Blu Oltremare: Un Pigmento Più Prezioso dell’Oro

Nei secoli, pochi colori hanno evocato lo stupore e il prestigio come il blu oltremare. La sua origine non è legata a una semplice terra o a un ossido comune, ma a una pietra semipreziosa: il lapislazzuli. Estratto dalle cave dell’Afghanistan sin dal II millennio a.C., questo minerale affascinava già Egizi, Mesopotamici e poi Romani, che ne apprezzavano il colore intenso e il suo legame con il divino e l’eternità.

Tuttavia, il lapislazzuli era inizialmente utilizzato come pietra decorativa o ridotto in polvere per usi cosmetici e simbolici. Solo in epoca medievale – e con maggior precisione nel Rinascimento – si sviluppò un procedimento capace di separare la parte blu pura dal resto del minerale, permettendo la nascita del pigmento vero e proprio: il blu oltremare. Questo processo, raffinato a Venezia, rese il colore una merce rara e ambita, spesso riservata a committenze religiose o aristocratiche.

Oggi, raccontare la storia di questo pigmento significa percorrere secoli di arte murale, tecniche antiche e scelte cromatiche dettate tanto dalla disponibilità quanto dalla simbologia. Il blu oltremare non è solo un colore, ma un simbolo storico, culturale e geografico.

L’Impronta Egizia: Simbolismo e Pittura Murale

In Egitto, il lapislazzuli era considerato una pietra sacra, associata alla divinità Iside e al concetto di rinascita. Nonostante gli Egizi non lo usassero ancora nella forma pigmentaria raffinata come il Blu Oltremare, impiegavano la pietra grezza per decorazioni murali, amuleti e dettagli funerari, come nella maschera d’oro di Tutankhamon, dove il blu spicca tra oro e turchese. La vera svolta pigmentaria arrivò in epoca medievale europea, ma il fascino egizio rimase incastonato nel simbolismo del colore: il blu profondo era simbolo del cielo, del divino, dell’inconoscibile.

Maschera di Tutankhamon

Maschera di Tutankhamon realizzata in Oro e Lapislazzuli

L’Apice dell’Oltremare: Dal Medioevo al Rinascimento

Dall’XI secolo in poi, il pigmento iniziò a essere importato in Europa sotto il nome di “ultramarinus”, ovvero “oltre il mare”. Il costo era elevatissimo: più dell’oro. Per questo motivo, veniva riservato a figure sacre nelle pitture murali e nei manoscritti miniati, in particolare per il manto della Vergine Maria. Artisti come Giotto, Beato Angelico, Piero della Francesca e Raffaello lo impiegarono in affreschi monumentali, specialmente nelle decorazioni absidali, dove il blu creava una profondità spirituale incomparabile.

Uso in Pittura Murale e Restaurazione

Il Blu Oltremare si è affermato come pigmento chiave nella pittura a secco e a calce, anche se la sua resistenza agli alcali lo rendeva più adatto a superfici ben protette e preparate. Nei restauri moderni, quando possibile, si utilizzano formule fedeli alla composizione originale per ripristinare le opere murali storiche.

In casi specifici, viene sostituito con pigmenti analoghi sintetici, ma l’uso del vero blu oltremare resta un segno distintivo nei progetti più conservativi e filologicamente corretti. Oggi il Blu Oltremare, in forma naturale o sintetica, trova impiego nella bioedilizia artistica, specialmente nella decorazione murale in ambienti di pregio. La sua stabilità, la non tossicità e l’estetica unica lo rendono un pigmento ancora apprezzato in rivestimenti decorativi naturali e finiture ecocompatibili.

Cappella degli Scrovegni

Cappella degli Scrovegni – Dipinta da Giotto con grande uso del blu oltremare (Padova 1305)

Il Costo del Blu Oltremare

In passato, non tutti i colori avevano lo stesso valore. Alcuni, come il Blu Oltremare, erano considerati un vero e proprio lusso. Estratto dal lapislazzuli afghano, un minerale raro e difficile da lavorare, questo pigmento aveva un prezzo elevatissimo: nel Rinascimento, arrivava a costare più dell’oro.

La lavorazione era lunga e complessa. Dopo aver ridotto la pietra in polvere, si impastava con resine e cere, per poi separare il blu puro dalle parti terrose. Ogni fase richiedeva pazienza e competenza, e solo i laboratori più esperti erano in grado di ottenere un prodotto di qualità.

