Terra di Vicenza – Un Pigmento al Servizio della Luce

Nel cuore della provincia veneta, tra le colline che circondano Vicenza, si estrae da secoli una terra dal colore straordinariamente chiaro. La Terra di Vicenza è un pigmento naturale appartenente alla famiglia delle terre, ottenuto da argille ricche di carbonati e silice, con una composizione mineralogica che dona alla polvere una tonalità avorio, talvolta tendente al grigio perla o al beige. Questo colore tenue e vellutato ha trovato impiego soprattutto nella pittura murale a calce, dove la sua delicatezza cromatica si rivela essenziale per ottenere effetti di luce, chiaroscuri e campiture armoniche.

Basilica Palladiana - Centro Storico di Vicenza

Basilica Palladiana – Centro Storico di Vicenza

Un Pigmento per l’Armonia Cromatica

A differenza di terre più scure o calde, come la Terra di Siena o il Rosso Veneto, la Terra di Vicenza si caratterizza per la sua capacità di fondersi con l’intonaco senza sopraffare le cromie circostanti. Era spesso utilizzata per:

  • Fondi chiari destinati a creare profondità visiva;
  • Schiariture su ombre e panneggi nei dipinti murali;
  • Riflessi di luce nelle architetture trompe-l’œil.

Nelle decorazioni a tempera grassa e nei cicli ad affresco, la sua compatibilità con la calce la rendeva un’opzione prediletta per equilibrare composizioni dominate da toni terrosi più intensi.

Dalla Cava alla Calce: Lavorazione della Terra di Vicenza

La Terra di Vicenza, pigmento naturale dalla tonalità chiara e tenue, è il risultato di un processo che affonda le radici in pratiche artigianali secolari. Dopo l’estrazione – che avviene in diverse zone collinari della provincia, come i Colli Berici e le aree circostanti Montecchio Maggiore – la terra viene lasciata essiccare al sole per diversi giorni, frantumata e infine setacciata fino a ottenere una polvere fine e omogenea.

Questa polvere viene poi impiegata nella pittura murale, spesso miscelata alla calce, per ottenere tinte morbide e luminose. La combinazione con la calce non solo garantisce una buona aderenza alla parete, ma esalta anche la naturale delicatezza del pigmento, rendendolo ideale per decorazioni di ambienti interni ed esterni in contesti rurali o storici. Proprio grazie alla sua tonalità neutra, la Terra di Vicenza veniva utilizzata per creare fondi chiari, cornici architettoniche o per illuminare porzioni più ombrose dell’intonaco decorato.

Vista dei Colli Berici - Luogo di Estrazione della Terra di Vicenza

Vista dei Colli Berici – Luogo di Estrazione della Terra di Vicenza

Legami con la Città e Testimonianze Storiche

La presenza della Terra di Vicenza nei cantieri decorativi della città è documentata in diversi restauri, tra cui quelli del Santuario di Monte Berico e della Chiesa di Santa Corona, dove analisi stratigrafiche hanno evidenziato l’uso di terre locali nei livelli originali. L’impiego di pigmenti del territorio rientrava in una logica economica e pratica: le terre venivano acquistate presso mercanti vicentini e lavorate da pittori che conoscevano le specificità della materia. Alcuni documenti conservati negli archivi parrocchiali fanno riferimento alla “terra de tono chiaro per uso di lumi” nelle spese per decorazioni a fresco nel XVIII secolo, rafforzando l’idea di un uso codificato e tecnico di questo materiale.

Chiesa di Santa Corona a Vicenza

Chiesa di Santa Corona a Vicenza – Uso Documentato della Terra di Vicenza nel 1732

Una Terra Chiara Che Parla Chiaramente di Vicenza

La Terra di Vicenza, con la sua tonalità delicata e la sua provenienza strettamente legata al territorio, è più di un semplice pigmento: è una testimonianza silenziosa del sapere artigiano, delle pratiche locali e della profonda connessione tra materia e luogo. Nella pittura murale, la sua funzione non era mai protagonista, ma essenziale. Come luce che avvolge senza invadere, questo pigmento sapeva accompagnare le superfici, esaltare i volumi e armonizzare le cromie con grazia.

Nel valorizzare pigmenti come questo, si riscopre una geografia del colore profondamente italiana, in cui ogni sfumatura porta con sé non solo una specificità tecnica, ma anche un’identità culturale. È nella scelta consapevole di questi materiali che si ritrova oggi la chiave per restauri autentici e rispettosi, capaci di rendere visibile la storia attraverso la materia stessa.

Sorgenti: C. Baracchini, I pigmenti naturali nella pittura murale italiana (Firenze, Edizioni S.P.E.S., 1996) – Archivio Parrocchiale di Santa Corona – Archivio della Biblioteca Civica Bertoliana

Foto:  Wikipedia  – VisitterredelguaMuseicivicivicenza