I Pigmenti Preferiti da Johannes Vermeer

Vermeer non inventava scorci drammatici, ma traduceva la luce quotidiana in pittura con rigore artigianale. La sua tavolozza è il risultato di una ricerca attenta dei pigmenti naturali più stabili e puri, capaci di restituire quella trasparenza sottile che caratterizza i suoi interni. Sappiamo quali terre e minerali scelse grazie ai resoconti dei suoi contemporanei, come il mercante Pieter Claesz van Ruijven, e alle numerose analisi spettroscopiche come quelle condotte nel Delft Museum e alla National Gallery di Washington.

I Pigmenti della Tavolozza di Vermeer

Nella bottega di Vermeer ogni barattolo era frutto di scelte accurate e di tentativi pratici: non esisteva un colore “già pronto” ma un insieme di terre e minerali miscelati in base alla loro resa alla luce filtrata dalle finestre olandesi. Vermeer si affidava innanzitutto alla lapislazzuli naturale per ottenere i suoi blu più intensi, dose minima su cui costruiva velature sottili per evitare grumi e garantire un effetto liscio. L’ocra gialla proveniva dalle cave locali e veniva stemperata con acqua o miscelata a una punta di ocra rossa, così da offrire una base calda e uniforme alle pareti e ai legni degli interni. Il bianco di piombo (biacca) serviva a dosare la luminosità, sfruttato sia nei riflessi più netti che nelle sfumature delicate dei volti, mentre terre verdastre – un miscuglio di terre verdi e un accenno di minerali blu – entravano nei dettagli dei tessuti e degli arredi per regalare contrasti naturali. Nei rossi e nei porpora, Vermeer usava la lacca di garanza e un pizzico di cinabro per accenti puntuali, calibrando la trasparenza del pigmento con piccole gocce di medium a base di gomma arabica. Ogni colore era preparato, provato e annotato prima di finire sulla tela, perché Vermeer sapeva che la durata e la pulizia del tono dipendevano tanto dal materiale quanto dal gesto del pennello.

Blu Oltremare

Estratto dalle miniere afghane, il lapislazzuli portava in dote un blu saturo e brillante, capace di restituire il riflesso della luce sulle vesti di Madonne e giovane signore. In “Ragazza con l’orecchino di perla” (Mauritshuis, L’Aia), la carnagione tenue è incorniciata dal turbante blu oltremare, steso in velature sottili e stratificate: Vermeer impiegava pochissimo pigmento per evitare scaglie e garantire una resa liscia, dosandolo con biacca per un’eleganza senza spigoli. Analisi al MAAT di Coimbra confermano uno spesso sottile di lapislazzuli purissimo, mai miscelato ad altri blu.

Ocra Gialla

Presente in quasi tutti i suoi interni, l’ocra gialla forniva la base calda delle pareti e degli oggetti in legno. In “Interno con donna che legge una lettera” (Royal Collection, Windsor), la parete dietro la protagonista mostra un giallo ocra leggermente stemperato con un tocco di rosso di terra per evitare piattezza: il pigmento è stato applicato in strati sottili, con pennellate sottili e uniformi, rendendo l’ambiente avvolgente ma mai opaco.

Terra Verde Verona

Oltre al verde veronese, Vermeer ricorreva a miscele di terre verdi – spesso composte da terre verdi di varia origine e piccole dosi di azzurrite – per rendere i tessuti damascati, i cuscini e talvolta gli sfondi vegetali. Questo “verde minerale” reagisce bene in miscele leggere con biacca, mantenendo trasparenza e freschezza. In “La suonatrice di liuto” i volumi del cuscino sullo sfondo vengono costruiti con strati sottili di terra verde, applicati con pennello fine, per non appiattire la prospettiva ma anzi arricchirla di piccoli bagliori di luce filtrata.

Rosso Cinabro

Il rosso intenso del vermiglione, estratto dal solfuro di mercurio, era fondamentale per i tocchi più caldi nelle opere di Vermeer. Ne troviamo tracce nei libri e nei tessuti rossi, dove il pigmento viene dosato con estrema precisione: troppo spesso risulta opaco, troppo diluito perde vivacità. Per questo Vermeer lo miscelava con una punta di lacca di garanza, ottenendo un rosso profondo ma trasparente, capace di rispondere alla luce morbida della finestra. Le analisi di “Ragazza con l’orecchino di perla” hanno confermato l’uso di vermiglione nei dettagli dell’orecchino e in qualche passaggio del turbante, usato in minima parte per creare contrasti di calore.