Nelle pitture murali, veniva usato con parsimonia. I committenti lo richiedevano per particolari specifici: manti della Vergine, cieli limpidi, dettagli di rilievo. Il suo impiego diventava simbolo di prestigio, ma anche di devozione, tanto che nei contratti spesso si specificava l’obbligo di usare proprio il Blu Oltremare, distinguendolo da pigmenti più economici.

Lapislazzuli Pietra

Lapislazzuli Pietra Semi-Preziosa Molto Usata nella Gioielleria

Confronto con Altri Pigmenti Blu Naturali

Nel vasto panorama dei pigmenti naturali utilizzati nella pittura murale antica, i toni del blu hanno sempre occupato un posto d’onore, spesso associati al sacro, al celeste e all’autorità. Di seguito proponiamo un confronto tra il Blu Oltremare e altri pigmenti blu di origine naturale, considerando caratteristiche chimiche, uso storico e durata nel tempo. Questo schema aiuta a comprendere perché il Blu Oltremare, nonostante il suo costo elevato, fosse così ricercato dagli artisti e decoratori.

Pigmento Origine geografica Periodo d’uso storico Caratteristiche cromatiche Stabilità nel tempo Note distintive
Blu Oltremare Afghanistan (Badakhshan) Dall’antico Egitto al Rinascimento Blu intenso, profondo e brillante Molto alta Ricavato da lapislazzuli; simbolo di sacralità e prestigio
Blu Egizio Egitto Dal III millennio a.C. Blu tendente al turchese Alta Primo pigmento sintetico della storia
Azzurrite Europa centrale e Francia Epoca classica al XV secolo Blu acceso ma tendente al verde col tempo Media Più economico, ma meno stabile
Maya Blue Mesoamerica Dal 600 d.C. circa Blu opaco e molto resistente Eccezionale Usato in contesti rituali e murali sacri

Curiosità Storiche Poco Note

  • Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, menziona una polvere blu preziosa importata dall’Oriente, probabilmente un riferimento al lapislazzuli non ancora purificato come pigmento.
  • Alcune miniature bizantine mostrano stratificazioni multiple del Blu Oltremare, evidenziando la pratica di applicare più strati per aumentarne l’intensità, pratica comune anche nella pittura murale rinascimentale.
  • In un contratto veneziano del XV secolo, un artista fu pagato con “due once d’ultramarino” in anticipo, a testimonianza del valore commerciale del pigmento.
Estrazione della pietra Lapislazzuli nelle cave dell'Afghanistan

Estrazione della pietra Lapislazzuli nelle famose cave dell’Afghanistan

Oltremare, Quando il Colore Diventa Simbolo

Il Blu Oltremare è molto più di un semplice pigmento: è il racconto di un lungo viaggio che parte dalle montagne dell’Afghanistan e arriva fino ai soffitti delle chiese rinascimentali, attraversando secoli di storia, arte e cultura. È un colore che ha saputo unire mondi lontani, religioni diverse, artigiani e committenti, simbolizzando purezza, ricchezza e aspirazione spirituale.

Il suo impiego nella pittura murale non era solo una questione estetica. Ogni scelta di colore portava con sé una gerarchia di significati. Dove c’era Blu Oltremare, c’era importanza. Era una dichiarazione chiara: si stava parlando di qualcosa di sacro, di intoccabile, di eterno. Per questo, anche oggi, osservando un affresco antico che ancora conserva le sue velature blu, si percepisce la cura, l’intenzione e la reverenza che hanno guidato il gesto del pittore.

Nel panorama dei pigmenti naturali, il Blu Oltremare rappresenta una vetta, tanto dal punto di vista tecnico quanto da quello simbolico. Non a caso continua a ispirare restauratori, studiosi e artisti contemporanei. La sua storia è un ponte tra scienza, arte e fede, e custodirla significa non solo conservare un colore, ma tramandare un intero patrimonio di saperi.

Sorgenti e approfondimenti: MomArte.com  – Quotidianoarte.comMuseo Officina Educazione (doc) – Philip Ball, Bright Earth: Art and the Invention of Color (University of Chicago Press, 2003) – Victoria Finlay, Color: A Natural History of the Palette (Random House, 2004) – Rutherford J. Gettens e George L. Stout, Painting Materials: A Short Encyclopaedia (Dover Publications, 1966) – Plinio il Vecchio, Naturalis Historia (Libri XXXIII e XXXV)

Foto: venezianico.comexibart.comarteopereartisti.it – collezionedatiffany.com