricche di minerali basaltici, queste terre venivano cotte e setacciate per ottenere un pigmento opaco e profondo, usato per elementi decorativi più austeri o per creare contrasti cromatici nei prospetti urbani più sobri.
Architettura e Materiali Tipici di Cagliari
Cagliari si mostra come una città solare, dove la materia non è solo struttura, ma superficie viva che assorbe e riflette la luce mediterranea. Qui l’architettura parla attraverso i colori naturali delle pietre, delle terre e delle calci. I quartieri storici – Castello, Villanova, Stampace e Marina – offrono una mappa cromatica coerente, modellata da secoli di costruzione artigianale e da una disponibilità locale di pigmenti semplici, ma intensi.
Il calcare di Bonaria, chiaro e poroso, è protagonista nelle costruzioni più antiche: lo si ritrova nei bastioni, nelle scalinate, nelle cornici dei palazzi nobiliari. A questa base candida e luminosa si accostano le ocre isolane: gialle, rosate, brune, estratte da diverse zone dell’entroterra o miscelate alle calci per realizzare intonaci protettivi e decorativi. Le facciate non erano mai monocrome, ma giocate su variazioni di tono, con sfumature di sole e polvere, che si modificavano con l’umidità, con l’età del muro, con le stagioni.
Villanova, con le sue case basse e i cortili interni, predilige toni tenui: giallo paglierino, rosa pallido, grigi calcarei. Stampace mostra colori più decisi, ocra carico, terre aranciate, rosso caldo sulle cornici, spesso ottenuti dalla miscelazione di terre ferruginose locali. Castello, in alto, combina il bianco del calcare con i gialli sabbiosi degli intonaci storici, mentre la Marina mescola tutto: facciate restaurate in stile ottocentesco con tinteggiature tradizionali che alternano rosa salmone, senape, toni grigio-beige.
La luce fa il resto: a Cagliari i pigmenti non esistono senza l’irraggiamento che li accende. Le terre respirano, cambiano, si velano con il tempo. Non sono smalti, ma pelle. E ogni parete diventa così una pagina della geologia e della storia dell’isola.
Custodire l’Anima Cromatica di Cagliari
Passeggiando per i quartieri storici di Cagliari, tra muri scrostati dal vento salino e scorci che si accendono sotto la luce obliqua del tramonto, si capisce quanto i colori non siano solo apparenza, ma memoria fissata nella materia. Le terre di Sardegna, tirate fuori a colpi di piccone dalle cave di roccia, lavate, setacciate e poi stese sui muri a calce, raccontano una storia concreta fatta di mani e stagioni, di calore e ossidazione.
L’ocra gialla e quella rossa, la sabbia vulcanica e la pietra bianca di Cagliari non sono tinte scelte per gusto estetico: sono il risultato diretto del paesaggio, della geologia e di un sapere tramandato. Ogni colore ha il suo perché tecnico: proteggere, riflettere, armonizzarsi con il clima e la luce. E ogni facciata, ogni intonaco vissuto, mostra che quei pigmenti – se usati con criteri dell’arte antica – resistono all’umidità, al sole, al tempo. Chi lavora con queste terre lo sa: non si tratta solo di decorare, ma di rispettare l’identità di un luogo. Cagliari insegna che l’uso dei colori naturali non è un vezzo nostalgico, ma una pratica sostenibile, robusta e carica di senso. Vale per oggi come valeva secoli fa.