Nel cuore del Trentino, tra le Dolomiti del Brenta e le pendici prealpine che sovrastano il Lago di Garda, si nasconde un pigmento dal passato profondo: il Verde Brentonico. Questa terra verde, estratta nei pressi dell’omonimo comune, ha attraversato secoli di storia silenziosamente, colorando pareti di edifici rurali, cappelle alpine e decorazioni votive.
Il pigmento deriva da una composizione minerale ricca di ossidi di ferro e rame, miscelati in un’argilla dal tono verde-olivastro. La sua nuance, più terrosa rispetto ai verdi artificiali dell’epoca moderna, ha trovato un posto stabile nella pittura murale tradizionale per la sua resistenza alla calce e la sobria eleganza che richiama i colori naturali del paesaggio circostante.
Un Pigmento Della Tradizione Muraria Alpina
A differenza di pigmenti importati o sintetizzati in laboratorio, il Verde Brentonico è sempre stato legato a una filiera corta: raccolto, purificato e impiegato localmente. I decoratori del Trentino ne facevano uso soprattutto nei cicli murali a base di calce, realizzati con tecniche “a fresco” o “a secco” in ambienti interni.
Nei cantieri delle valli alpine, il Verde Brentonico veniva scelto per definire elementi decorativi come:
- Fondali paesaggistici e vegetali stilizzati
- Motivi ornamentali nelle zone inferiori delle pareti, per la sua capacità di legarsi visivamente ai pavimenti in pietra o cotto
In combinazione con altre terre naturali come la Terra Gialla di Bolzano o il Rosso di Verona, contribuiva a creare una tavolozza di colori caldi, coerente con i materiali da costruzione e le luci diffuse degli interni di montagna.
Tra Popoli Antichi E Geologia
Anche se l’uso del Verde Brentonico è strettamente legato all’epoca medievale e moderna, recenti studi geologici hanno identificato analogie tra questa terra e i pigmenti verdi impiegati dai Romani in ambito decorativo.
In particolare, un’analisi condotta su frammenti murali rinvenuti nell’area di Tridentum (attuale Trento romana) ha evidenziato l’uso di terre verdi compatibili per composizione con quelle oggi identificate come “di Brentonico”. Questo suggerisce una continuità d’uso di materiali locali nella pittura murale, legata non solo a motivi pratici, ma anche a una conoscenza empirica delle caratteristiche dei suoli.
Inoltre, nei trattati tardo-medievali di arte muraria rinvenuti negli archivi veneti, il Verde Brentonico viene menzionato tra le terre “fedeli alla calce”, ovvero capaci di mantenere stabilità cromatica nel tempo anche in ambienti umidi.
Confronto Con Il Verde Nicosia
Mettendo a confronto il Verde Brentonico con il Verde Nicosia, pigmento siciliano di cui abbiamo trattato in un precedente articolo, emergono differenze non solo geografiche, ma anche estetiche e simboliche.
- Il Verde Nicosia, più chiaro e leggermente giallastro, evoca paesaggi mediterranei e viene spesso associato a climi caldi e vegetazione bassa.
- Il Verde Brentonico, invece, ha tonalità più fredde e profonde, richiamando boschi alpini, licheni e rocce muschiose.
Entrambi rappresentano un’espressione di territorialità, ma mentre il pigmento siciliano dialoga con la luce del Sud, quello trentino si inserisce in ambienti ombrosi e chiusi, risultando ideale per gli interni di case in pietra e malghe.
Una Voce Minerale Che Sopravvive Al Tempo
Il Verde Brentonico è oggi poco conosciuto fuori dai circuiti del restauro o della produzione artistica specializzata, ma continua a essere usato da pittori murali, restauratori e decoratori che privilegiano materiali a basso impatto ambientale e alta compatibilità con la calce.
In tempi recenti, si è assistito a una riscoperta di questo pigmento nei corsi di formazione per artigiani del restauro e in cantieri di edilizia sostenibile, dove si cerca di valorizzare i materiali naturali locali. Alcuni laboratori trentini lo propongono in forma già macinata e lavata, destinata a finiture murarie ecocompatibili o a pittura a tempera.
La sua storia, intrecciata alla geologia e alle pratiche pittoriche montane, lo rende un pigmento non solo utile, ma profondamente identitario, capace di evocare il genius loci di una regione attraverso la materia stessa.
Sorgenti:
Archeotrentino.it – Muse.it – “Trentino. Atlante Dei Colori Della Terra”, Provincia Autonoma di Trento – Archivio di Stato di Venezia, Sez. Restauri Decorativi, ms. 1473/B – Giulia Lazzarini, Colori e Materiali Della Pittura Murale Alpina (Edizioni Dolomiti, 2011) – Paolo Cremonesi, Materiali e Tecniche per il Restauro della Pittura Murale (Il Prato, 2017)
Foto:
viaggiatorelento.com – visittrentino.info – parcomontebaldo.tn.it