Bianco Di Piombo

Vermeer era ossessionato dalla trasparenza dei suoi toni chiari: la biacca era il suo alleato per ottenere luci fresche e impasti setosi. Nei riflessi sul bordo del tavolo in “La lattaia” (Rijksmuseum, Amsterdam), il bianco di piombo è miscelato con ocra e un accenno di blu, per suggerire il luccichio della ceramica. Si nota inoltre come Vermeer dosasse la biacca per regolare la consistenza, usando pennelli di cinghiale morbido per applicazioni sottilissime.

I Capolavori di Vermeer Attraverso i Suoi Pigmenti

Nei capolavori di Vermeer, il colore non è mai “di sfondo”: ogni superficie doma la luce attraverso la materia del pigmento. Il blu intenso del lapislazzuli nel turbante della Ragazza con l’orecchino di perla, l’ocra calda delle pareti in Interno con donna che legge una lettera, i verdi minerali del cuscino ne La suonatrice di liuto, il contrasto tra i rossi di Concerto e il bianco lucido delle stoviglie in La lattaia sono scelte deliberate. Vermeer calibra spessore, trasparenza e posizionamento di ciascun colore in funzione della luce che entra dalle finestre, sfruttando le proprietà di terre e minerali: opacità, resa al naturale, resistenza al tempo. In queste opere il lavoro di preparazione e sperimentazione in bottega diventa tangibile nel realismo dei materiali e nella precisione dei dettagli cromatici.

Ragazza Con l’Orecchino di Perla (1665)

Mauritshuis, L’Aia

Il carattere magnetico dello sguardo nasce dal contrasto tra il volto modellato con ocra gialla e terra d’ombra leggera e il turbante blu oltremare. Vermeer applicò il lapislazzuli in sottili velature, stratificandolo con biacca per ottenere transizioni sfumate. La perla, resa con un rapido tocco di biacca pura, riflette la luce riflessa dal volto.

Interno Con Donna Che Legge Una Lettera (1663)

Royal Collection, Windsor

L’ocra gialla delle pareti è applicata in due strati principali: un fondo di ocra naturale più chiaro e un velo di ocra bruciata per le ombre. Il blu tenue della mappa appesa alla parete è ottenuto con azzurrite miscelata a biacca. Vermeer giocava sui contrasti cromatici per guidare lo sguardo verso la figura, sfruttando la tenuta alla luce di questi pigmenti.

Interno con donna che legge una lettera

La Lattaia (1658–1660)

Rijksmuseum, Amsterdam

Il bianco della brocca è un mix di biacca e un minuscolo accenno di ocra, per simulare smalto ceramico. L’ocra gialla del tavolo è stemperata con lacca di garanza nei riflessi, mentre i blu del vestito sono un miscuglio leggero di lapislazzuli e azzurrite, testato in bottega per non creare grumi.

Concerto (1664)

Staatliche, Berlino

La ricchezza dei rossi dei tessuti deriva dalla lacca di garanza fissata con gomma arabica, alternata a velature di cinabro: Vermeer mixava i due pigmenti per trovare il tono giusto, senza cedere alla violenza del rosso puro. I verdi del tappeto sono terre miste, e il blu dei libri è azzurrite con un pizzico di lapislazzuli per stabilità.

Riprendere oggi la tavolozza di Vermeer significa riscoprire il valore di pigmenti naturali studiati pazientemente per centinaia di anni. Ocra, lapislazzuli, terra verde e lacca di garanza offrono una gamma di sfumature e una tenuta alla luce che i soli colori sintetici non possono replicare. Lavorare con queste materie è un invito a praticare un mestiere antico, dove ogni colore racconta la sua origine e ogni prova in bottega si traduce in un dettaglio di luce che dura nei secoli.

Sorgenti e Approfondimenti: essentialvermeer.com – nature.com – jhna.org – kathylindertart.com